Salario minimo, Calenda chiama Meloni: «Ci incontri»

Il leader di Azione a Napoli: «Ma del campo largo non mi interessa niente»

Il leader di Azione, Carlo Calenda, durante la convention del partito a Napoli
Il leader di Azione, Carlo Calenda, durante la convention del partito a Napoli
di Dario De Martino
Domenica 2 Luglio 2023, 11:00 - Ultimo agg. 14:55
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«Abbiamo presentato una proposta di legge e ho chiesto a Giorgia Meloni di riceverci. Mi auguro che il salario minimo possa diventare una proposta condivisa. C'è in tutti i Paesi e deve averlo anche l'Italia». Carlo Calenda esprime con chiarezza la posizione di Azione. È uno dei temi affrontanti di cui si è parlato con maggior insistenza ieri nella convention di Azione a Napoli. Nel sala di Città della Scienza riempita da oltre duecento persone, Calenda arringa: «In Italia ci sono tre milioni e mezzo di persone che guadagnano meno di 9 euro l'ora, quindi circa 500 euro al mese lavorando otto ore al giorno. Non è accettabile». Poi, però, dice pure chiaramente che non si tratta di un'apertura ad un'alleanza con il resto delle opposizioni: «Sono disponibile a trovare convergenze nonostante le differenze. Ma del campo largo non mi interessa niente».

Un tema, quello dei salari bassi, che d'altronde è particolarmente sentito al Sud. Lo fa notare Mara Carfagna: «Il lavoro povero e sottopagato riguarda in particolare donne e giovani e in particolare del Sud. Parlarne proprio qui a Napoli ha un nesso col territorio. È una proposta di buon senso e crediamo che il Governo possa prestarci ascolto». Matteo Richetti sottolinea invece: «Uniamo le opposizioni su una nostra proposta per dare forza a una situazione salariale che è aggredita dall'inflazione». 

L'occasione di ieri, però, è stata utile anche per riceve la pagella di Carlo Calenda sull'operato di Vincenzo De Luca. Bocciatura sulla sanità e un giudizio complessivo sospeso. Rispetto al terzo mandato, il leader di Azione getta il pallone in avanti: «Il terzo mandato non cambia la vita di nessuno. Come arrivare alla fine di questo mandato ci interessa. Conosco De Luca da tanti anni. Alcune cose sono state fatte bene, per esempio quando io ero ministro dello Sviluppo economico ha lavorato molto bene sui contratti di programma. Su altre cose, mi pare che la Campania abbia ancora delle voragini aperte, a partire dalla sanità in cui la situazione è drammatica». Un giudizio molto più severo, invece, lo dà Mara Carfagna. «Chiedete ai cittadini campani cosa pensano della sanità e dei trasporti, che sono due tra le principali competenze regionali. C'è chi ha parlato di rivoluzione dell'efficienza, oggettivamente non si è vista», dice in maniera dura. «Credo che questa gestione meriti un giudizio severo che debba invocare discontinuità piuttosto che continuità», aggiunge rispetto al terzo mandato. Il punto, però, è che il rappresentante di Azione in consiglio regionale, Giuseppe Sommese, è in maggioranza con il governatore. E non solo. È pure presidente della prima commissione da cui dovrebbe passare il testo di modifica dello statuto con il quale De Luca potrebbe giocarsi in aula la carta del terzo mandato. «Sommese è stato eletto prima di passare in Azione e noi non chiediamo ai nostri consiglieri di tradire il mandato che gli elettori hanno loro conferito», getta acqua sul fuoco Carfagna, sostenendo che della questione si «discuterà nelle sedi di partito». Lo stesso Sommese non fa polemiche: «Decideremo al termine della legislatura guardando nel merito cosa è stato fatto». La fotografia della sala, però, è quella di un partito dalle due anime. Da un lato l'area salernitana, guidata da Mara Carfagna e dal segretario salernitano Luigi Casciello, assai critica col governatore. Dall'altra quella di Sommese, che resta vicina al presidente della Regione. Ieri in sala c'erano, tra l'altro, anche due consiglieri regionali del gruppo De Luca presidente: Giovanni Zannini e Luca Cascone

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Intanto, anche stavolta, il nome di Mara Carfagna viene tirato in ballo per una possibile candidatura alla guida della Regione. «Ritorniamo con questa tarantella come tutti gli anni», risponde lei scherzando.

Poi più seriamente aggiunge: «Ne parleremo a tempo debito, non abbiamo nemmeno aperto il dossier». E a chi le chiede se abbia «paura di bruciare il nome», risponde secca: «Se avessi paura non farei politica». «È prestissimo», dice pure Calenda punzecchiato sul tema. «Se dovessi fare qualunque nome lo brucerei. Le candidature si preparano ma non si dicono». 

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