Avellino, arriva la sentenza: «Indossare la divisa è tempo che va pagato»

L'Azienda ospedaliera Moscati dovrà risarcire 300 mila euro di arretrati

Gli infermieri saranno risarciti
Gli infermieri saranno risarciti
di Antonello Plati
Sabato 23 Marzo 2024, 09:28
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«Il tempo per indossare la divisa, prima dell'inizio del turno, fa parte dell'orario di lavoro». La sentenza, emessa martedì scorso, del giudice Domenico Vernillo del Tribunale di Avellino (sezione Lavoro), è destinata a incidere sulla giurisprudenza. Intanto, in primo grado, è arrivata una pesante condanna per l'Azienda ospedaliera Moscati di Avellino che dovrà pagare oltre 300mila euro di risarcimento a 68 infermieri ai quali è stato riconosciuto, appunto, che i tempi di vestizione e di passaggio di consegne rientrano nell'orario di lavoro.

Una battaglia portata avanti (e per il momento vinta) dal Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche assistito dall'avvocato Domenico De Angelis: «Un'altra vittoria per gli infermieri e per il sindacato: il tempo per indossare la divisa prima dell'inizio del turno, come abbiamo sempre sostenuto, va compreso nell'orario di lavoro e, quindi, retribuito», commenta Romina Iannuzzi, segretario territoriale del Nursind di Avellino e membro della direzione nazionale. «È dal 2015 che non solo portiamo avanti questa battaglia di civiltà nelle aziende sanitarie italiane, ma incassiamo anche risultati a favore dei lavoratori. Al punto da poter dire che su questo principio la nostra sigla ha fatto giurisprudenza».

Il segretario aziendale (Aorn Moscati) del Nursind Michele Rosapane aggiunge: «Siamo felici di questo risultato: per anni la nostra organizzazione sindacale si è battuta affinché i tempi di vestizione fossero retribuiti. Fino ad agosto 2019, l'Azienda Moscati di Avellino non ha riconosciuto queste ore neppure nei cartellini marcatempo dei lavoratori. Questa sentenza dà ragione alla battaglia portata avanti dalla nostra organizzazione sindacale. Saranno previsti per ogni lavoratore cinque anni di arretrati per il mancato riconoscimento dei tempi di vestizione».

Ai 68 infermieri spetterà, nel dettaglio, una somma di circa 4mila 500 euro ciascuno, «oltre naturalmente alla soddisfazione di vedersi riconosciuto un diritto a lungo calpestato». Proprio su questo aspetto si sofferma il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega: «È sempre bello quando a trionfare sono i diritti. A maggior ragione, come nel caso dei tempi di vestizione, se parte integrante del contratto, che il datore deve rispettare. Dell'intera vicenda, infatti, l'aspetto spiacevole è quello di essere costretti ad aprire contenziosi legali per poter dare agli infermieri, categoria tra le meno pagate d'Europa, la sacrosanta retribuzione che spetta loro».

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Dalla sentenza, risulta dimostrato che gli infermieri «lavorano per il turno di 6 ore solo presso il reparto, ma osservano un orario di lavoro più esteso rispetto a questo turno, perché devono arrivare nell'ospedale alcuni minuti prima e andarsene alcuni minuti dopo per mettere e togliere la divisa. Giacché tale attività è eterodiretta dal datore di lavoro, tale surplus di orario rientra nell'orario di lavoro ordinario e va appositamente retribuito».
In buona sostanza, dunque, «i turni osservati dagli infermieri si allungano sempre rispetto a quanto prestabilito, e precisamente durano per diversi minuti in più sia prima dell'inizio effettivo delle sei ore di servizio in reparto (o del diverso turno orario di 7 o 12 ore), sia dopo la fine di tale servizio».

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