Meloni, missione bollette: «Servono i rigassificatori e le sanzioni funzionano»

La leader di FdI: «Il Reddito di cittadinanza? Va abolito»

Meloni a Porta a Porta: «Sanzioni? Non mi risulta non funzionino». E conferma: «Abolire il reddito di cittadinanza»
Meloni a Porta a Porta: «Sanzioni? Non mi risulta non funzionino». E conferma: «Abolire il reddito di cittadinanza»
Martedì 6 Settembre 2022, 20:25 - Ultimo agg. 7 Settembre, 10:25
4 Minuti di Lettura

La prima missione a Palazzo Chigi? «Le bollette». Lo scostamento di bilancio? «Non serve». E le sanzioni Ue alla Russia? «Il migliore strumento che abbiamo». Giorgia Meloni è un fiume in piena. Dagli studi di Porta a Porta la leader di FdI sciorina la sua agenda di governo. E mette in chiaro quali saranno i suoi primi passi da premier, se il voto del 25 settembre dovesse regalare la vittoria al centrodestra. 

Casini e l'Italia in tempesta: «Troppi dilettanti in politica, l'unico argine sono i dem»

IL PROGRAMMA

A partire dalla crisi del gas, spiega nel salotto tv di Bruno Vespa: «Il tema energetico è quello che ci sta più a cuore», dice Meloni.

Che serve un nuovo assist a Mario Draghi, pronto a dare battaglia a Bruxelles per il tetto al prezzo del gas, «stiamo sostenendo la posizione del governo italiano in Ue». Ma la ricetta di FdI non si riduce a un gioco di sponda con il premier uscente. «Un’Europa che non controlla l’energia non funziona bene, siamo esposti alla Cina - riprende la leader - bisogna diversificare le fonti, bisogna fare i rigassificatori».

Anche a Piombino, dove il sindaco in quota FdI Francesco Ferrari nutre più di un dubbio, e infatti Meloni specifica che «serviranno compensazioni». Insomma, fermare l’impennata dei prezzi energetici è la priorità assoluta, assicura la leader in pectore del centrodestra. E però - precisa segnando una prima distanza dall’alleato Matteo Salvini, segretario della Lega - per riuscire nella missione «non serve uno scostamento di bilancio». Meloni fa i conti: un tetto al prezzo del gas, anche a livello nazionale, «da qui a marzo costerebbe 3-4 miliardi di euro».

E dunque sforare le linee rosse europee sul deficit - con il rischio concreto di incappare in una procedura di infrazione della Commissione Ue - non è all’ordine del giorno, taglia corto. In origine l’intervista sulla Rai doveva essere un confronto tra leader chiesto dagli altri partiti e benedetto da una delibera dell’Agcom. Ma da FdI, di sponda con il Pd di Enrico Letta, hanno preferito non allargare la platea. È il segretario dem il vero avversario, sembra ribadire Meloni quando cannoneggia sull’ex premier: «Senza di me il Pd non avrebbe un programma». Ma l’ex ministra della Gioventù torna anche sui pomi della discordia all’interno del centrodestra. E le presunte divergenze con Salvini immortalate nelle smorfie e negli sbuffi durante il dibattito tra leader al Forum di Cernobbio. 

 

IL CENTRODESTRA

Polemiche «surreali» e litigi «montati ad arte», ribatte oggi lei. Non senza marcare il territorio con il leader leghista. Un esempio? Le sanzioni contro Mosca, che Salvini chiede di rivedere perché inutili e controproducenti: «Non mi torna che non stiano funzionando, qualcosa invece stanno facendo. Mosca ci metterà 10 anni a recuperare il Pil prima della guerra». Anche se, aggiunge Meloni qui serrando i ranghi con il capo del Carroccio, l’Ue deve pensare a «un fondo di compensazione» per i Paesi più colpiti, «noi lo proponiamo dall’inizio del conflitto». Avanti tutta, dunque. Anche sui punti del programma presi di mira dagli avversari. Come il blocco navale nel Mediterraneo, «una missione europea per trattare con la Libia e bloccare le partenze con quelle autorità, aprire lì gli hotspot», dice Meloni. O ancora il presidenzialismo, «la madre di tutte le riforme», che si può scrivere insieme con una bicamerale ma senza farsi «impantanare dai giochetti della sinistra».

Mentre per il reddito di cittadinanza, bandiera del M5S sventolata oggi da un fronte bipartisan, non ci sarà spazio nell’agenda Meloni: «Io sono per l’abolizione», taglia corto. E a chi la racconta pronta a fare un passo di lato per la premiership, ecco arrivare una risposta inequivocabile: se il voto mi consegnerà la vittoria, «se gli italiani diranno che siamo i primi nella coalizione, proporrò al presidente della Repubblica di poter guidare il governo», avvisa Meloni, pronta a suonare l’ultima carica della campagna il prossimo 22 settembre, in una piazza del Popolo che sarà arringata da tutti i leader del centrodestra. «Non sono una a cui piace stare in prima fila. Ma non mi sono mai tirata indietro». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA