Diabete, l'allarme di De Feo: «In Campania un passo indietro nella cura»

Il diabetologo: più difficile per i pazienti beneficiare dei sensori

Maria Eugenio De Feo
Maria Eugenio De Feo
Giovedì 16 Novembre 2023, 12:24
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Il professor Maria Eugenio De Feo, diabetologo di nota fama, esperto in Nuove Tecnologie e “Piede Diabetico”, lancia un allarme sulle cure del diabete in Campania.

«L’autocontrollo glicemico ha rappresentato la più grande svolta nella cura del diabete dopo l’isolamento dell’insulina, l’ormone prodotto dal pancreas e che è carente nei diabetici - spiega De Feo in una nota -. Negli anni ’70- ’80 furono realizzate le prime strisce reattive che a contatto con una goccia di sangue prelevata dal dito erano in grado di dare immediatamente il valore della glicemia. Inizialmente era un valore approssimativo, si confrontava il colore della striscia, dopo la reazione, con una scala di colori inclusa nella confezione; in seguito la misurazione si è fatta più precisa grazie all’uso di strumenti, i reflettometri, in grado di trasformare in un numero il colore sviluppatosi».

«La glicemia, nei diabetici, varia continuamente in relazione ai pasti, all’attività fisica, allo stress ed a tanti altri fattori ed il dosaggio dei farmaci, soprattutto l’insulina, è approssimativo se non si conoscono le variazioni della glicemia durante la giornata - prosegue De Feo -.  In quegli anni ci si doveva accontentare di controllare 3-4 glicemie nella giornata a causa del dolore causato dalla puntura sul dito, solo pazienti molto motivati, come le gravide, erano disposti a fare 7-8 controlli al giorno».

«Probabilmente la terza rivoluzione nella cura del diabete si possono considerare i sensori che misurano la glicemia in continuo (CGM); circa 15 anni fa sono comparsi i primi ma erano costosi, complessi da gestire e comunque richiedevano 3 o 4 glicemie dal dito per la calibrazione. Negli ultimi 5 anni sono comparsi in commercio sensori molto piccoli, meno costosi dei precedenti, che non richiedono calibrazione e sono semplici da usare. In pratica si applica un “cerottino” sul braccio o in qualunque altra zona del corpo e per 10-14 gg è possibile vedere le glicemie ogni minuto sul display di un lettore o anche sul telefonino, scaricando una App, ed è possibile avere dei segnali di allarme sonori se la glicemia scende o sale troppo ed anche condividere in tempo reale queste glicemie con il medico o con un familiare, ad es. i genitori di un bambino diabetico. Tutto ciò consente dei miglioramenti notevoli nella messa a punto della terapia, una riduzione dei ricoveri per crisi ipo ed iperglicemiche ed un miglioramento in generale della qualità di vita del diabetico».

«La Regione Campania è stata la 3° regione in Italia ad erogare gratuitamente tali sensori ed in 5 anni più di 20.000 diabetici sono passati a tale tipo di autocontrollo con evidenti miglioramenti nella cura.

Da circa 6 mesi però nella nostra Regione, e solo nella nostra in Italia, è diventato più difficile per i pazienti beneficiare di questo strumento perché la Regione ha deciso di effettuare una gara ed aggiudicare la fornitura basandosi esclusivamente sul prezzo più basso.

Gli errori di valutazione della Regione, se vi sono state valutazioni, circa la precisione e soprattutto la praticità d’uso da parte di tutti i pazienti, hanno causato l’abbandono di tale vantaggio terapeutico di circa l’80% dei pazienti che prima ne usufruivano.

«Non pochi pazienti hanno preferito pagare di tasca propria un sensore per loro più adatto, ma la maggior parte è tornata all’uso delle strisce con puntura dal dito e noi diabetologi stiamo notando i passi indietro fatti da questi pazienti nel compenso metabolico. Credo che per evitare nel futuro simili incidenti sarebbe opportuno che a livello Regionale, o ancora meglio a livello Nazionale, ci fosse l’obbligo di far valutare da esperti neutrali, cioè non collegati alle ditte, le caratteristiche tecniche di tutti i presidi sanitari prima di essere immessi in commercio a carico del SSN. Attualmente a quanto pare ci si può affidare anche solo alle autodichiarazioni delle ditte venditrici. Tutto ciò non succede per la commercializzazione dei farmaci che sono invece sottoposti a strettissimi controlli Europei e Nazionali, ma certi presidi sanitari possono essere pericolosi o vantaggiosi per la cura quanto o più di un farmaco» conclude Dde Feo.

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