Recovery plan, il piano Italia promette la svolta al Sud: «Ridurre il divario col Nord»

Recovery plan, il piano Italia promette la svolta al Sud: «Ridurre il divario col Nord»
di Nando Santonastaso
Giovedì 10 Settembre 2020, 07:30 - Ultimo agg. 11 Settembre, 07:31
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«Ridurre i divari territoriali di Pil, reddito e benessere» recita uno degli obiettivi economico-sociali di lungo termine che il governo ha inserito nelle linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza attraverso il quale chiederà all'Europa le risorse del Recovery Fund. Ed e soprattutto al gap per antonomasia, quello fra Nord e Sud, che si può far risalire il filo conduttore del documento (29 slides) vistato ieri dal Consiglio dei ministri.

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 Non c'è, per la verità, un esplicito riferimento all'urgenza di far ripartire il Paese attraverso il Sud utilizzando i soldi straordinari di Bruxelles ma gran parte delle azioni e degli obiettivi, appunto, ad esso sembrano inevitabilmente ricondurre. Come quando, ad esempio, si parla di far crescere il tasso di occupazione nazionale al livello della media europea, il 73% cioè, tetto già raggiunto da quasi tutto il Nord e invece lontanissimo ancora al Sud (di qui l'attuale media Italia di poco superiore al 64%). O come quando si punta a raddoppiare il tasso di crescita dell'economia italiana in linea con la media Ue (1,6%) dando per scontato che il Sud continua a marcire su tassi negativi, resi ancora più pesanti dalla conseguenze della pandemia. Ma quando si parla, sempre al capitolo obiettivi, di «abbattere l'incidenza dell'abbandono scolastico e dell'inattività dei giovani», il riferimento a fenomeni tipici del Mezzogiorno, area record sia per dispersione scolastica che per numero di neet, appare scontato.

Non ci sono indicazioni sul riparto delle risorse e tantomeno sui progetti (già più di 600 quelli presentati dai vari ministeri) che dovranno essere esaminati comunque a tappe forzate tra ottobre e gennaio. Ma al capitolo infrastrutture, specialmente in termini di rilancio dell'alta velocità ferroviaria (con priorità, però, al completamento della Torino - Lione), e soprattutto la conferma della piena attuazione del Piano straordinario per il Sud 2030 lasciano intendere che, senza la ripartenza del Mezzogiorno, l'Italia non andrà da nessuna parte.



Sei i cluster di intervento: digitalizzazione e innovazione; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione e formazione; equità, inclusione sociale e territoriale; salute.

Elaborato sulla scia del Piano nazionale delle riforme, approvato a giugno, il documento sulle linee guida disegna un Paese interamente digitalizzato (nel 2019 il 76% della popolazione fra 18 e 74 anni ha usato internet negli ultimi tre mesi a fronte dell'87% dell'Unione europea, mentre solo il 22% dimostra competenze digitali avanzate), più verde, più equo e solidale, più forte sul piano delle competenze dei giovani in particolare, dove, peraltro, il terreno da recuperare è immenso: solo il 27,6% di laureati, il gradino più basso in Europa.

Inoltre, si ribadisce espressamente per Taranto la prospettiva della decarbonizzazione con evidente riferimento al futuro dell'ex Ilva, e l'attuazione del Piano per la famiglia già in parte approvato, la promozione del lavoro femminile, l'introduzione del salario minimo, tutti temi come si vede che facevano già parte del programma dell'attuale governo ma il cui richiamo mira a rafforzare nell'Ue la convinzione che Palazzo Chigi le riforme è intenzionato a farle sul serio.
 


Tra esse fisco, giustizia e lavoro vengono indicate come priorità assolute. Per il lavoro, in particolare, si punta anche alla revisione degli ammortizzatori sociali e ad incentivare la produttività con il potenziamento degli incentivi fiscali al welfare contrattuale, nonché a rendere strutturale la riforma del cuneo fiscale, indicando aprile 2021 come data per la presentazione dell'annunciata legge delega. Tra gli asset strategici, come detto, figurano anche equità e inclusione sociale e territoriale (l'analisi del governo è che dopo la crisi globale la diseguaglianza in Italia è aumentata, bisogna contrastarla anche riqualificando centri urbani e periferie), e la salute. E dunque più posti in terapia intensiva, resi necessari dall'epidemia ma anche più informatica nella sanità a partire dall'introduzione del fascicolo sanitario elettronico. Uno specifico investimento, dicono le Linee guida, sarà fatto anche sulle cure e l'assistenza a domicilio per superare «le attuali carenze del sistema delle Rsa».

Un quadro, come si vede, in gran parte già noto che però ha più che mai bisogno di essere dettagliato.
Ed è qui che il governo e la maggioranza sanno di giocarsi la partita più difficile considerando che tra pochi giorni ci sarà il test per le regionali e che da esso può dipendere la durata stessa dell'attuale compagine anche se a parole nessuno pensa che il Conte bis potrà durare ancora poco. 

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