«Ognuno prova a progettare un centro dove vuole comandare lui. È come una maledizione: per questo non se ne fa mai nulla», dice, sospirando, il parlamentare Gianfranco Rotondi, una carriera iniziata nella Dc e una vita spesa a rifondarla. Uno, insomma, che di centrismo, se ne intende. E proprio per questo, per la prima volta, getta acqua sul fuoco sui progetti centristi che si vanno annunciando. Dal patto Micciché-Renzi per l'Ars siciliana, passando per i progetti di Carlo Calenda sino a quello lanciato, appena due sere fa, da Clemente Mastella fresco fresco di elezione a sindaco di Benevento. «Sono l'unico sindaco di centro eletto a questa tornata di amministrative», ha tuonato l'ex Guardasigilli chiamando a raccolta Renzi e Calenda per un nuovo movimento. Senza contare, rimanendo sempre in Campania, il progetto «popolare e liberale» (parole sue) che in questi giorni sta mettendo su l'ex ministro Paolo Cirino Pomicino con alcuni reduci di Forza Italia dopo aver schierato una lista per l'elezione a sindaco di Gaetano Manfredi. Ed eleggendo pure due consiglieri comunali.
IL NODO
In queste ore a cavallo del secondo turno, però, i progetti centristi sembrano ribollire in pentola. E se pensate che sia solo Clemente Mastella vi sbagliate di grosso. Anche se la sua chiamata alle armi a Renzi e Calenda, per ora, non ha sortito l'effetto sperato.
IL PATTO
Proprio nell'isola i renziani da settimane sono all'opera. Un «laboratorio Sicilia» messo nero su bianco, l'altra sera, a Firenze nel locale preferito dell'ex segretario del Pd: l'Enoteca Pinchiorri. E lì al desco sedevano proprio l'ex sindaco e l'ex ministro berlusconiano per il Sud decisi a costruire, assieme, un progetto per l'assemblea siciliana federando i due gruppi. Tutto in vista delle prossime amministrative dove si rinnovano le poltrone del comune di Palermo, in primavera, e, in autunno, della Regione. E qui si registrano i movimenti più corposi con un'asse già saldata tra renziani e post democristiani.
Nell'Isola, Italia Viva infatti ha già un asse con la Dc, il partito che Totò Cuffaro ha riportato dentro alcuni municipi siciliani alle recenti comunali, eleggendo consiglieri e ottenendo risultati lusinghieri là dove ha presentato le liste con lo scudocrociato nel simbolo. «La Democrazia Cristiana oggi è tornata nelle istituzioni siciliane e ritorna nei comuni di Favara, Caltagirone e Giarre», ha esultato l'ex governatore che ha raggiunto percentuali superiori alle aspettative. In qualche caso anche superando Forza Italia.
Uno schieramento moderato di cui fanno parte anche +Europa e il Cantiere popolare dell'ex ministro Saverio Romano. Ma nei piani di Renzi ci sarebbe anche il coinvolgimento di Azione di Carlo Calenda che, se a livello nazionale non avrebbe remore, in Sicilia invece potrebbe avere più difficoltà a stringere una intesa per la presenza, seppur dietro le quinte, di Cuffaro. E un primo banco di prova potrebbe arrivare dall'Assemblea siciliana, dove tra i deputati di Forza Italia e Iv il dialogo è in corso da tempo e a breve la collaborazione potrebbe essere strutturata in modo differente, magari attraverso un intergruppo. Un modo per evitare che si saldi nell'isola l'asse Pd-M5s proprio per le poltrone di governatore e sindaco di Palermo. Vedremo. Intanto questo fine settimana l'ex ministro Rotondi organizza una convention a Saint Vincent per discutere di una Dc in salsa ambientalista: ci saranno, tra gli altri, Raffaele Fitto, Rocco Buttiglione, Ettore Rosato, Lorenzo Cesa e Silvio Berlusconi.