Variante Eris, sintomi appaiono una settimana prima del tampone positivo: ecco il fenomeno pre-Covid (che aumenta i contagi)

Si sta osservando un modello di insorgenza di sintomi del Covid a cui non farebbe seguito un tampone positivo per diversi giorni, fino a una settimana

Variante Eris, i sintomi appaiono una settimana prima del tampone positivo: ecco il fenomeno pre-Covid (che aumenta i contagi)
Variante Eris, i sintomi appaiono una settimana prima del tampone positivo: ecco il fenomeno ​pre-Covid (che aumenta i contagi)
Simone Pierinidi Simone Pierini
Mercoledì 13 Settembre 2023, 14:36 - Ultimo agg. 14 Settembre, 14:15
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La variante Eris ha improvvisamente riacceso l'attenzione sul Covid. L'aumento dei contagi, registrato anche in Italia, sembra essere dovuta alla diffusione di questa nuova mutazione della variante. Diversi studi stanno analizzando le caratteristiche di questo ceppo del virus, delle motivazione dietro la sua capacità infettiva, del tipo di sintomi che provoca e, infine, dei tempi di incubazione. In particolare questo ultimo elemento sembra mostrare un fenomeno anomalo. Si sta osservando un modello di insorgenza di sintomi del Covid a cui non farebbe seguito un tampone positivo per diversi giorni, fino a una settimana. Definito pre-Covid, questo fenomeno sarebbe alla base della crescita improvvisa dei casi e della sua diffusione a macchia di leopardo.

Sintomi prima del tampone positivo

Cosa è emerso? Secondo quanto riferito da alcuni scienziati l’individuo starebbe sperimentando sintomi ma, una volta effettuato il tampone, il test risulterebbe negativo. Poi, circa una settimana dopo, i sintomi peggiorano e solo in quel momento il test risulta positivo. Il dottor Thomas Moore, esperto di malattie infettive presso l’Università del Kansas, ha spiegato a cosa sarebbe dovuto questo fenomeno: «Ci vuole un po’ di tempo prima che il virus venga diffuso in quantità sufficienti per essere rilevabile.

Se presenti sintomi e inizialmente il test è negativo, dovresti eseguire nuovamente il test dopo 48 ore. La possibilità di un test positivo aumenta significativamente a giorni alterni». 

L'incubazione

Questa fase iniziale di infezione da Covid dal punto di vista medico viene definita periodo di incubazione. Il corpo viene infettato dal virus, a causa del quale compaiono i sintomi, ma la quantità di virus è troppo bassa per essere rilevata nel soggetto testato.

 

I sintomi

Anche se non ci sono ancora dati attendibili sul tipo di sintomi che le persone stanno sperimentando in questo momento, i medici riferiscono di sintomi per lo più lievi o comuni di Covid-19. Kristina K. Bryant, MD , specialista in malattie infettive pediatriche presso Norton Children's Infectious Diseases, ha dichiarato a Health che vede principalmente pazienti con sintomi simili alla precedente sottovariante Omicron. Questi riguardano principalmente disturbi delle vie respiratorie superiori, come mal di gola, tosse, congestione e naso che cola. «Alcune persone hanno addirittura detto che pensavano di avere allergie», ha detto Bryant. «Ma l’EG.5 merita di essere osservato. È la sottovariante dominante».

La velocità di trasmissione

Perché questa variante sta diventando dominante? Si è dimostrato infatti che una mutazione l'ha resa più resistente agli attacchi del sistema immunitario. Pesa anche, secondo le analisi, l'abbassamento della guardia nei confronti del virus. Lo studio dell'Università dell'Insubria ha valutato l'effetto di una particolare mutazione (F456L) avvenuta a livello della proteina Spike del virus, che conferirebbe a questa variante una maggiore capacità di sfuggire alle difese anticorpali (generate sia da precedenti infezioni che dai vaccini). In particolare, gli autori dello studio hanno dimostrato che questa nuova mutazione fa mantenere ad EG.5 le stesse capacità funzionali e trasmissive delle precedenti varianti Omicron che hanno dominato lo scenario pandemico degli ultimi mesi. «Ora più che mai - spiega Angeli - è importante continuare a studiare e monitorare la diffusione delle varianti del virus, anche per indirizzare le future strategie preventive».

Vaccino, le raccomandazioni dell'Ema

L'Agenzia europea del farmaco Ema insieme all'Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, hanno «raccomandato di focalizzare le campagne vaccinali su anziani, persone dai 6 mesi di età con patologie che aumentano il rischio di Covid grave, donne incinte, operatori sanitari e individui che vivono in prossimità di soggetti vulnerabili. Considerando come sono andate le campagne vaccinali l'anno scorso, è bene focalizzarsi dove l'impatto è maggiore, ovvero chi rischia di più di essere ospedalizzato». È quanto spiega all'Adnkronos Salute Marco Cavaleri, responsabile 'Rischi sanitari e Strategie vaccinalì dell'ente regolatorio Ue, e a capo della Task force emergenze.

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