Lockdown in Campania, Ricciardi insiste: «Napoli e Milano uguali, io chiuderei tutto subito»

Lockdown in Campania, Ricciardi insiste: «Napoli e Milano uguali, io chiuderei tutto subito»
di Gigi Di Fiore
Venerdì 6 Novembre 2020, 12:00 - Ultimo agg. 15:15
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Presidente dell'Istituto superiore di sanità fino al 2018, il professore Walter Ricciardi è il consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, per l'emergenza Covid-19. 

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Professore Ricciardi, nel nuovo Dpcm la Campania viene classificata zona gialla. In questa regione è passato l'allarme da lei denunciato solo due settimane fa?
«No, invece confermo in pieno, quanto affermai due-tre settimane fa. Considero Napoli simile a Milano per la gravità del numero di contagi Covid. Sollecitai la chiusura totale per queste due aree metropolitane e la realtà non é cambiata».

E allora cosa è successo due giorni fa, nella classificazione delle regioni?
«Gli inserimenti nelle tre zone divise per gravità della diffusione del virus seguono un sistema che è impostato su 21 indici.

Si tratta di indicatori realizzati su dati forniti dalle stesse Regioni. Se quei dati e risultati sono affidabili e rapidi, lo è anche la classificazione di quell'area».

Vuol dire che la Campania ha fornito dati non aggiornati?
«Non è questo, ma sicuramente è un sistema di comunicazione dai tempi non immediati. Gli indici vengono lavorati da algoritmi e la media conclusiva produce la classificazione. A mio avviso, i 21 indici individuati nel Dpcs di aprile sono troppi. Alcuni fanno media senza avere grande rilievo, mentre gli indici più importanti sono solo quattro».

Quali sono?
«L'indice dei contagi, il numero dei casi positivi giornalieri in proporzione alla popolazione residente, la pressione quotidiana dei Pronto soccorso negli ospedali generici e la pressione quotidiana sulle terapie intensive. Ecco, io ridurrei a questi quattro gli indici di riferimento che hanno reale significato nel valutare la gravità dell'epidemia».

Cosa è successo per la Campania, allora?
«Gli altri indici erano favorevoli e hanno fatto media. Ma sono dati non aggiornati. Va detto, però che, anche se considero grave la situazione nell'area metropolitana di Napoli, ritengo non sia lo stesso in tutte le zone della Campania».

Perché i dati arrivano in ritardo?
«C'è una catena di informazioni, che parte dalla medicina di base, passa per le Asl, arriva alla Regione e termina all'unità di crisi nazionale di cui fanno parte tre Regioni tra cui la Campania. Un sistema così strutturato può avere obiettive difficoltà e non essere tempestivo. In più, in alcune regioni, la carenza di personale e di alcune figure professionali rende più difficile l'acquisizione e trasmissione dei dati. Limiti che in regioni come la Campania, reduce da un duro piano di rientro, sono comprensibili».

C'è chi, come la Lombardia o la Calabria che annuncia ricorso, contesta la classificazione ricevuta, sostenendo che è stata fatta sulla base di dati vecchi di dieci giorni. È così?
«Devo dire che, se si guardasse ai dati attuali, la situazione della Lombardia non sarebbe migliore, ma peggiore. Ritorniamo al discorso che ho fatto in precedenza: i ritardi sono dovuti alla trasmissione dei dati e degli indici di riferimento, che viene fatta dalle regioni. L'unità di crisi nazionale acquisisce e valuta informazioni raccolte dagli enti Regione».

Se in Campania la diffusione del contagio è così grave, si può arrivare comunque a restrizioni maggiori nonostante la classificazione in zona gialla?
«Sicuramente e mi sembra che le ordinanze regionali esistenti vadano già in questa direzione. Il Dpcm è una cornice dentro cui si possono inserire autonome restrizioni. Senza contare, poi, che ci sarà una verifica settimanale che può portare a modifiche della classificazione nazionale con successivi mutamenti nelle restrizioni».

Sempre sulla base degli stessi indici di riferimento?
«Per ora sono sempre quelli, anche se io sono convinto che in una emergenza come quella che stiamo attraversando non si possa non privilegiare l'esigenza della tempestività. Nelle valutazioni, dovremmo basarci, a mio avviso, soltanto sui quattro indici prioritari che ho indicato in precedenza, da ricevere in tempi sempre più rapidi dalle Regioni»,

Le scelte politico-amministrative sono conseguenza sempre e solo dei dati trasmessi dalle Regioni?
«Sì, non esistono dietrologie. Come guidare un aereo. Il pilota ha bisogno di tutta una serie di indicatori e di sistemi adeguati di controllo sul volo. L'ultimo Dpcm ha fatto un passo in avanti notevole, dando valore all'automatismo dell'evidenza scientifica. Un'evidenza che non può prescindere dall'acquisizione di dati certi e rapidi. Da qui l'importanza di una piena collaborazione delle singole Regioni».

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