Berlusconi, il ricordo di Carfagna: ​«Generoso, geniale e tenace. Sono in politica grazie a lui»

«Solo ora capisco perché mandò a casa Draghi: era malato e aveva fretta di tornare a vincere»

Mara Carfagna e Silvio Berlusconi
Mara Carfagna e Silvio Berlusconi
di Aldo Balestra
Mercoledì 14 Giugno 2023, 00:00 - Ultimo agg. 15 Giugno, 07:15
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«Quando due mesi fa, come tutti, ho saputo della malattia gravissima contro cui stava combattendo Silvio Berlusconi ho compreso il senso di quella che, per tanto tempo, mi era sembrata una scelta incomprensibile: l’improvvisa decisione di mandare a casa Mario Draghi. Oggi è chiaro che Berlusconi temeva di non avere più tempo, aveva fretta di andare alle urne per completare la sua straordinaria biografia politica con un’ultima vittoria».

Mara Carfagna, oggi presidente di Azione, era ministro per il Mezzogiorno di quel governo, guidato da un condottiero di riconosciuto prestigio mondiale. Un governo che finì con il ritiro dei ministri azzurri, deciso da Forza Italia. 

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Non se l’aspettava, onorevole Carfagna?

«No.

Anche perché eravamo impegnati in un poderoso piano di investimenti, 200 miliardi di euro, 80 destinati al Sud che avrebbero finalmente avviato la riduzione dei divari. E poi perché in quel governo di salvezza nazionale i moderati erano ascoltati e rispettati». 

Lei lasciò Forza Italia.

«Non è stata una decisione semplice, mi creda. Diciannove anni di militanza politica non si interrompono senza sofferenza. Scelsi in coerenza con i valori che avevo sempre difeso».

Traumaticamente?

«No. Posso dirlo con grande serenità, anche perché lo sanno tutti: mai, né nelle conversazioni private con Berlusconi, né nelle dichiarazioni pubbliche, ci siamo scambiati parole meno che rispettose. Il suo rispetto per me è rimasto, e così il mio per lui». 

Diciannove anni in Forza Italia, tanti. Lei prima di far politica era un personaggio televisivo dello spettacolo.

«Mi accostai a Forza Italia ed entrai nel movimento femminile “Azzurro donne” perché mi ero sempre interessata e appassionata alla politica. In occasione delle Europee 2004 Berlusconi, che intendeva promuovere il rinnovamento anche aumentando la rappresentanza femminile, mi offrì un ruolo e mi convinse ad accettarlo. Da quel momento è stato il mio mentore, dandomi fiducia come parlamentare, come dirigente sul territorio e come ministro della Repubblica. Anche quando gli ho proposto battaglie che qualcuno riteneva poco in linea con quello che era il sentire nel partito».

A cosa si riferisce?

«Gli episodi sono tanti, il più significativo è la legge sullo stalking che fu approvata all’unanimità su mio impulso quando ero giovanissima ministra delle Pari Opportunità. Ci furono tante critiche, tanti mugugni. Ma Berlusconi si fidò di me e andammo avanti».

Cosa le dicevano?

«Di tutto. Soprattutto frasi del tipo “Mara cosa vuoi fare? Punire il corteggiamento insistente? Vuoi impedire ad un fidanzato geloso di aspettare la sua donna sotto il portone per riconquistarla?”. Non era così, ovviamente. Lo spiegammo, superammo tante diffidenze e pregiudizi. La legge passò». 

Berlusconi ha avuto tante critiche.

«Ma anche grandi riconoscimenti. Basta leggere in queste ore gli attestati di rispetto che gli rivolgono anche gli antichi, dichiarati avversari. Tutti, salvo rare eccezioni, riconoscono il suo ruolo innovatore, in politica come in ogni altro campo al quale si è dedicato».

Alcuni giudizi di queste ore, però, nel clima generale di commozione e di celebrazioni, sono molto taglienti.

«Guardi, ne ho letti alcuni. Dalla Bindi a de Magistris, ma il rancorismo minoritario davvero non mi appassiona».

In politica la battuta e l’ironia, in una cornice di correttezza, sono stati patrimonio berlusconiano?

«Ricordo sempre un consiglio che dava a me e ai miei colleghi prima di un’intervista o di un’apparizione in tv: “Mi raccomando, non offendete mai la controparte, sono avversari, non nemici. Usate l’ironia». 

Lei conosce bene Forza Italia. Cosa accadrà ora che Berlusconi non c’è più?

«È prematuro oggi ragionare sul futuro di Forza Italia anche per rispetto della comunità azzurra, che vive in queste ore un passaggio molto doloroso. Mi sembra irrispettoso».

Ma un’idea se la sarà fatta.

«Facciamo un ragionamento per linee generali: Berlusconi ha rappresentato il perno del bipolarismo e del centrodestra italiano. Si parla di centrodestra perché c’è Forza Italia, e Forza Italia è stato soprattutto il partito di Silvio Berlusconi: se riuscirà a conservare quel ruolo dopo la scomparsa del suo fondatore, esisterà ancora il centrodestra. Altrimenti il bipolarismo cambierà natura, ci sarà solo la destra, e non credo sia un bene nemmeno per la destra».

Parte dei dirigenti e dell’elettorato di Forza Italia potrebbero guardare ad Azione e viceversa?

«Anche qui è irrispettoso e prematuro parlarne».

Lei sarà a Milano, ai funerali?

«Certo che ci sarò. Doveroso, lo sento. Avevo provato, a Natale, a raggiungere telefonicamente Berlusconi per gli auguri. Non mi fu passata la telefonata».

Berlusconi uomo, imprenditore, politico.

«Un innamorato della vita che ha insegnato sempre, a tutti, a vedere il lato positivo delle cose».

Mette insieme i primi tre aggettivi che le vengono in mente per lui?

«Generoso, geniale, tenace».

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