Papa Francesco, il messaggio alla Cop28: «La Storia vi giudicherà, bisogna abbandonare presto i combustibili fossili»

Il pontefice chiede di dirottare i soldi degli armamenti in fondi per i paesi poveri

Papa Francesco, il messaggio alla Cop28: «La Storia vi giudicherà, bisogna abbandonare presto i combustibili fossili»
Franca Giansoldatidi Franca Giansoldati
Sabato 2 Dicembre 2023, 09:28 - Ultimo agg. 4 Dicembre, 18:39
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«Lasciamo alle spalle le divisioni e uniamo le forze! E, con l’aiuto di Dio, usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l’avvenire comune in un’alba di luce». Papa Francesco è a Santa Marta ancora sofferente per l'infezione polmonare che non gli ha permesso di viaggiare fino a Dubai, ma il suo pensiero - quasi un lascito a futura memoria – arriva ugualmente alla Cop28 negli Emirati. «L'ora è urgente». La lettura del suo discorso è affidata al cardinale Pietro Parolin. «Ora come mai, il futuro di tutti dipende dal presente che scegliamo. Sono con voi perché la devastazione del creato è un’offesa a Dio, un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull’essere umano, soprattutto sui più deboli, un grave pericolo che incombe su ciascuno e che rischia di scatenare un conflitto tra le generazioni. Sono con voi perché il cambiamento climatico è un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana».

La Chiesa di Francesco è impegnata da anni a educare verso nuovi stili di vita. Francesco chiede a tutti, in particolare ai cristiani, di dare una accelerata alla transizione ecologica. Come? «Attraverso l’efficienza energetica, l'introduzione di fonti rinnovabili; l’eliminazione dei combustibili fossili; l’educazione a stili di vita meno dipendenti da questi ultimi. Per favore: andiamo avanti, non torniamo indietro (...) La Storia ve ne sarà riconoscente» 

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VITA NASCENTE

Il Papa dell'enciclica green Laudato Sì ha fatto della causa ambientale un punto fondamentale del suo pontificato, facendo diventare magistero la difesa del creato, della vita e coniando il concetto di “ecologia integrale” con la quale si legano tutti gli aspetti che collegano il creato, l'uomo e Dio (compresa la vita nascente). 

«Sono con voi – dice Francesco ai leader riuniti al vertice di Dubai - per porre la domanda a cui siamo chiamati a rispondere ora: lavoriamo per una cultura della vita o della morte? Vi chiedo, in modo accorato: scegliamo la vita, scegliamo il futuro! Ascoltiamo il gemere della terra, prestiamo ascolto al grido dei poveri, tendiamo l’orecchio alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini! Abbiamo una grande responsabilità: garantire che il loro futuro non sia negato». 

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Naturalmente nel discorso preparato mette in chiaro che i cambiamenti climatici sono di natura antropica, frutto della mano dell'uomo, e stanno causando il surriscaldamento del pianeta con contraccolpi inevitabili per l'ecosistema.

Da questo squilibrio ne derivano danni per tutti: dalla scomparsa di animali, piante e interi territori proiettati verso la desertificazione o allagati a causa dello scioglimento dei ghiacci. Squilibri che poi si proiettano sulla comunità internazionale poiché sono cause latenti di conflitti a bassa intensità, migrazioni forzate e persino epidemie. Una sorta di visione apocalittica. 

DIVISIONI
 

«L’ambizione di produrre e possedere si è trasformata in ossessione ed è sfociata in un’avidità senza limiti, che ha fatto dell’ambiente l’oggetto di uno sfruttamento sfrenato. Il clima impazzito suona come un avvertimento a fermare tale delirio di onnipotenza. Torniamo a riconoscere con umiltà e coraggio il nostro limite quale unica via per vivere in pienezza. Che cosa ostacola questo percorso? Le divisioni che ci sono tra noi (…) Assistiamo a posizioni rigide se non inflessibili, che tendono a tutelare i ricavi propri e delle proprie aziende, talvolta giustificandosi in base a quanto fatto da altri in passato, con periodici rimpalli di responsabilità. Ma il compito a cui siamo chiamati oggi non è nei confronti di ieri, ma nei riguardi di domani; di un domani che, volenti o nolenti, o sarà di tutti o non sarà. 

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GAP PLANETARIO

Francesco tocca poi il tema dei paesi poveri sui quali ricadono i danni maggiori degli ecosistemi rovinati dallo sfruttamento e dall'inquinamento dei paesi ricchi. «Non è colpa dei poveri, perché la quasi metà del mondo, più indigente, è responsabile di appena il 10% delle emissioni inquinanti, mentre il divario tra i pochi agiati e i molti disagiati non è mai stato così abissale. Questi sono in realtà le vittime di quanto accade: pensiamo alle popolazioni indigene, alla deforestazione, al dramma della fame, dell’insicurezza idrica e alimentare, ai flussi migratori indotti. E le nascite non sono un problema, ma una risorsa: non sono contro la vita, ma per la vita, mentre certi modelli ideologici e utilitaristi che vengono imposti con guanti di velluto a famiglie e popolazioni rappresentano vere e proprie colonizzazioni». 

Francesco chiede compensazioni ecologiche a favore dei paesi poveri. «Non venga penalizzato lo sviluppo di tanti Paesi, già gravati di onerosi debiti economici; si consideri piuttosto l’incidenza di poche nazioni, responsabili di un preoccupante debito ecologico nei confronti di tante altre . Sarebbe giusto individuare modalità adeguate per rimettere i debiti finanziari che pesano su diversi popoli anche alla luce del debito ecologico nei loro riguardi». 

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SOLUZIONI

La domanda che pone è una: qual è la via d’uscita? «Quella che state percorrendo in questi giorni: la via dell’insieme, il multilateralismo. (…) Quante energie sta disperdendo l’umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno! Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune! Rilancio una proposta: con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame» e realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico». 

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