Sanitari, più dell'11% non è vaccinato. Scattano trasferimenti e ferie forzate: il quadro, provincia per provincia

Sanitari, più dell'11% non è vaccinato. Scattano trasferimenti e ferie forzate: il quadro, provincia per provincia
di Paola COLACI
Sabato 8 Maggio 2021, 09:40 - Ultimo agg. 14:54
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Operatori sanitari non vaccinati, secondo il report del governo aggiornato al 30 aprile all'appello delle somministrazioni in Puglia mancano ancora 15.570 medici, infermieri e operatori sanitari al lavoro negli ospedali, nei poliambulatori, nelle cliniche private e nelle Rsa. A conti fatti l'11.7% del totale del personale impiegato nel settore della Sanità pugliese. Secondo i numeri delle Asl, invece, i sanitari no vax sarebbero poco meno di 300 in tutta la regione.

Sanitari non vaccinati, i perché

Molteplici le motivazioni. C'è chi ha rinunciato al vaccino anti-Covid per motivi di salute e chi per ragioni legate a gravidanze e maternità. Chi non si è sottoposto alla somministrazione obbligatoria perché in ferie o in congedo prolungato. Ma c'è anche chi ha rifiutato l'immunizzazione per una forma grave di fobia al vaccino certificata. La casistica di coloro che hanno detto no al medicinale anti-virus è varia e vasta. Ed è stata approfondita ieri dai vertici delle Asl pugliesi e dai responsabili di cliniche e strutture private in sede di commissione regionale Sanità convocata dal presidente Mauro Vizzino su richiesta del consigliere del Pd Fabiano Amati. Alla base dell'audizione dei vertici delle strutture sanitarie pugliesi due pilastri normativi.

Il decreto del governo che a partire dal 7 aprile ha imposto l'obbligo di vaccinazione anti-Covid a carico di tutti gli operatori sanitari, pena lo spostamento ad altre mansioni e la sospensione dello stipendio nei casi in cui il trasferimento non sia possibile. Ma anche la legge regionale approvata a febbraio che impone lo stesso obbligo di vaccinazione e prevede procedimenti disciplinari e sanzioni da 500 a 5mila euro a carico degli operatori sanitari che rifiutano di sottoporsi alla somministrazione. Dunque, i numeri delle Asl.

I dati delle Asl


A partire dall'Azienda sanitaria di Bari dove non risulta ancora vaccinato l'1,024% del personale medico e lo 0,31% di quello infermieristico e altri operatori. Più della metà, per motivi ddi salute. A fronte di due recall già effettuati da parte dei vertici della Asl, inoltre, quanti hanno detto no al vaccino sono stati ricollocati in reparti o uffici per i quali non è previsto il contatto con il pubblico. Nella Asl Bat, invece, il personale sanitario non vaccinato è pari a 13 unità, 2 delle quali con problemi sanitari. Se 10 sono stati ricollocati d'ufficio in ambienti compatibili col rischio, è stato avviato un provvedimento disciplinare a carico di un medico. Nella Asl Brindisi a fronte di 4mila dipendenti, 50 non sono stati vaccinati perché assenti dal servizio. Per 2 medici, invece, sono scattate le ferie forzate. Al vaglio la posizione di 7 tra infermieri e oss. In relazione, ancora, alla Asl Taranto i dipendenti non vaccinati al momento risultano 33: un medico, 28 infermieri, 4 oss. Anche in questo caso, la dirigenza ha programmato un'ultima chiamata prima di avviare provvedimenti disciplinari. Non pervenuto, invece, il dato della Asl Lecce e della struttura ospedaliera Panico di Tricase a causa dell'assenza in commissione dei dirigenti. In nessun caso, tuttavia, sono state applicate le sanzioni previste dal Decreto legge e dalla norma regionale.

Lo scontro politico


E sul punto è ancora scontro politico. «Il boia del patibolo allestito dal consigliere del Pd, Fabiano Amati in Commissione Sanità non è riuscito a tagliare nessuna testa. Incredibile che si ostini ancora a chiedere quante sono le sanzioni comminate con la sua legge farlocca, quando è noto a tutti che solo una legge nazionale poteva normare l'obbligatorietà della vaccinazione agli operatori sanitari» ha incalzato in una nota il capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio regionale Ignazio Zullo.
«In questa materia anche un solo No-Vax è un problema, perché in grado di scatenare una catena di contagi - ha replicato Amati - Mi duole che l'approccio al problema non tiene conto che le leggi si rispettano e che i responsabili della loro esecuzione non possono giustificare la mancata irrogazione di sanzioni con una non meglio specificata attività pedagogica, come pure abbiamo sentito dire. Non applicare la legge regionale e le sue sanzioni, concorrente con quella statale, significa disconoscere le competenze concorrenti delle regioni in materia di organizzazione sanitaria. Omettere il provvedimento equivale ad abusare dell'ufficio».

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