Battisti, Franco Zanetti racconta il disco-confessione: «Su Mogol ha ragione la vedova…»

Battisti, Zanetti racconta il disco-confessione: «Su Mogol ha ragione la vedova…»

Lucio Battisti e Grazia Letizia Veronese
Lucio Battisti e Grazia Letizia Veronese
di Maria Francesca Troisi
Mercoledì 27 Settembre 2023, 18:04
4 Minuti di Lettura

Il critico (salernitano) Donato Zoppo dedica un saggio a ‘E già’, uno dei dischi più sperimentali e meno compresi di Lucio Battisti, e il primo dopo la discussa separazione da Mogol. Vale a dire una transizione tra due fasi che porterà al galeotto incontro con Pasquale Panella.

Per questo, Battisti che indaga verso nuove prospettive e orizzonti, imbrocca un altro approccio con la musica e con la vita insieme. ‘E già’.

Un “passo di lato”, come ben sintetizza Franco Zanetti (direttore di Rockol.it e autorevole esegeta battistiano) nella prefazione di questo “Scrivi il tuo nome su qualcosa che vale”. Omaggio al genio di Poggio Bustone, nel 25esimo anniversario della morte e a un passo dalla tre giorni commemorativa a Milano.

Zanetti, che disco è ‘E già’?

«Un disco cerniera, che tiene insieme e contemporaneamente separa l'era mogolliana da quella panelliana.

Quando è uscito ha sorpreso, perché totalmente elettronico, e non se ne sentivano così all'epoca. Non è un capolavoro, ma sicuramente interessante, e per via dei testi, a prescindere che siano stati scritti da Grazia Letizia Veronese (vedova Battisti), composti insieme o solo da Lucio. Questo perché è il taglio più personale e autobiografico di tutta la produzione, con riferimenti alla sua passione per il windsurf, per la musica, per la tecnologia e via dicendo».

Video

Lo diceva, è un disco che anticipa l'elettronica-pop: cosa è mancato per essere anche memorabile?

«Benché sia autobiografico, è debole nella parte testuale, e anche se ha venduto abbastanza, ha pagato la promozione inesistente, Lucio era già sparito in tal senso». 

Eppure continua il braccio di ferro Battisti-Mogol nel botta e risposta con la vedova: l'accusa è di sfruttare il nome del marito. Che idea s'è fatto?

«Per essere tranchant, ha ragione lei». 

Del resto, come ha scritto una volta, sul mercato della nostalgia battistiana ci hanno campato in tanti.

«Gente che ha incrociato brevemente o più a lungo l'attività professionale o privata di Lucio, e che continua a prestarsi a certe rievocazioni, spesso fatte male».

Si riferisce, immagino, al docufilm in onda sulla Rai, dov'è stata tagliata in toto la produzione con Panella.

«Per forza, non si può raccontare Battisti dimenticando 15 anni della sua attività discografica».

S'è chiesto perché?

«Non so se la regista avesse già in mente la messa in onda su Rai Uno, che essendo generalista è interessata al Battisti popolare». 

Quindi una scelta narrativa.

«Il titolo, ‘Lucio per amico’, fa pensare che abbiano cercato chi poteva raccontare del primo periodo. Pasquale Panella non si concede alle interviste, e fa bene, ma spero sia stato almeno interpellato e poi abbia declinato. Perché finire per tre minuti in qualcosa di così squilibrato non è il massimo».

Pensa che Battisti si sarebbe opposto alla diffusione delle sue opere?

«Credo che l'intento di ogni artista sia diffonderle».

Da questo lato allora appoggia Mogol.

«Non proprio. C'è solo una persona che può conoscere il desiderio di Lucio, e questa persona è la moglie: noi non abbiamo il diritto di immaginare che menta, per qualsivoglia motivo. Comunque non si è mai opposta alla diffusione dei dischi, ma al mare magnum di Spotify dove c'è di tutto e di peggio, e infatti la parte presente è ascoltata in maniera così distratta e scadente dal punto di vista qualitativo, che non si può darle torto».

Anche perché lo streaming, in questo caso, non ha fatto faville.

«Appunto, salvo un po' di curiosità iniziale».

Un'ultima: che canzone di ‘E già’ consiglierebbe all'ascolto?

«Quella che titola l'album, perché semplice e senza inciampi nella scrittura».

© RIPRODUZIONE RISERVATA