Carta docenti da 500 euro anche ai supplenti: bonus per tablet e formazione esteso a 84 mila precari

Il governo si adegua alle norme europee che vietano discriminazioni tra i lavoratori

Scuola, carta da 500 euro anche ai prof supplenti: bonus per tablet e formazione esteso a 84 mila precari
Scuola, carta da 500 euro anche ai prof supplenti: bonus per tablet e formazione esteso a 84 mila precari
Venerdì 23 Giugno 2023, 00:03 - Ultimo agg. 13:50
3 Minuti di Lettura

Per i supplenti italiani le buone notizie vengono dall’Europa. Sono ben due le misure che li riguardano inserite nel disegno di legge “salva-infrazioni”: per adeguarsi all’ordinamento comunitario, il governo ha deciso di assegnare anche a loro la carta da 500 euro utilizzata dai docenti per acquisti relativi ad aggiornamento e formazione (quindi libri, pc, tablet, corsi o altro) e contemporaneamente di riconoscere i cosiddetti servizi pre-ruolo ai fini delle ricostruzioni di carriera.

Scuole svuotate dal crollo della natalità, a settembre 130 mila studenti in meno e via 5mila classi

L’estensione della platea degli aventi diritto alla carta istituita a suo tempo dal governo Renzi scatta per il 2023 e riguarderà circa 84 mila docenti precari della scuola.

La novità scaturisce da un pronunciamento della Corte di Giustizia europea su richiesta del Tribunale di Vercelli, dunque nell’ambito di un’azione legale avviata in Italia. La Corte in particolare si è pronunciata sulla compatibilità tra le norme italiane e la direttiva europea che si occupa di lavoro a tempo determinato, concludendo che distinguere tra i docenti a tempo indeterminato e gli altri, ai fini dell’assegnazione della carta, rappresenta una forma di disparità di trattamento e di discriminazione. Discriminazione non giustificata in base alle mansioni effettivamente svolte dalle due categorie di insegnanti.

LA STIMA

Lo Stato italiano quindi si adegua per evitare una procedura di infrazione: avranno la carta anche i docenti con contratto di supplenza annuale su posto vacante e disponibile. Più precisamente la stima inserita nella relazione tecnica conteggia 67.497 docenti annuali a tempo determinato (quelli che con formazione e prova Fit, ovvero Formazione iniziale e tirocinio) e 16.470 docenti di religione. Per un totale di 83.967 dipendenti della scuola. Per lo Stato la spesa prevista è di circa 42 milioni di euro per il solo anno 2023: al momento la norma infatti riguarda solo l’anno in corso.

Altrettanto rilevante, anche se più complesso, è l’articolo 15 del decreto, che tocca non solo i docenti a tempo determinato ma anche il personale amministrativo, tecnico e ausiliare con contratto dello stesso tipo. Anche in questo caso la normativa comunitaria rilevante è la direttiva 70 del 1999: esiste già una procedura d’infrazione (risalente addirittura al 2014) che contesta proprio la situazione di discriminazione a svantaggio dei lavoratori a tempo determinato. Anche loro quindi si vedranno riconoscere integralmente l’anzianità di servizio ai fini della ricostruzione della carriera.

LA VICENDA

Si conclude così una lunga vicenda giudiziaria, riepilogata nella relazione illustrativa del provvedimento. Con varie pronunce, tutte dello stesso segno, la Corte di Cassazione aveva già stabilito che le ricostruzioni devono tener conto della normativa europea e dunque includere tutta l’anzianità. Finora tuttavia toccava al giudice del lavoro, nei casi concreti, applicare l’interpretazione più favorevole su richiesta degli interessati. Da questo assetto è nata ovviamente una mole di contenzioso che ha danneggiato doppiamente lo Stato. Da una parte infatti il personale che faceva ricorso contro le ricostruzioni effettuate dalle scuole vinceva regolarmente, con conseguenti oneri per il bilancio pubblico. Dall’altra lo stesso contenzioso portava alla richiesta aggiuntiva del risarcimento del danno “derivante dall’abuso di ricorso ai contratti a termine”. Con ulteriori esborsi per lo Stato.
Luca Cifon

© RIPRODUZIONE RISERVATA