Caos conti a Roma, crepe in giunta: alta tensione tra Raggi e l'assessore Mazzillo

Caos conti a Roma, crepe in giunta: alta tensione tra Raggi e l'assessore Mazzillo
di Mauro Evangelisti e Stefania Piras
Lunedì 31 Luglio 2017, 07:58 - Ultimo agg. 11:13
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Andrea Mazzillo alza bandiera bianca, ma resta in bilico. Dopo due giorni accetta di firmare l'abiura: un post su Facebook in cui si dichiara piena fedeltà alla linea M5S. La sindaca Raggi intanto prova a uscire dall'angolo e rilancia: questa settimana dovrebbe completare il rimpasto con la nomina di due nuovi assessori.

Virginia Raggi la sera prima aveva scritto «chi polemizza è fuori», eppure ieri ha trovato sui quotidiani altre frasi molto critiche dell'assessore al Bilancio che lasciavano trasparire nuove accuse all'assessore alle Partecipate, Massimo Colomban, considerato il marziano mandato da Milano.

ACCUSE
La sindaca, imbufalita, ha chiamato l'assessore al Bilancio, un tempo considerato un suo fedelissimo: «Devi smentire, altrimenti te ne vai dalla giunta. La sindaca sono io». Mazzillo ci pensa tutto il giorno, probabilmente ottiene anche qualche rassicurazione sul futuro delle nomine nelle partecipate all'origine delle sue sparate contro le ingerenze milanesi che hanno il volto del veneto Colomban. È stato lui ad accendere la miccia con una mail di fuoco spedita il 26 luglio a tutti i vertici delle partecipate in cui traduce quel pugno di ferro promesso dalla sindaca proprio sulle colonne del Messaggero il giorno prima: «Signori o qui si cambia o si muore» questo il senso. Si allegano articoli di stampa e si parla del lassismo, di comportamenti odiosi dei dipendenti, di tassi di assenteismo, delle sacche di improduttività inaccettabili.

La Raggi ha alzato la voce con Mazzillo, è vero, ma non se lo può permettere più di tanto perché c'è l'Atac a una fermata dal fallimento e il bilancio consolidato da approvare entro il 30 settembre in Comune. Non solo: in dodici mesi la sindaca ha già cambiato tre assessori al Bilancio, mettersi in piena estate a cercarne un quarto non sarebbe il massimo. Alla fine Mazzillo pubblica il post: «Condivido pienamente le linee strategiche e operative della sindaca Raggi. Queste linee sono tracciate nero su bianco nel programma elettorale del M5S. Chi parla di visioni discordanti non ha chiaro il percorso lineare a cui deve attenersi il titolare delle politiche di Bilancio. Mie considerazioni di carattere economico e finanziario sui conti di Roma Capitale e sulle sue partecipate sono state interpretate in maniera evidentemente distorta». E per chiudere un grande classico, l'attacco ai giornali: «Le ricostruzioni giornalistiche sono completamente estranee al mio pensiero». Pensare che in mattinata Mazzillo aveva consegnato ben altre frasi (non smentite) a un quotidiano economico: «Ho tenuto finché ho potuto ma per onestà intellettuale non posso più tacere. Sono il responsabile dei conti di Roma. Il debito di Atac da 1,38 miliardi per il Comune è un credito che vale oltre 500 milioni. Se oggi la società fallisce anche il Comune ha serie difficoltà e rischia il dissesto». Va detto però che Mazzillo non ha mai attaccato direttamente la sindaca, ma se l'è presa con gli assessori e i manager arrivati dal nord, dunque mandati da Casaleggio.
«Per noi Andrea Mazzillo rimane un assessore in bilico». A parlare sono le persone che hanno sentito Beppe Grillo e Davide Casaleggio nelle ore più calde di ieri. «Se un assessore, peraltro considerato vicinissimo a Raggi, inizia a mettere in discussione il nostro supporto è un problema» ribadiscono. E rincarano la dose: «Noi non vogliamo persone che facciano perdere tempo». Ecco perché ieri sul blog di Grillo giganteggiava uno degli assessori scelti dai vertici e considerata un modello: Pinuccia Montanari.

CONSIGLIERI
I consiglieri rimangono rigidi: «Andrea? Nel merito ha ragione: chi sta a Roma si deve occupare di Roma». E molti potrebbero rimanere in città a settembre e non andare a Rimini, alla festa nazionale del M5S (a domanda diretta se parteciperà o meno al raduno, l'assessore Mazzillo ha tirato dritto senza rispondere). Ecco perché la preoccupazione dei vertici è altissima: i loro input faticano a trovare un lubrificante politico negli ingranaggi della macchina capitolina, ovvero quella copertura che chiedeva il Bruno Rota degli ultimi giorni passati a Roma. «Oltre alla mano tesa di Virginia, fuori era il deserto» spiega chi ha vissuto il divorzio in diretta. Mentre si polemizza, però, la sabbia della clessidra continua a scendere e c'è sempre meno tempo per salvare l'Atac dalla catastrofe. Ancora si cerca il successore di Bruno Rota, mentre il consigliere comunale M5S Enrico Stefano, che l'ex dg ha accusato di avere tentato di raccomandare alcune promozioni e di segnalare un'azienda privata, replica (sì, sempre con post su Facebook) pubblicando l'Sms incriminato, in cui diceva di avere incontrato la società Conduent e aggiungeva: «Mi hanno presentato le loro proposte per un nuovo sistema di bigliettazione. Ho visto che loro sono già presenti a Milano, quindi immagino li conoscerai bene. Io non sono un tecnico, ma sicuramente l'attuale sistema di Atac è a dir poco obsoleto...Quando ci vediamo sicuramente possiamo approfondire il tema. Buona giornata». «Non ho scheletri nell'armadio», conclude Stefano.