Reddito di cittadinanza, la stretta dell'Inps contro i furbetti della Campania

Reddito di cittadinanza, la stretta dell'Inps contro i furbetti della Campania
di Valerio Iuliano
Lunedì 28 Ottobre 2019, 12:00
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Una misura di sostegno alla povertà che, in alcuni casi, si trasforma in un sussidio anche per i finti poveri o per veri e propri delinquenti. Il reddito di cittadinanza fa gola a tanti. E i casi di cronaca dei giorni scorsi confermano la necessità di intensificare i controlli sui tanti beneficiari della misura. Un tavolo permanente tra Inps, Ispettorato del Lavoro e Guardia di Finanza punta a sanzionare e a togliere il sussidio a coloro che ne beneficiano, pur non avendone diritto.

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Tra i documenti utili per la determinazione del calcolo Isee, che è il requisito essenziale per verificare se vi siano i presupposti per ottenere il beneficio, gli evasori e gli imbroglioni indicano quasi sempre un reddito pari a zero. E così dal calcolo viene fuori un valore numerico che consente anche a chi non ne ha bisogno di usufruire della misura di sostegno, mentre a tanti indigenti capita talvolta di essere esclusi solo per un buono postale o per una piccola quota di proprietà. I controlli a campione sui richiedenti hanno già dato buoni risultati con oltre 414mila domande respinte. Tuttavia, è necessario fare un distinguo per comprendere la portata del fenomeno e le possibilità di porvi rimedio. Da un lato, ci sono le domande presentate da cittadini, la cui situazione reddituale e patrimoniale è già nota - in tutto o in parte - al fisco. Dall'altro, ci sono invece le richieste fatte da tanti altri soggetti che risultano ufficialmente nullatenenti e le cui attività illecite generano proventi sconosciuti ai database dell'Agenzia delle Entrate. Su questi soggetti è molto più difficile operare e solo dalle investigazioni della Guardia di Finanza sulle loro attività illecite è possibile risalire poi a eventuali fruitori abusivi del reddito di cittadinanza. Tornando al primo caso, i controlli sui nuclei familiari che percepiscono il reddito di cittadinanza sono stati attivati fin dalle prime settimane dall'avvio della misura. Si tratta di un meccanismo piuttosto complicato, che chiama in causa, in una prima fase, l'Inps e l'Agenzia delle Entrate. E, in una fase successiva all'erogazione del beneficio, l'Ispettorato del Lavoro e la Guardia di Finanza.
 

Spettano all'Inps le verifiche preventive sulla sussistenza dei requisiti necessari per poter presentare domanda di accesso al Rdc. Dopo aver ottenuto dai Caf l'Isee del richiedente, l'Inps può chiedere il ricalcolo, qualora ravvisi degli elementi mancanti, da un buono postale ad un reddito non dichiarato. E, nell'eventualità in cui anche dalla richiesta successiva emergano incongruenze, è possibile coinvolgere la Guardia di Finanza. Un compito analogo tocca all'Agenzia delle Entrate che, attraverso la consultazione dei suoi database, ha la possibilità di scoprire delle incongruenze nei dati presentati. Per questa prima fase dei controlli preventivi, i dati sono eloquenti. Le domande respinte o cancellate sono 414mila785 su un totale di 1milione 396mila 943, con una percentuale del 29,6%. «Anche i casi scoperti negli ultimi giorni sono la dimostrazione che i controlli funzionano», sottolinea il sottosegretario al Lavoro Francesca Puglisi. «La dimostrazione arriva anche dai controlli incrociati di Inps ed Entrate, dai quali sono emersi casi di percettori che non ne hanno diritto. Puntiamo a contrastare le diseguaglianze e la povertà e vogliamo coinvolgere anche tanti indigenti, che non hanno nemmeno presentato l'istanza. Il reddito di cittadinanza deve essere migliorato, invece, nella fase di avviamento al lavoro, perché alcuni beneficiari hanno competenze molto basse ed è necessario - conclude il sottosegretario Puglisi- puntare sulla formazione».

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I controlli riguardano naturalmente anche coloro che già godono del sussidio. Un elenco di circa 600mila i beneficiari è stato fornito nei mesi scorsi dall'Inps alla Guardia di Finanza, alla quale spetta il compito di esaminare i profili di rischio. Toccano invece all'Ispettorato nazionale del lavoro le attività di controllo successive alla concessione del Rdc, in particolare per l'accertamento di prestazioni di lavoro in nero da parte dei soggetti appartenenti ad un nucleo familiare beneficiario del sussidio. L'Ispettorato si sofferma anche sull'omessa comunicazione delle variazioni di reddito e patrimonio, pur se provenienti da attività irregolari. Per questa fattispecie, che si verifica dopo la concessione del beneficio, la legge prevede la reclusione da uno a tre anni. «Affinché si configuri questo reato - spiegano dall'Ispettorato - non rileva lo svolgimento in sé di un'attività lavorativa che risulta compatibile, in termini generali, con la fruizione del Rdc quanto, piuttosto, l'omessa comunicazione del reddito percepito che avrebbe potuto comportare, ove correttamente comunicato, la riduzione o addirittura il venir meno del beneficio». Per determinati reati, in caso di condanna in via definitiva, la legge prevede, in aggiunta alle sanzioni di tipo detentivo, che l'Inps disponga l'immediata revoca del beneficio con efficacia retroattiva e la restituzione di quanto indebitamente percepito.
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