Caro bollette: la trattoria “Rino” di piazza Marconi ai saluti

Caro bollette: la trattoria “Rino” di piazza Marconi ai saluti
di Giacomo Cavoli
Venerdì 26 Agosto 2022, 00:10 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 04:48
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RIETI - I lockdown, le faticose riaperture tra la paura dei contagi e l’insofferenza delle persone nei confronti del green pass, il mondo della ristorazione sempre più frammentato nell’offerta e, infine, per concludere al peggio, i rincari di materie prime e bollette dell’energia. Così, a settant’anni esatti dalla sua apertura – era il 1952 – anziché festeggiare l’anniversario, la storica trattoria “Rino” di trattoria “Rino” piazza Marconi, a Rieti, è costretta ad abbassare definitivamente la saracinesca, fiaccata prima dalla pandemia e ora dalle bollette e dai prodotti alimentari schizzati alle stelle, in un panorama dove alzare il costo delle singole pietanze per compensare gli aumenti rischia di falcidiare la clientela sempre più contesa da decine di attività concorrenti. Insomma, un vicolo cieco contro il quale, a causa soprattutto delle bollette impazzite, le aziende reatine hanno paura di andare a sbattere nei prossimi mesi: a segnare l’esordio in negativo è, al momento, una delle storiche trattorie cittadine. 

L'addio. Massimiliano de Marco, il ristorante gestito dal suocero “Rino” – al secolo Quirino Farese, il quale a sua volta lo prese in carico dalla gestione paterna di Ennio - lo rilevò nel 2006, quando la piccola stazione di benzina di piazza Marconi gestita da Massimiliano a partire dal 1997 venne dismessa. La clientela e l’entusiasmo, fino a poco tempo dopo la crisi del 2008, non mancavano: «E fino a prima del Covid, lavorando, si riusciva ancora a sostenere le spese – racconta Massimiliano a Il Messaggero – Durante la pandemia, però, a causa dei locali chiusi e degli scarsi ristori ricevuti, sono stato costretto ad attingere ai fondi personali per poter coprire le spese di affitto e le utenze.

Poi abbiamo riaperto, ma con una clientela che non era più la stessa di prima: aperitivi e nuovi generi di cucina, come i ristoranti orientali, hanno fatto scemare l’interesse nei confronti delle trattorie, senza contare la paura dei contagi e l’insofferenza dei clienti nei confronti delle nostre richieste di esibire il green pass. Una zona poco curata come Porta Cintia non ci ha certo aiutato e il fatto che in città l’offerta di ristorazione continui ad aumentare, ma con una clientela che a Rieti resta sempre la stessa, fa sì che la torta da spartirsi fra le varie attività sia sempre più piccola. E se nel 2021 eravamo riusciti ad intravedere un minimo di speranza, la rovina di quest’anno sono state le sagre, la cui ripresa è stata sostenuta molto più attivamente rispetto ai ristoranti». 

Ma da dove arriva questo boom della somministrazione e della ristorazione? 
«Le persone si illudono che la ristorazione porti incassi giornalieri – risponde Massimiliano - ma quando si è dentro e si inizia a lavorare, ci si accorge che tutto questo grande lusso non c’è». Per non parlare poi di aumenti di cibo e bollette: «Negli ultimi mesi, 25 chili di farina, da 18 euro sono arrivati a costarne 25; un pecorino romano è passato da 6 euro e 50 centesimi a 20 euro, l’agnello da 8 a 20 euro, la pasta costa il doppio. Le bollette sono quasi raddoppiate: da 750-800 euro sono passato a 1.300-1.400, soltanto per l’energia. Oggi una pizza margherita bisognerebbe farla pagare dieci euro per poter rientrare un minimo delle spese e non so’ come facciano alcuni ristoranti a proporre menù fissi da 20 euro. Così, con le bollette che raddoppiano e le materie prime che costano di più, i risparmi sono finiti e ora sono arrivato al punto di non riuscire più a pensare di farcela per il futuro – conclude amaramente Massimiliano - Man mano che vado avanti, sono sempre più sotto. Ed essere costretto a chiudere è un dolore che non riesco ad esprimere». 

Altra attività. Al posto dello storico “Rino”, nelle prossime settimane potrebbe forse approdare una pasticceria. Ma intanto Rieti continua sempre più a perdere pezzi di storia, e non certo per la conclusione di cicli naturali.

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