Istituti Tecnici Superiori, il paradosso: fondi ok ma mancano gli studenti

Calo demografico e Neet in crescita

Scuola
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di Nando Santonastaso
Sabato 20 Gennaio 2024, 08:58 - Ultimo agg. 21 Gennaio, 10:59
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Le risorse ci sono: tra quelle ordinarie europee gestite dalle Regioni e i fondi straordinari del Pnrr, circa 1,5 miliardi. Il placement, la possibilità cioè di essere occupati ad un anno dalla fine del corso o già durante il corso stesso, non è mai inferiore all'80 per cento.

E la disponibilità dei dirigenti scolastici ad allargare l'offerta formativa dei loro istituti è in decisa crescita, come in Campania, la regione leader del Mezzogiorno: a marzo toccherà ad Airola, nella Valle Caudina, che si aggiungerà alle circa 30 esperienze analoghe in svolgimento in tutte le provincie campane, in particolare nelle aree interne, ma le "candidature" fioccano, da Frattamaggiore ad Ischia. Almeno in apparenza, la "carica" degli ITS, gli Istituti Tecnici Superiori destinati agli studenti già diplomati e seguiti con enorme interesse dalle imprese, a caccia ormai spasmodica di competenze specializzate da inserire subito (o quasi) in fabbrica, sembra inarrestabile. In realtà la distanza tra Sud e Nord è ancora molto ampia e non perché ci siano deficit culturali o socio-economici insormontabili. La realtà, sembra quasi paradossale, è un'altra: mancano loro, i giovani, la materia prima di un percorso che anche grazie alla riforma del ministro Valditara (iscrizione automatica agli ITS dopo il diploma di scuola superiore) sembra offrire una nuova opportunità a chi cerca lavoro qualificato e retribuito, in tempi ragionevoli e senza emigrare.

«È proprio così conferma Carmine Tirri, Direttore dell'ITS "Bruno" di Grottaminarda, in Irpinia -: il calo demografico e la fuga soprattutto al Nord di tanti giovani in questi anni hanno reso complicato l'incontro con le imprese.

A questo si aggiungono un insufficiente livello di comunicazione, per cui è raro che le richieste delle aziende, che sono costanti e spesso quotidiane, facciano breccia nella conoscenza dei giovani, e il problema dei Neet, i giovani che non cercano un'occupazione e non vogliono più studiare».

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In altre parole, per riempire un'aula di almeno 20-25 studenti da parte di un ITS Academy (nella sola Campania ce ne sono 16 che coprono l'intera offerta di lavoro possibile nella regione) bisogna andarli a cercare casa per casa. «Anche questo è vero perché prevale la narrazione di un territorio che non offre sbocchi occupazionali immediati e costringe i giovani alla fuga», ribadisce Tirri. Di sicuro le Regioni stanno facendo di tutto per invertire la tendenza: la Campania, ad esempio, equipara gli studenti ITS a quelli del percorso scolastico ordinario garantendo anche a loro la gratuità dei trasporti pubblici. «Ma anche il livello di qualità della formazione, nei due anni previsti per ogni corso, è cresciuto tantissimo dice Bruno Scuotto, presidente della Cabina di regia della Regione per gli ITS e già alla guida di Fondimpresa, l'ente bilaterale Confindustria-sindacati -: ci sono i simulatori di volo e per la guida delle navi negli ITS che si occupano di formazione aeronautica o marittima. Si tratta di investimenti importanti che accrescono la competenza e la preparazione degli studenti. E non è detto che gli ITS siano una sorta di esclusiva per chi si è diplomato negli istituti tecnici: le porte sono aperte a tutti, anche a chi ha studiato nei licei o a chi ha iniziato il percorso universitario, ma si è ben presto reso conto che non riuscirà a portarlo a termine».

Meccatronica, cybersicurezza, gestione dell'energia ma anche turismo e casa, in tutte le componenti della filiera dell'edilizia, nell'offerta formativa. Le richieste arrivano da grandi aziende, come in Campania le Ferrovie dello Stato, il Gruppo Leonardo o Hitachi rail, ma anche da quel tessuto di pmi che nelle aree interne è più robusto e produttivo di quello che può sembrare a prima vista. Arrivano anche da qui i "cacciatori" di competenze che peraltro con gli ITS hanno comunque la possibilità di verificare subito l'affidabilità di un giovane per quel lavoro dal momento che il 50% del corso deve avvenire sul campo: «Non a caso - dice Scuotto stanno aumentando i contratti di apprendistato già durante i mesi iniziali della formazione: le imprese hanno fretta di rispondere alle loro esigenze di crescita e gli ITS possono aiutarle».

Sembra quasi di assistere ad una sorta di sfida a chi arriva prima tra formazione e Centri per l'impiego (l'età massima al momento per iscriversi agli ITS è di 35 anni) ma resta il fatto che nonostante le premesse la partecipazione dei giovani meridionali non è ancora quantitativamente all'altezza dell'opportunità. Per il 2024-25, dice Scuotto, in Campania si punta a diplomare almeno altri 5-600 studenti garantendo anche a loro, oltre tutto, la gratuita iscrizione ai corsi, coperta dalla Regione, come già avviene da alcuni anni: si tratterebbe di "aprire" almeno altre 30 aule negli Istituti che decidono di ospitare e organizzare corsi ITS. Sembrano poche ma in realtà non è così: basterà l'urgenza a convincere distratti e indecisi?

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