Giorgetti: «Mai detto di ratificare il Mes. E niente Manovra bis»

Il ministro alla Camera: «Il vero problema è il debito. Un compromesso per il Patto di stabilità. Valuteremo gli effetti»

Giorgetti
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Mercoledì 27 Dicembre 2023, 15:59 - Ultimo agg. 28 Dicembre, 10:21
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Il nuovo Patto di Stabilità a trazione franco-tedesca non è «una festa» ma «un compromesso» che all’Italia serve, «altrimenti tornavamo alle regole di prima». E il Mes avrebbe sì «fatto comodo», ma aveva i giorni contati: tutti a Bruxelles sapevano che a Roma «non l’avrebbero ratificato». Giancarlo Giorgetti indossa l’elmetto in Commissione Bilancio alla Camera. E risponde al fuoco di fila delle opposizioni, il ministro dell’Economia, uscendo spesso e volentieri dall’ordine del giorno della seduta che ha strappato i deputati alle ferie natalizie. Cioè la manovra finanziaria a un passo dall’approvazione a Montecitorio, «e non ce ne saranno altre», avvisa il titolare del Mef. 

LA DIFESA

Entrato in un’affollatissima Sala del Mappamondo il ministro leghista affronta da subito i nodi al centro dello scontro politico. Come la ratifica del Meccanismo di stabilità bocciata prima di Natale dallo strano asse Lega-Fratelli d’Italia-Cinque Stelle.

Non è il Mes il vero problema del nostro Paese, mette in chiaro Giorgetti, ma «il debito che deve essere tenuto sotto controllo altrimenti il Paese non ce la fa». E alle opposizioni che lo incalzano sui dubbi espressi dopo il voto che ha affossato il trattato, «al ministro dell’Economia sarebbe convenuto approvarlo», replica negando ancora una volta una spaccatura nella maggioranza. «Non ho mai detto in nessuna sede che l’Italia avrebbe ratificato il Mes», spiega. «Il Parlamento ha votato, e l’ha fatto come avevo anticipato io in sede europea, avevo detto che con una larga maggioranza l’esito sarebbe stato il no».

 

Insomma, nessuna crisi di coscienza nel centrodestra, sembra dire il ministro che incassa una nuova blindatura del Carroccio, «ci auguriamo che il suo messaggio sia recepito», applaudono in una nota i colleghi di partito. Mentre dalle opposizioni sale il coro che chiede le dimissioni del numero uno di Via Venti settembre. Su twitter l’affondo del leader di Azione Carlo Calenda: «Il Mes era positivo per l’Italia e per averlo visto bocciare in aula senza colpo ferire, su iniziativa del suo partito, dovrebbe dimettersi». Giorgetti alle dimissioni non pensa affatto e incassata la solidarietà di tutta la maggioranza rilancia difendendo la linea Meloni sui conti in Europa. A partire da quella “logica di pacchetto” con cui la premier aveva fatto presagire un voto favorevole al Mes qualora sul nuovo Patto di Stabilità l’Italia avesse ottenuto un risultato soddisfacente. Le cose sono andate diversamente, anche se il niet del governo al Mes non è stato «un fallo di reazione» ma la «presa d’atto» dei mancati progressi in Europa sul mercato dei capitali e l’unione bancaria, spiega alla Camera il ministro. Che guarda di nuovo al bicchiere mezzo pieno del Patto, come la flessibilità sui conti per i Paesi che rispettano la tabella di marcia del Pnrr, «un grande successo per l’Italia». 

I VINCOLI EUROPEI

Certo, i nuovi vincoli su deficit e debito restano «un compromesso», ammette il titolare dei conti, «se verso il basso o verso l’alto lo valuteremo tra qualche tempo, abbiamo creato un sistema di regole complesso, ahimé mobile, che rischia di diventare addirittura prociclico». Tuttavia il Patto 2.0 non è il «ritorno all’austerity» descritto dagli scettici e comunque tornare alle vecchie regole «sarebbe stato peggio», dice Giorgetti. Semmai, la sfida che ora si apre per l’Ue è quella della «disciplina» e di un ritorno alla normalità dopo anni di sospensione delle regole sui conti dovuta alla pandemia e alla guerra. «Tutta la discussione sul Patto è viziata dall’allucinazione psichedelica che abbiamo vissuto in questi quattro anni, in cui abbiamo pensato che gli scostamenti si potessero fare, che il debito e il deficit si potessero fare». 

Un’assunzione collettiva di “Lsd”, accusa Giorgetti che coglie l’occasione per tirare una nuova stoccata al Superbonus grillino, che pure Forza Italia chiede di prorogare di qualche mese. Il ministro sembra freddare le aspettative degli alleati in vista del Consiglio dei ministri di oggi. E mette le mani avanti sull’ipotesi di una «manovra bis» nei primi mesi del 2024 per venire incontro alle tante richieste dei partiti rimaste appese. E destinate a rimanere così: «Non sono previste manovre aggiuntive». 

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