Medici in corsia fino a 72 anni, no dei i sindacati: «Proposta già bocciata»

L'opzione esclusa dalla Finanziaria potrebbe rientrare nel Milleproroghe

Medici, ipotesi rinvio della pensione a 72 anni
Medici, ipotesi rinvio della pensione a 72 anni
di Lorenzo Calò
Domenica 22 Gennaio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 23 Gennaio, 07:21
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Cacciato dalla porta principale della Finanziaria rischia di rientrare dalla finestra del Milleproroghe. La maggioranza ci riprova e insiste sull’opzione che estende a 72 anni l’età massima per i medici in corsia ottenendo in cambio lo stesso coro di no che dalle associazioni di categoria si era già levato lo scorso dicembre in sede di definizione della legge di bilancio. Gli emendamenti (sono due, a firma Zaffini, Zullo, Mennuni, De Priamo, Liris, Lisei) prevedono la possibilità, fino al 31 dicembre 2026, di trattenere in servizio il personale medico del Ssn e i docenti universitari in medicina e chirurgia fino al settantaduesimo anno di età. La misura è accompagnata poi dalla proposta di estendere la proroga dei contratti al personale del Ssn assunto durante l’emergenza Covid per tutto il 2023. La ratio del provvedimento - nelle intenzioni della maggioranza - sta nella necessità di far fronte alle esigenze del Servizio sanitario nazionale, di conferire continuità alle liste d’attesa e di garantire i livelli essenziali di assistenza, misura che si completa con l’altro emendamento (a firma di Fdi) con il quale si estende a tutto il 2023 la proroga dei contratti del personale delle professioni sanitarie, «inclusi gli specializzandi iscritti all’ultimo e al penultimo anno di corso delle scuole di specializzazione, reclutati durante l’emergenza Covid».

L’iniziativa non piace alle rappresentanze sindacali dei camici bianchi che già un mese fa, in sede di definizione della Finanziaria, avevano espresso forti riserve. «No a medici in corsia fino a 72 anni, misura utile solo a favorire determinate lobby - attacca il segretario nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio - Invitiamo i cittadini a rendersi conto che non possono essere curati da medici che hanno già dato al sistema e che hanno quindi il diritto di poter andare in pensione. Il fatto che queste proposte vengano nuovamente presentate - aggiunge Di Silverio - ci lascia amareggiati più che stupiti. Ci chiediamo in che misura tali emendamenti possano rispondere all’emergenza sulla carenza di personale, specie nei presidi di emergenza-urgenza, che ci auguriamo non vengano popolati da personale che già dovrebbe essere in pensione. Questo lavoro, piuttosto, dovrebbe essere reso appetibile e popolato da giovani medici». 

Ma il punto è proprio questo: la carenza di medici, in particolare nei pronto soccorso. Né può essere considerato una soluzione definitiva il ricorso ai cosiddetti «contrattisti», vale a dire medici che prestano a ore servizio nelle strutture pubbliche ma non assunti direttamente dagli enti facenti capo al Ssn. Su questo tema ieri lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci ha fatto chiarezza: «Nell’ultimo periodo, ma già prima, è emerso il fenomeno dei cosiddetti medici a gettone. Questo è un fenomeno che ho contrastato fin dall’inizio, da quando sono diventato ministro - ha detto - Ho mandato i Nas a effettuare controlli specifici sulle cooperative che forniscono i servizi sanitari e sono state trovate tutta una serie di irregolarità. Credo sia un fenomeno da combattere subito per far sì che ci sia più spazio per nuove assunzioni e sempre un minor ricorso a queste forme di lavoro negli ospedali». Una preoccupazione condivisa anche dallo Smi: «Non sono queste le soluzioni per risollevare le sorti della medicina di prossimità», accusa Pina Onotri, segretario generale del Sindacato Medici Italiani.

Quanto alla proroga dell’età pensionabile per i medici, secondo lo Smi, «la medicina generale e quella di prossimità dovrebbero rappresentare la prima linea di cura per i cittadini. Non servono misure tampone che penalizzano ancor di più i medici, in fuga, ormai, dal Ssn per i carichi di lavoro insopportabili e per le retribuzioni in caduta libera. Occorrono scelte strutturali per far forte alla grave carenza di medici in tutto il Paese». 

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Resta controverso il nodo risorse, in particolare quelle garantite dal Pnrr (misura 6, valore 15,63 miliardi) che rischia di essere troppo sbilanciato sugli investimenti in infrastrutture ed edilizia e troppo poco focalizzato sulle esigenze del personale e sulla valorizzazione del capitale umano e professionale. Ma neppure sui numeri c’è un orizzonte preciso. La stima che viene effettuata da molteplici istituzioni sulle uscite dei medici dal Ssn per raggiunti limiti di quiescenza nei prossimi anni è molto variabile: la Fiaso indica in 35mila i pensionamenti nel periodo 2020/2024; il Centro Studi Sumai individua il numero in 28.125 nel periodo 2021/2025; l’Agenas calcola nel periodo 2022/2027 e con una età media di 65 anni, 29mila unità in uscita. Con tanti saluti alle esigenze dei pazienti. 

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