Farmaci nel biberon al Bambin Gesù, le intercettazioni: «Se racconti cosa ho fatto
mi butto sotto un treno»

Farmaci nel biberon al Bambin Gesù, le intercettazioni: «Se racconti cosa ho fatto mi butto sotto un treno»
di Adelaide Pierucci
Venerdì 13 Gennaio 2017, 00:04 - Ultimo agg. 14 Gennaio, 15:01
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ROMA «Amore, io non gli ho dato niente alle bambine. Ma ora che ce le hanno tolte come fai a stare così calmo?». «Amore, cosa devo fare?», risponde il marito, «Dobbiamo far succedere qualche altro guaio?». A poche ore dalla notifica del provvedimento della sospensione della responsabilità genitoriale il papà e la mamma delle bambine avvelenate a ripetizione con i sedativi parlano tra di loro. Lui pare avere dubbi sulla moglie, ma sembra comunque confortarla. 
Intercettati dai carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci proprio per carpirne le reazioni parlottano tra di loro per trovare una soluzione. «Sto cercando di capire», azzarda lui. «Non c’è niente da capire», risponde lei, «Sul foglio c’è scritto che io gli ho dato la medicina all’una e all’altra». 

IL DIALOGO
Il marito: «Io non gli ho dato niente, tu non gli hai dato niente. Come si spiega questa cosa? Io non posso dire che sei stata tu... È stato dato però, ma da chi è stato dato?». Per i giudici le reazioni sono chiare: «La donna cerca la comprensione o l’appoggio del coniuge a cui si dichiara innocente, mentre il marito si mantiene calmo combattuto tra il non poter certamente dire agli operanti che sia stata la moglie e l’invitare tuttavia la coniuge, a dire la verità». Ma lei non cede, semmai minaccia altro: «Mi butto sotto un treno». Oppure: «So io come riprenderle le bambine». Anche il nonno materno non è convinto del comportamento della figlia. «Già la scampaste l’altra volta...» dice, facendo riferimento ai ricoveri dell’altra bambina. E alla figlia che giura di non aver dato nulla alle piccole risponde a tono: «Io te lo dissi che arrivavano gli assistenti sociali. Non c’è niente da fare. Quelli dicono che tecnicamente hai dato ‘sta roba e tutto il resto per la seconda volta». E quando lei prova ancora a difendersi: «Ma io non gli ho dato niente», lui la incalza di nuovo, «Praticamente era una cosa che io te l’ho detto dal primo giorno, ricordi le parole di tuo padre, dice che tu li hai questi medicinali e tutto il resto dopo...». «Hanno detto che le condizioni del tuo cervello non sono buone, ma praticamente hai bisogno di uno psicologo».
Fino a confessare con disperazione: «E il dolore tu lo tieni ma pure io che pensi che non ce l’ho, tengo un dolore che la cosa brutta sai qual è che mentre tu lo tieni mo’ sto dolore, io lo tengo da mesi e mesi e mesi, perché io è una cosa che io sapevo già che sarebbe successa... Secondo te io per quale ragione non dormivo la notte e tutto il resto, non dormivo per questi fatti qua, perché come tu hai una spada che taglia la testa da un momento e l’altro. Ed è successo». 
«Quelli te le levano», aggiunge ancora, «Tu nella tua vita non è che te lo devo dire io, hai sbagliato dalla A alla Z... e purtroppo quelli pure a Roma te l’hanno mandato indipendentemente che te l’hanno mandato quelli di Napoli, ma quello già lo scampaste per un filo l’altra volta, quando è stato il fatto dell’altra, che ti devo dire...».

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