Camerota, l'inchiesta sugli appalti pilotati: il pm chiede 134 anni di carcere

Il pm «salva» solo dieci persone tra vigili urbani e collaboratori Soget, per loro chiesta l'archiviazione

Un'aula di tribunale
Un'aula di tribunale
di Carmela Santi
Mercoledì 21 Febbraio 2024, 06:20 - Ultimo agg. 11:51
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Per gli imputati del processo Kamaraton arriva la richiesta di 134 anni di carcere. Presso l’aula bunker del carcere di Fuorni a Salerno si è tenuta una nuova udienza del processo partito dall’inchiesta che nel maggio 2019 portò nel comune di Camerota all’esecuzione di diverse misure cautelari. Al termine delle indagini 44 persone sono finite alla sbarra: tutti imputati che fino al 2016 avevano rivestito la carica di amministratori locali, dirigenti e dipendenti dell’Ente, consulenti, in tal caso fornitori del comune cilentano.

Terminata l’istruttoria dibattimentale, protrattasi per decine e decine di udienze attraverso l’esame di numerosissimi testimoni, di consulenti tecnici e l’esame di alcuni tra gli imputati, è toccato al pm titolare dell’indagine, Vincenzo Palumbo, tenere una lunga requisitoria, durata oltre tre ore, con la quale si sono riassunte le fasi delle indagini effettuate soprattutto attraverso intercettazioni ambientali e telefoniche ed analizzato il dipanarsi del processo attraverso i diversi momenti. Al termine, poi, le richieste di condanna.

Per dieci imputati, invece, è stata richiesta l’assoluzione. Si tratta di alcuni ex-appartenenti alla Polizia Locale, ma anche di tutti coloro che, a vario titolo, nel periodo delle indagini avevano incarichi o collaboravano con la Soget Spa, agente esterno per la riscossione dei tributi comunali. Negli altri casi, invece, pesanti le conclusioni della Procura. Chiesti, complessivamente 134 anni di carcere, con posizioni più delicate per i componenti della Giunta Comunale di quegli anni, per l’ex-direttore generale dell’Ente e per alcuni funzionari apicali ed un consulente esterno.

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Le indagini, partite nel 2012, dall’accertamento dell’appropriazione da parte di alcuni funzionari pubblici del Comune di Camerota dei proventi derivanti dalla tassa per l’occupazione degli spazi e delle aree pubbliche “Tosap”, aveva evidenziato un “collaudato sistema criminoso” come delineato dall’allora Procuratore capo presso il Tribunale di Vallo della Lucania Antonio Ricci.

Nel centro costiero del cilento era stata realizzata una vera e propria rete in grado di controllare la quasi totalità delle gare di appalto del Comune di Camerota, pilotandole verso società con a capo imprenditori collegati direttamente agli amministratori da vincoli di parentela, amicizia o comuni interessi economici. A finire alla sbarra ex politici, funzionari e professionisti, tutti che avrebbero avuto a che fare con la giunta che ha amministrato dalla seconda metà del 2012 ai primi mesi del 2017 tra cui gli ex sindaci Antonio Troccoli e Antonio Romano. «Dalle prove documentali delle intercettazioni – come spiegarono gli investigatori – sarebbe emersa l’esistenza di un “collaudato sistema comunale” basato su logiche affaristiche e clientelari, funzionale alla spartizione illecita degli appalti a favore di imprenditori amici in un circolo vizioso ed impenetrabile, a discapito dell’efficienza, trasparenza e buona organizzazione dell’azione amministrativa».

Si trattava di un sistema grezzo ma estremamente efficace. Per i peculati per esempio veniva rilasciata “regolare ricevuta”, una condotta indicativa della sostanziale anarchia che regnava nell’ente comunale di Camerota, dove la gestione dell’apparato amministrativo era totalmente svincolata dalle regole in materia e soggiaceva esclusivamente al volere degli associati». La finalità era quella della conservazione del potere, “un affare per pochi amici”. Il processo è stato aggiornato al 4 marzo prossimo, con la discussione della parte civile e le prime posizioni delle difese. Si andrà poi avanti, con un fitto calendario, fino al 24 giugno 2024, data in cui potrebbe esserci la decisione del Collegio Penale che porrà fine, almeno con riferimento al primo grado di giudizio, ad una delle pagine più delicate della storia della cittadina cilentana.