Covid-19 e cura Ascierto, equivoco sui nuovi studi: «Dati Aifa riferiti a situazioni diverse»

Covid-19 e cura Ascierto, equivoco sui nuovi studi: «Dati Aifa riferiti a situazioni diverse»
di Lucilla Vazza
Venerdì 19 Giugno 2020, 07:30
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Due sere fa, mentre Napoli e Juventus erano già a bordo campo per la Coppa Italia, è arrivato come un fulmine a ciel sereno il comunicato dell'Agenzia del farmaco (Aifa) dal titolo inequivocabile: «Covid-19. Studio randomizzato italiano, nessun beneficio dal tocilizumab». Ora, uno degli effetti della pandemia è che anche chi sa poco o nulla di medicina ha imparato a destreggiarsi tra i nomi dei farmaci e quelli degli scienziati legati a questa o quella terapia contro il Covid-19. A Napoli, ma non solo, si dice tocilizumab e si legge Paolo Ascierto, il direttore dell'unità di immunoterapia oncologica e terapie innovative del Pascale.

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Dopo un avvio pionieristico, nel marzo scorso, proprio dal Pascale è partita la sperimentazione nazionale Tocivid-19, autorizzata dall'Aifa per validare gli effetti del farmaco anti-artrite in grado di curare i pazienti più gravi, quelli altrimenti destinati alle terapie intensive. Per questa ricerca, la casa produttrice Roche ha messo a disposizione gratuitamente il farmaco e in totale, lo studio ha registrato quasi 4mila pazienti, di cui il 60% è stato trattato con tocilizumab, che per essere precisi è un anticorpo monoclonale usato per combattere l'artrite reumatoide. E allora a cosa si riferisce il comunicato Aifa che sembra mettere in discussione la «cura Ascierto»? Lo studio di cui parla l'Agenzia è un altro rispetto a quello partito da Napoli ed è quello avviato «in pieno lockdown» dall'Ausl-Irccs di Reggio Emilia, e condotto da Carlo Salvarani e Massimo Costantini, su 123 pazienti (un terzo del campione previsto di 398), con il coinvolgimento di 24 centri. I ricercatori emiliani (che parallelamente sono anche impegnati nello stesso studio di Ascierto) hanno voluto valutare l'efficacia del tocilizumab somministrato in fase precoce rispetto alla terapia standard in pazienti affetti da polmonite da Covid-19. Su questi malati, si legge sul sito di Aifa, la terapia «non ha mostrato alcun beneficio nei pazienti trattati né in termini di aggravamento (ingresso in terapia intensiva) né per quanto riguarda la sopravvivenza», ma si precisa anche che «in questa popolazione di pazienti in una fase meno avanzata di malattia lo studio può considerarsi importante e conclusivo, mentre in pazienti di maggiore gravità si attendono i risultati di altri studi tuttora in corso».
 

 

Per capire cosa è successo, bisogna fare ordine. L'analisi sulla base di quanto scritto nell'executive summary pubblicato da Aifa si basa su numeri molto piccoli: 123 totali, di cui solo la metà trattati con l'anti-artrite. Così spiega la situazione Ascierto: «I dati sono ottenuti su una coorte piccola, ma soprattutto su una popolazione che ha di per sé una prognosi favorevole, come dimostra il tasso di mortalità del 3%, dichiarato nel report. Il 3% è un livello molto basso, ben diverso da quello che abbiamo visto nei pazienti che avevano bisogno del tocilizumab e che hanno affollato le terapie intensive. Tra l'altro questi risultati erano già stati evidenziati da un altro studio (Sanofi Regeneron) con immunomodulante».
 

In pratica da Reggio Emilia arriva la conferma di quanto già si sapeva: «Non dobbiamo mischiare le pere con le mele, sono situazioni diverse. Noi abbiamo sempre detto che il tocilizumab non è per tutti i malati di Covid, ma risulta importante nella complicanza, quando c'è distress respiratorio acuto causato dall'interleuchina 6, cioè dalla tempesta citochimica, ma sappiamo che non previene la tempesta citochimica. Quanti di questi 123 pazienti avevano la tempesta infiammatoria in atto? Questo non lo si dice». Comunque, «Tocivid-19 e questo di Reggio sono studi che riguardano due setting diversi di pazienti» chiarisce Ascierto, che lancia una piccola stoccata all'Agenzia: «Non è sbagliato il report, a cui hanno lavorato tra l'altro colleghi di chiara fama, ma la comunicazione che è stata fatta.
Bastava dire che si trattava di un'analisi preliminare in pazienti con polmonite precoce da cui emerge un dato negativo e non titolare in quel modo, mettendo in discussione la cura. Le parole sono importanti, non tutti hanno gli strumenti per capire argomenti così complessi». Nei prossimi giorni si concluderanno altre sperimentazioni con il tocilizumab, che hanno coinvolto numeri più significativi di pazienti, come quello dell'università di Modena, atteso per fine giugno, da cui sarà possibile trarre conclusioni sulla base di una casistica maggiore. 

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