Tamponi e mascherine Ffp2,
un affare da 15 milioni al giorno

Tamponi e mascherine Ffp2, un affare da 15 milioni al giorno
di Nando Santonastaso
Sabato 8 Gennaio 2022, 00:05 - Ultimo agg. 9 Gennaio, 08:54
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Il governatore della Toscana, Eugenio Giani, parla di «odioso bagarinaggio». Ed è difficile, forse, trovare un’espressione migliore per raccontare quanto sta accadendo da giorni in Italia a proposito della corsa ai tamponi molecolari e alle mascherine “ffp2”. Omicron ha fatto letteralmente impennare i prezzi degli uni e delle altre. Per i dispositivi facciali di protezione l’accordo tra la struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo e i farmacisti su un costo massimo di 75 centesimi sembra poter almeno rallentare la spirale dei costi: ma va ricordato che in alcune catene della Grande distribuzione organizzata si resta a 50 centesimi, come nel caso della Coop, e via Amazon l’importo è anche più basso.

Per i tamponi, invece, lo scenario è simile ad un’autentica, incontrollata Babele. Per quelli rapidi, il prezzo calmierato dal governo a 15 euro sembra resistere ovunque anche se non tutte le farmacie vi hanno aderito: non a caso, nei centri privati è schizzato anche a 30 euro.

Ma sono ormai i molecolari, ritenuti più affidabili, a fare notizia: si pagano in modo profondamente diverso non solo dal Nord al Sud (più cari nel Settentrione, almeno in media) ma anche all’interno delle macroaree territoriali, differenti cioè da provincia a provincia in una stessa regione. Secondo gli ultimi aggiornamenti, un milione e 200 mila tamponi – questa la media nelle 24 ore per i periodi più “caldi” - nei laboratori privati accreditati ha prodotto un giro di affari di decine di milioni di euro al giorno. I numeri vanno presi con le molle ma è opinione diffusa tra gli addetti ai lavori che il costo sostenuto dagli italiani superi quotidianamente i 13 milioni di euro, ai quali devono essere aggiunti quelli dell’acquisto delle mascherine “ffp2” le cui vendite sono aumentate tra l’80% e il 120% dopo l’obbligo di indossarle in alcuni luoghi: siamo ormai a 10 milioni di presìdi al giorno, per una spesa complessiva giornaliera - tra tamponi e mascherine - che si aggira mediamente intorno ai 15 milioni di euro.

Esploso tra festività natalizie e di fine anno, i viaggi e i cenoni in famiglia, il business ha polverizzato tutte le previsioni e ormai viene percepito in queste dimensioni anche da chi, pur di rasserenarsi, si è visto “costretto” ad assecondarlo. Frenarlo non sarà facile considerata la continua crescita dei contagi. Né serviranno gli annunci di strette sui controlli anti-speculazione che ormai arrivano da quasi tutte le Regioni. E l’Italia non è come la Germania dove, secondo notizie di fonte Codacons, non solo i test antigenici rapidi costano molto di meno ma «ai cittadini tedeschi spetta un test rapido gratuito una volta alla settimana (due volte per insegnanti e studenti che frequentano corsi in presenza)». E nemmeno come la Francia in cui, sempre secondo l’associazione di consumatori, «il test Pcr per individuare la presenza del coronavirus è gratuito per i francesi mentre viene fatturato in media tra i 60 e gli 80 euro in Italia». Da noi si paga di più se non si possono aspettare i tempi delle strutture pubbliche per l’esito dei tamponi. Si va dai 140 euro di Milano ai 60 di Roma e Napoli, ai 45-50 di Palermo, con incrementi in media superiori di 2-3 volte rispetto allo scorso autunno. Le testimonianze raccolte pochi giorni fa dall’Agenzia Agi sono eloquenti: una studentessa fuori sede, risultata positiva a metà dicembre, ha sborsato 100 euro ad un laboratorio privato dopo che un’altra struttura provata le aveva chiesto 50 euro e due mesi di attesa per avere il responso. Non è l’unico caso. A Milano si può oscillare tra gli 80 e i 140 euro solo in base alla struttura che si sceglie e al giorno in cui si esegue il tampone. Ci sarebbero per la verità anche i tamponi fai-da-te al prezzo generico di 7 euro: ma da un po’ risultano spesso introvabili (e, a quanto pare, produrrebbero tanti falsi negativi da farli considerare in generale poco affidabili).

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Andava avanti più o meno così anche la storia delle mascherine (e non è certissimo che le cose siano ora cambiate). Si sono vendute o si è cercato di vendere le “ffp2” anche a 7 euro, come hanno accertato i vigili urbani di Milano scoprendo gli scatoloni di una truffa pronta ad essere attuata. Oggi, come detto, l’effetto calmiere – almeno nel settore pubblico - esiste ma c’è un altro problema: i presìdi non si trovano più tanto facilmente. E la cosa, ovviamente, non è sfuggita ai maghi della speculazione a ogni costo. On line, soprattutto, il costo sembra destinato ad aumentare anche se resterebbe comunque al di sotto dei 75 centesimi concordati da Figliuolo e dai farmacisti. Accordo, peraltro, che non ha soddisfatto del tutto gli industriali produttori: non siamo stati consultati prima della decisione, hanno detto. Ma in tanti sperano che da un momento all’altro siano distribuite gratis, come da tempo sollecitano i consumatori. 

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