Roma, incidente Corso Francia, la difesa di Genovese: «Non ho visto Gaia e Camilla»

Roma, incidente Corso Francia, la difesa di Genovese: «Non ho visto Gaia e Camilla»
Roma, incidente Corso Francia, la difesa di Genovese: «Non ho visto Gaia e Camilla»
di Valentina Errante
Sabato 24 Ottobre 2020, 00:33
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«L’evento era imprevedibile e non evitabile». Si sarebbe basata su questi due concetti, ieri, l’arringa di Gianluca Tognozzi, che, insieme al professore Franco Coppi, difende nel processo con rito abbreviato Pietro Genovese, il giovane imputato dell’omicidio stradale di Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli. 
Secondo Tognozzi, nella notte, tra il 21 e il 22 dicembre dello scorso anno, quando le due sedicenni sono morte nel violentissimo impatto con il Suv in corso Francia, Genovese non poteva prevedere che le due ragazze, in quella notte di pioggia, attraversassero con il rosso, fuori dalle strisce pedonali, in una strada a scorrimento veloce.

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Non solo, Tognozzi è partito dalla perizia disposta dal pm Roberto Felici, che per l’imputato ha chiesto una condanna a cinque anni.

In base agli accertamenti, il Suv del ragazzo viaggiava a velocità molto sostenuta e le due vittime si sarebbero salvate se Genovese, partito con il verde dal semaforo che precede la rampa per piazzale Clodio, non avesse spinto il piede sull’acceleratore. Ma per l’avvocato non è così. 


L’ARRINGA


Tognozzi avrebbe contestato le conclusioni. I tecnici hanno sottolineato che né Gaia e Camilla potevano vedere il Suv in arrivo, né l’imputato poteva accorgersi delle due ragazze. La visibilità, è stato riconosciuto, era ostruita da un’auto (non è mai stato identificato il conducente) che era arrivata pochi secondi prima, il conducente aveva frenato accorgendosi delle sedicenni che attraversavano e riuscendo ad evitarle. È l’auto che Genovese supera da sinistra, travolgendo Gaia e Camilla che continuano la loro corsa. Tognozzi avrebbe sottolineato, come dal video della telecamera di una pompa di benzina agli atti dell’inchiesta, emerga che proprio quell’auto, prima di evitare le ragazze, fosse partita insieme al Suv appena scattato il verde al semaforo.

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Eppure è arrivata prima, dunque viaggiava a velocità maggiore rispetto a quella dell’imputato. E, nonostante questa circostanza, è riuscita a frenare. Genovese, insomma, secondo l’avvocato, non si sarebbe accorto e avrebbe travolto le ragazze, anche se avesse viaggiato a 50, anziché a 90 chilometri orari, perché non poteva vederle. La sentenza del processo è prevista per venerdì prossimo, quando il professor Franco Coppi concluderà la difesa. Genovese che, nel giorno della requisitoria, ha reso dichiarazioni spontanee, intanto è ai domiciliari dallo scorso 26 dicembre. 

 

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