Trasformazione digitale, lo scrigno d'Italia «blindato» in quattro poli

La regia delle operazioni è affidata al Dipartimento della trasformazione digitale guidato da Angelo Borrelli

Il primo clic del presidente Sergio Mattarella
Il primo clic del presidente Sergio Mattarella
di Lorenzo Calò
Venerdì 13 Gennaio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:03
5 Minuti di Lettura

In principio era il digital divide, il divario digitale che c'è tra chi ha accesso a internet e chi non ce l'ha con il corollario dell'esclusione dai vantaggi e dalle opportunità che ne derivano sotto l'aspetto economico, culturale, infrastrutturale. Poi venne il Pnrr portando in dote l'ambiziosa proiezione di fare del Paese, entro il 2026, una Repubblica digitale connessa, compiuta e consapevole. Le risorse per portare l'Italia nel gruppo di testa in Europa - compresi i progetti che «intersecano» anche altre specifiche missioni cui stanno lavorando i vari ministeri - ammontano a 49,2 miliardi di euro (per banda larga, 5G, nuove tecnologie e informatizzazione dei servizi della Pa) mentre il 27% del piano «Italia domani», vale 40,29 miliardi tra singoli interventi nei settori sanità (telemedicina), infrastrutture, turismo, giustizia (processo telematico). 

La regia delle operazioni è affidata al Dipartimento della trasformazione digitale, alla cui guida da fine novembre Palazzo Chigi ha posto Angelo Borrelli, già capo della Protezione civile nella fase più complessa e drammatica dell'emergenza Covid e fra gli artefici del successo organizzativo del summit G8 dell'Aquila nel 2009. Nell'ambito della medesima struttura sarà determinante il ruolo dell'ufficio per l'indirizzo tecnologico (guidato da Paolo Donzelli) e dell'annessa costola che si occuperà di tutti i processi legati all'innovazione, alla cybersicurezza e alla proiezione internazionale del sistema Italia. Nel frattempo un obiettivo cruciale è stato già centrato: si tratta dell'istituzione del Polo strategico nazionale (una delle milestone previste dal Pnrr), l'infrastruttura cloud ad alta affidabilita che ospiterà i dati e i servizi, critici e strategici, delle pubbliche amministrazioni italiane. All'operazione (del valore di 2,7 miliardi) hanno preso parte Tim, Leonardo, Cdp (attraverso la controllata Cdp Equity) e Sogei. Ad Acilia, Pomezia, Rozzano e Santo Stefano Ticino, in Lazio e Lombardia, si trovano gli impianti che rappresentano l'ossatura del polo strategico dove archiviare i dati critici degli uffici pubblici. Questo vuol dire che entro quest'anno oltre 280 pubbliche amministrazioni centrali e strutture sanitarie potranno richiedere un finanziamento per completare la migrazione dei propri dati e i servizi critici e strategici al polo, come previsto nel Pnrr che mette a disposizione oltre 900 milioni di euro. L'obiettivo è quello di ottenere, entro il 2026, la migrazione in cloud di 12.464 enti (il target minimo è il 75%) con l'effetto di mettere in sicurezza i dati pubblici mediante un investimento di 1,9 miliardi di euro. È, insomma, quello che prevedono le linee strategiche del modello «cloud Italia» laddove gli standard di sicurezza saranno garantiti dall'Agenzia nazionale per la cyber-security, l'organismo guidato da Roberto Baldoni e Nunzia Ciardi e tecnologicamente sostenuto da un'intesa sottoscritta da Leonardo e Microsoft.

La stessa Acn ha «ereditato» lo scorso ottobre anche le competenze in materia di verifica delle credenziali di accesso per i privati che forniscono servizi cloud precedentemente svolte da Agid. L'acquisizione dei dati - è previsto nei protocolli attuativi - comporta una classificazione delle informazioni in base alla tipologia dei contenuti immessi. Ogni documento sarà pertanto qualificato, a seconda dei casi, come «strategico» (dati e servizi la cui compromissione può avere un impatto sulla sicurezza nazionale); «critico» (dati e servizi la cui compromissione potrebbe determinare un pregiudizio al mantenimento di funzioni rilevanti per la società, la salute, la sicurezza e il benessere economico e sociale del Paese); «ordinario» (dati e servizi la cui compromissione non provochi l'interruzione di servizi dello Stato o, comunque, un pregiudizio per il benessere economico e sociale del Paese).

La strategia prevede cinque indici: dotare almeno il 70 per cento della popolazione di una identità digitale e di competenze digitali di base (con uno specifico piano di comunicazione-sensibilizzazione rivolto al cittadino); l'adozione del cloud per il 75% della Pa; i servizi pubblici online per l'80% (il «piatto forte» è l'anagrafe digitale, già attiva da novembre 2021 e da poche settimane potenziata e aggiornata); la connessione banda larga per il 100% delle famiglie. Insomma, «una Pubblica amministrazione snella, trasparente, amica di cittadini e imprese - ha detto Alessio Butti (Fdi) sottosegretario con delega all'Innovazione tecnologica nel corso di un'audizione alle Camere - con l'obiettivo di modernizzare il Paese, ridurre i divari territoriali e migliorare le performance di efficienza e sicurezza dei servizi pubblici». Per realizzare tutto questo il bilancio di Palazzo Chigi, pubblicato tre giorni fa, prevede per il 2023 come dotazione finanziaria del Dipartimento 209,2 milioni solo per spese di funzionamento e gestione ordinaria. Per gli investimenti, pronti 2 milioni per lo sviluppo di PagoPa (nel 2022 sono state eseguite circa 332 milioni di transazioni, con un controvalore economico pari a oltre 61 miliardi di euro) e 100mila euro per una piattaforma relativa alle firme digitali dedicata a cittadini con disabilità.

Video

Appena un mese fa è stata inoltre costituita «3-I», una spa a capitale e partecipazione interamente pubblici, che avrà il compito di sviluppare, manutenere e gestire le soluzioni software e i servizi informatici di Inps, Inail e Istat, della Presidenza del Consiglio e dei ministeri del Lavoro e della Pa. L'azionariato della società, che nei prossimi mesi prenderà in carico i servizi operativi, sarà per il 49% in capo all'Inps, azionista di maggioranza relativa, seguito dall'Inail per il 30% e dall'Istat per il 21%. La creazione di una NewCo dedicata allo sviluppo di software a supporto della trasformazione digitale della Pubblica amministrazione è una milestone prevista dal Pnrr con l'obiettivo di sostenere lo sviluppo e la gestione delle applicazioni Ict che supportano i processi delle amministrazioni centrali e consolidare le competenze tecnologiche che oggi sono frammentate tra diversi attori istituzionali. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA