Pd, pace tra le correnti: «Noi decisivi alle Europee». E Schlein attacca Meloni

Gentiloni apre il Forum dei Dem: «Siamo la sinistra di governo, pronti a guidare l’Ue»

Pd, pace tra le correnti: «Noi decisivi alle Europee». E Schlein attacca Meloni
Pd, pace tra le correnti: «Noi decisivi alle Europee». E Schlein attacca Meloni
di Andrea Bulleri
Venerdì 15 Dicembre 2023, 22:24 - Ultimo agg. 16 Dicembre, 13:56
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Siedono accanto, in prima fila. E il colpo d’occhio dà il senso dell’evento: Elly Schlein e Paolo Gentiloni, la leader del Pd e il (possibile) federatore del centrosinistra. La segretaria che vinse le primarie col voto dei non iscritti e l’uomo a cui la minoranza dem non fa mistero di guardare per il “dopo”, se l’esito delle Europee di giugno non dovessero arridere al Nazareno. Ma nel teatro 7 dei Tiburtina Studios, dove si celebra la due giorni su “L’Europa che vogliamo” («e non chiamatela la contro-Atreju!», rintuzzano dal Nazareno), per le polemiche non c’è spazio. Anzi: il clima, tra le varie anime del partito pare sereno come non si vedeva da tempo. E c’è chi è pronto a giurare che il motivo sia proprio la corsa alle Europee.

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Pd, la pace tra le correnti

Le prime file del teatro, non a caso, somigliano ai blocchi di partenza di una gara di velocità. Destinazione Bruxelles. C’è Brando Benifei, capodelegazione dem al Parlamento Ue, in corsa per un nuovo mandato (ma dovrà vedersela con Emanuele Fiano e forse con Andrea Orlando).

C’è la vicepresidente dell’Eurocamera Pina Picierno, anche lei di nuovo in campo. E poi Marta Bonafoni, papabile capolista per la circoscrizione dell’Italia centrale, e Sandro Ruotolo, che aspirerebbe a un seggio a Bruxelles. Ma arrivano anche Alessandra Moretti e Irene Tinagli, eletteuscenti schierate con Bonaccini. Proprio come Picierno. E non pare un caso se la vicepresidente del Parlamento europeo chiede dal palco di «favorire la partecipazione e l’elezione di un numero ancora maggiore di donne» a Bruxelles.


Perché l’elefante nella stanza, con cui tutti i presenti e aspiranti candidati devono fare i conti, è l’ipotesi che Schlein corra da capolista in tutte e cinque le circoscrizioni. Mossa che avrebbe il pregio, per i supporter della segretaria, di polarizzare lo scontro con Giorgia Meloni. E di blindare la leader al Nazareno anche in caso di risultato sotto le attese, se a scrivere il suo nome sulla scheda fossero almeno un milione di elettori. Ipotesi contro cui le donne dem della minoranza hanno già fatto trapelare tutta la loro contrarietà, perché – lamentano – con la regola della doppia alternanza di genere si finirebbe per paradosso di far eleggere più uomini. 
Ma le tensioni, come detto, restano sotto il tappeto. «Almeno finché non si chiude la partita delle candidature», prevede più di uno stratega dem. E così tutti, soldati e colonnelli del Pd (da Lorenzo Guerini a Marianna Madia, da Valeria Valente a Chiara Braga, e pure l’ex sardina Jasmine Corallo) sorridono e si abbracciano, ascoltando gli interventi che si alternano sul palco. Europa, lavoro, transizione green, diritti. 


Apre Peppe Provenzano, seguono – tra gli altri – l’ex giornalista Rai Lucia Annunziata (c’è chi sospetta in corsa per un seggio a Bruxelles, ma lei smentisce) e la capogruppo dei socialisti europei Iratxe GarciaPerez. E poi, applauditissima e cercata da tutti, vecchie glorie e nuove leve, torna lei, Rosy Bindi, l’ex presidente del Pd che se ne andò dal partito in rotta con Renzi. Bindi, torna in campo?, le chiedono i cronisti. «Veramente ora me ne torno a Siena...», risponde lei. Assicurando che non riprenderà la tessera del Pd: «Non è all’ordine del giorno, non ho la tessera di ogni posto in cui vado a parlare». Ma la star della mattinata, l’intervento più atteso, è quello di Paolo Gentiloni. Che Schlein va ad accogliere personalmente all’arrivo e abbraccia.


CARTE IN REGOLA
L’ex premier parla «da commissario europeo», ci tiene a sottolineare, e «non da membro del Pd». E dunque glissa sui temi all’ordine del giorno nel Palazzo e sul suo possibile ruolo da federatore. Sul palco, però, chiarisce che il Pd con il gruppo dei socialisti «ha le carte in regola» per essere decisivo nella prossima legislatura europea: «Guai a vedere il nostro contributo come una pennellata di rosso a un edificio guidato da qualcun altro. Noi guidiamo questo edificio, lo abbiamo sempre fatto», come una «sinistra europea di governo aperta ad altre forze di governo, che prende la guida del percorso di costruzione dell’Ue». Poi un passaggio sul primo ok all’ingresso dell’Ucraina in Europa, una «giornata storica» e «una sconfitta per Putin». Schlein lo ascolta e annuisce. Poi, in serata, affonda su Meloni: «Il governo è fragile perché non dà risposte sui fondamentali, in Europa e si sta muovendo male. Anziché occuparsi delle loro feste, spieghino perché non hanno votato il salario minimo». Oggi il gran finale con la conclusione della segretaria, dopo gli interventi di Enrico Letta e un “discorso sull’Europa” di Romano Prodi. Per le candidature (e le polemiche), invece, c’è ancora tempo. 
 

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