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Medici di base, ne arrivano altri 600, ma il maxi-concorso svuota i reparti d'urgenza

Pubblicato il bando per la scuola di formazione dei nuovi dottori di famiglia, degli oltre 500 camici bianchi già iscritti in molti provengono dai pronto soccorso

di Camilla Mozzetti
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 11 Febbraio 2023, 07:46 - Ultimo agg. : 12 Febbraio, 11:45
3 Minuti di Lettura

È stato pubblicato lo scorso primo febbraio il nuovo concorso per l'accesso alla scuola di formazione per medici di base della Regione Lazio. E le sorprese sono due: per il prossimo triennio quasi 600 persone (577 per l'esattezza) si sono candidate per diventare medici di famiglia. Un numero così alto rassicura, considerati i pensionamenti, compresi quelli anticipati, e le zone "carenti" che pure ci sono in molti quartieri della Capitale con residenti che non sanno a quale medico iscriversi perché quello di zona è "pieno". Ma molti di loro tuttavia provengono dai pronto soccorso. Perché si può fare: candidarsi ed entrare, pur avendo già un contratto di lavoro e una specializzazione in tasca nelle diverse branche della medicina, nel corso triennale per essere impegnati poi nel territorio. Altro che posto fisso in ospedale, magari valeva un tempo, oggi l'ambizione cambia volto sulla scia dello stress che la pandemia da Covid-19 ha comportato negli ospedali, per le aggressioni, sempre più ricorrenti nei reparti Dea, e pure - diciamolo - per la retribuzione che poi si ottiene. Un medico di famiglia guadagna di più rispetto ad un collega di pronto soccorso. Il lavoro è lo stesso?


I NUMERI
Certo, tutti medici sono. E così scorrendo l'elenco degli ammessi si scopre ad esempio che diversi "studenti" già operano nei Dipartimenti di Medicina d'urgenza del San Camillo o del San Giovanni che sette (addirittura) sono nell'organico del triage dell'ospedale di Latina. Espatri anche dal Sant'Eugenio e pure dal Grassi di Ostia, zero invece dall'Umberto I. Chiaramente a queste uscite non corrispondono nuovi ingressi per i reparti d'emergenza degli ospedali laziali. I numeri sono negativi da anni, basta vedere quanti sono i neolaureati che concorrono per un posto nella scuola di specializzazione di Medicina d'urgenza rispetto a chi, ad esempio, senza nulla togliere alla specialità sceglie, per dire, Fisiatria.


Già oggi l'assistenza che viene erogata nei pronto soccorso supera a volte i limiti del possibile. Medici costretti a raddoppiare i turni settimanali, posti letto nei reparti che arrivano a liberarsi con lentezza acuendo il fenomeno del "boarding", aggressioni quasi all'ordine del giorno con la reintroduzione dei posti di polizia.


«EMORRAGIA PERICOLOSA»
«Il primo febbraio è stata resa pubblica la graduatoria degli ammessi al concorso per la Medicina di base e in questa graduatoria, molto ricca, ci sono tanti medici d'urgenza che lavorano nei pronto soccorso - commenta Giulio Maria Riccuto, a capo del Simeu Lazio, il sindacato che riunisce i primari di pronto soccorso - questo significherà, dove venisse confermata la loro partecipazione, un vero e proprio dramma. In 17 strutture abbiamo trovato ben 32 colleghi che si sono candidati. Noi con questa ulteriore fuga affonderemo ma non saremo i soli perché nella graduatoria ci sono anche altri colleghi di diversi reparti (un centinaio) a testimonianza di come il lavoro in ospedale sia ormai poco attrattivo rispetto alla tanta vituperata attività territoriale».

Anche la categoria territoriale non è certo esente da problematiche e carenze organiche. Assenze che di fatto portano in molti casi i medici di famiglia ad avere più di mille mutuati e come si può prestare una giusta attenzione ad ognuno di loro? Il danno peggiore però è per gli ospedali: «Questo deve far riflettere ancor di più sia il ministero che la Regione - conclude Ricciuto - la situazione è al limite, l'assistenza ospedaliera sarà gravemente colpita».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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