Seconda ondata, influenza e raffreddori: così il virus si nasconderà in autunno

Seconda ondata, influenza e raffreddori: così il virus si nasconderà in autunno
di Lucilla Vazza
Domenica 27 Settembre 2020, 08:30
4 Minuti di Lettura

Contagi al galoppo in tutto il Paese e così i timori di una pandemia fuori controllo tornano a riaffacciarsi, con il loro carico di angosciosi interrogativi. Siamo alla vigilia di una seconda ondata della malattia? E l'Italia, con i suoi ospedali e la sua rete di servizi sanitari, è pronta ad affrontarne le conseguenze?

Ci sono tante incognite. Ne abbiamo parlato con il virologo dell'Università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco e con l'infettivologo dell'Ospedale Cotugno di Napoli, Roberto Parrella
 

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Seconda ondata in arrivo o ci siamo già dentro?
La seconda ondata è quello che il virus vuole, come sta accadendo in altre nazioni (Spagna, Francia e Gran Bretagna per rimanere in Europa). Pur essendo margini di ottimismo che da noi si continui a tenere la situazione sotto controllo, occorre essere realisti. Con l'autunno arriverà l'influenza e tutte le forme parainfluenzali, con tutto il corredo di sintomi sovrapponibili a quelli del Covid, quindi il virus riuscirà a nascondersi e a continuare a girare. Le persone colpite da sintomi febbrili penseranno di avere il coronavirus con il rischio di intasare i servizi. Lo stress test della scuola non ha fatto vedere il suo eventuale effetto-moltiplicatore che vedremo tra un paio di settimane.
Solo allora potremo capire se siamo nella seconda ondata o in una più improbabile scia della prima destinata a spegnersi.

Il sistema resisterà alla seconda ondata?
La scommessa si gioca su due fattori: l'aumento della capacità diagnostica, quindi di fare tamponi, da parte dei dipartimenti di prevenzione e da parte dei cittadini, anche la pazienza nell'attesa dei risultati. Ma soprattutto il territorio dovrà riuscire a fare da filtro per evitare che i cittadini con sintomi sospetti prendano d'assalto i pronto soccorso, com'è successo nei primi mesi della crisi.

Che differenze ci sono oggi rispetto alla vigilia della prima ondata di pandemia?
L'epidemia era già iniziata a dicembre-gennaio, quando in maniera diretta o indiretta il virus è arrivato da Wuhan, ma l'iceberg dei casi lo abbiamo visto due mesi più tardi, quando già era enorme, con i casi più gravi. Ieri facevamo il tampone e curavamo i casi più gravi, lasciando nascosti gli asintomatici. Poi il lockdown ha fermato la prima ondata di contagi incontrollabili. Oggi la situazione è contraria, riusciamo a intercettare molti più casi lievi e asintomatici, facendo tracciare e limitando i contagi, e curando in maniera più efficaci i pochi casi gravi.
È chiaro che se non si osservano le precauzioni i casi aumenteranno e con il crescere dei numeri ci saranno anche più casi gravi. Questo porta il rischio della seconda ondata. Quando la malattia colpisce i fragili fa scempio sottolinea Pregliasco: Salvaguardare i fragili è la priorità perché l'infezione non è mutata e gli effetti sulle persone fragili sono sempre imprevedibili. L'effetto estate è finito e ora con il freddo tornano le condizioni di rischio con il contatto intrafamiliare come primo fattore di contagio: il 76% dei focolai attuali sono nati in famiglia.

Rebus asintomatici, cosa abbiamo capito?
Oggi, nonostante l'aumento dei tamponi, resta una quota nascosta di positivi senza sintomi, ma comunque contagiosi che non si riesce a intercettare. Nella gran parte sono meno contagiosi perché hanno meno carica virale e senza tosse e starnuti le goccioline si propagano meno, ma non vanno sottovalutati. Per questo, anche fra amici, bisogna mantenere il distanziamento, continuare a indossare la mascherina, lavarsi spesso le mani e mantenere l'igiene delle superfici.
Il paradosso è che ci teniamo alla larga da chi ha sintomi (e magari ha solo un raffreddore), mentre l'asintomatico può essere chiunque, anche un familiare o un collega a cui stringiamo la mano (col rischio concreto di infettarci).

Quanto pesa il fattore scuola?
Otto milioni di giovani, oltre due milioni di lavoratori e quasi metà della popolazione, compresi nonni e parenti, coinvolta nella riapertura delle scuole comportano contatti inevitabili, soprattutto nei momenti degli spostamenti. C'è un paradosso che rischia di vanificare gli sforzi di distanziamento fatti a scuola: molti studenti escono dall'istituto e si tolgono la mascherina nei tragitti, questo porterà altri contagi. Gli effetti dello stress test della scuola nei prossi giorni daranno ulteriori indicazioni sulla gestione dei contagi.

Saranno inevitabili nuovi lockdown?
Se non si manterranno le precauzioni sì.
Ma gli esperti sottolineano che saranno sartoriali, su misura a seconda delle specifiche situazioni. La situazione andrà a peggiorare, ma sarà nelle nostre mani l'entità del peggioramento. 

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