Al Ceinge di Napoli il punto sulla vaccinazione anti – Herpes zoster nei soggetti fragili

Un importante bisogno medico insoddisfatto in termini di trattamento e prevenzione

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Martedì 11 Luglio 2023, 16:40
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L’Herpes Zoster (HZ) rappresenta un importante bisogno medico insoddisfatto in termini di trattamento e prevenzione della malattia e oltre il 90% degli adulti è a rischio di HZ causato dalla riattivazione del virus varicella zoster (VZV), lo stesso che causa la varicella di solito durante l’infanzia e che rimane latente nei neuroni sensoriali dove può riattivarsi a causa di una ridotta funzione immunitaria nell’adulto fragile causando appunto l’Herpes Zoster. 

«Il nuovo piano nazionale vaccinale non è ancora stato reso pubblico, ma se ne conoscono i contenuti. È sostanzialmente molto simile a quello precedente anche se qualcosa in più viene fatto per promuovere la vaccinazione antinfluenzale in età pediatrica, i richiami della pertosse anche in età adulta e c’è anche molta attenzione sulle vaccinazioni dei soggetti fragili che sono emersi come categoria a rischio durante la pandemia e che il piano intende proteggere. Per questi ultimi oggi si parla di immunoprofilassi dell’Herpes zoster perché per questa categoria questa malattia può essere problematica e invalidante».

Così Maria Triassi, presidente della scuola di Medicina dell’Ateneo Federico II e professoressa ordinaria di igiene ha introdotto una tavola rotonda dedicata alle vaccinazione anti – Herpes Zoster nei soggetti fragili che si è concluso nell’aula magna del Ceinge – centro per le biotecnologie avanzate dell’Università Federico II di Napoli. 

«Le vaccinazioni dal 2017 – ha aggiunto Triassi – sono state ampliate e collocate nell’ambito dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) molte più vaccinazioni tra quelle obbligatorie dell’infanzia e quelle consigliate. Adesso i fari sono puntati sulle fragilità come categoria da privilegiare per quanto riguarda le coperture vaccinali».

Sebbene l’HZ di solito non sia letale, la sua prevenzione è importante perché è una patologia caratterizzata da dolore acuto, accompagnato spesso da dolore cronico e debilitante che influenza negativamente la qualità di vita. Circa 1 individuo su 3, infatti, svilupperà l’HZ nel corso della propria vita. L’incidenza e la gravità aumentano con l’età con un incremento esponenziale dopo i 50 anni, arrivando ad 1 individuo su 2 nei soggetti di età ≥ 85 anni. Tale incremento correla con il declino età-dipendente della risposta cellula-mediata, fenomeno noto come immunosenescenza. Secondo le stime, l’incidenza di HZ in Italia è 6,46/1000 persone-anno nei soggetti ≥ 50 anni d’età.

Il secondo fattore di rischio per HZ è lo stato di immunosoppressione per qualsiasi causa, incluse neoplasie ematologiche, HIV e trattamenti immunosoppressivi. L’HZ si presenta tipicamente sotto forma di eruzione cutanea vescicolare acuta e dolorosa, distribuita lungo un singolo dermatomero.

Durante la fase eruttiva, il dolore locale acuto si manifesta fin nel 90% dei soggetti. In seguito, un dolore cronico e prolungato, chiamato anche nevralgia posterpetica (NPE), può interessare dal 5% al 30% degli individui con HZ. Un’altra grave complicanza è l’HZ oftalmico (HZO) conseguente alla riattivazione del virus nel ramo oftalmico del nervo trigemino, che si sviluppa nel 10-15% degli individui con HZ. Le complicanze meno comuni includono: paralisi del nervo facciale (sindrome di Ramsay Hunt), encefalite da VZV, mielite, retinite da VZV, arterite cerebrale, ictus, cellulite e prurito post-erpetico.

«Le vaccinazioni sono tra gli strumenti più efficaci nella prevenzione delle malattie infettive – ha aggiunto Ivan Gentile, professore ordinario di Malattie infettive del Policlinico Federico II – è importante stabilire ponti tra medici e pazienti per formare e informare sulle vaccinazioni, per coinvolgere e sostenere i cittadini  affetti da malattie croniche o anziani».

«Le risorse impiegate – ha aggiunto il professor Gentile – devono essere considerate un investimento in salute, e non un costo. Sono ancora pochi i pazienti che si vaccinano perché ci sono ancora molte perplessità, poca informazione da parte dei medici e impera il dottor google che fornisce indicazioni contrastanti, non scientifiche, basate sul tam tam più che sull’evidenza scientifica». 

La Regione Campania ha varato un progetto ad hoc per la vaccinazione in ospedale, presso gli hub creati durante la pandemia da Covid 19 con punti di vaccinazione dei pazienti fragili in carico e ricoverati in tutti i nosocomi. Quella contro l’Herpes Zoster rientra in quelle che sono attivamente proposte in questo progetto regionale.

«I pazienti fragili – ha spiegato Gentile – sono quelli che più di tutti sperimentano conseguenze legate alla patologia infettiva e alla patologia in generale. Ogni paziente rappresenta un unicum rispetto a quante e quali fragilità ha. Ognuno di loro va protetto e non esiste posto migliore degli ospedali per spiegare ai soggetti fragili l’importanza delle vaccinazioni. La vaccinazione rappresenta anche un’arma efficace contro l’uso e abuso di antibiotici che creano resistenza».

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L’infezione da Herpes Zoster è invalidante, dolorosa e spesso associata ad una significativa compromissione della qualità della vita alterando l’equilibrio precario in cui si trovano i pazienti fragili, categoria ad alto rischio per le possibili conseguenze dell’infezione. Ma chi sono i soggetti fragili? Tutte le persone più vulnerabili a causa delle loro patologie di base. In particolare i pazienti affetti da cardiopatie croniche, diabete mellito, malattie polmonari croniche, patologie oncologiche ed onco-ematologiche, malattie reumatologiche, pazienti in dialisi o sottoposti a terapie immunosoppressive, pazienti con condizioni di immunocompromissione primaria o secondaria, trapiantati di organo o cellule. Il vaccino anti herpes zoster a tecnologia ricombinante è somministrabile anche ai soggetti immunodepressi. Durante l’evento al Policlinici sono stati coinvolti anche i pazienti e le associazioni. 

«I soggetti fragili come categoria sono venuti alla luce in maniera esplosiva con il Covid – ha infine detto Giuseppe Spadaro, responsabile dell’unità semplice dipartimentale di Allergologia e Immunodeficienza del policlinico Federico II – e gli specialistici che si occupano di pazienti con immunodeficienza conoscono benissimo questo problema. I soggetti fragili sono i pazienti neoplastici, quelli sottoposti a terapie che possono compromettere il sistema immunitario e gli anziani, ma non solo – ha aggiunto Spadaro – è importante che si conosca il problema e che si conoscano i pazienti. Oltre che informare i pazienti occorre accendere i fari anche per molti colleghi medici di base che spesso sanno poco di quello che facciamo. Le vaccinazioni – ha poi concluso – hanno sconfitto già diverse patologie. Con gli adiuvanti, una sostanza che messa nel vaccino lo rende più potente, stabile a diverse temperature e per diverso tempo - abbiamo addirittura rafforzato il vaccino per i pazienti fragili». 

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