Salerno, bimbo in fin di vita al Santobono: la procura vaglia la posizione dei genitori

Proseguono le indagini della Squadra mobile per accertare cosa sia accaduto in quella casa

L'ospedale Santobono di Napoli
L'ospedale Santobono di Napoli
di Petronilla Carillo
Domenica 14 Gennaio 2024, 06:40 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 07:31
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Sarà la procura di Salerno ora a dover vagliare la posizione dei due genitori dei bimbo finito in fin di vita al Santobono di Napoli per una forte meningit alla luce degli ultimi esami che hanno confermato la presenza di droga nelle sue urine anche se di lieve entità. Sul tavolo dei magistrati, ci sono diverse ipotesi da vagliare. Tutto ciò mentre il piccolo continua ad essere grave ma stabile. Ma procediamo con ordine. 

La procura di Salerno ha delegato le indagini alla Squadra mobile che, ora, dovrà ricostruire esattamente quando accaduto nell’abitazione della coppia. Nel mirino degli inquirenti ci sarebbe in particolare la mamma che, al momento, non è indagata: sarebbe stato lei, dopo aver preso l’ultima dose di droga, a poter aver fatto inalare parte della polverina al figlioletto che, però, ricordiamo è in gravi condizioni di salute per il virus che lo ha colpito e non per l’assunzione di droga. E questo perché lo aveva preso lei i n braccio per portarlo in ospedale. La meningite. E questo è un altro fronte da valutare per gli inquirenti: il bambino, difatti, non sarebbe stato vaccinato contro questo virus. Vaccino che, dal 2017, è diventato obbligatorio. I genitori, già sotto attenzione del tribunale dei Minori, avrebbero riferito che è stato un ritardo legato a problemi di Covid che avrebbe infettato i loro figli. Quello che però rappresenta un piccolo punto di svolta è che entrambi, padre e madre, sono collaborativi: sarebbero stati loro stessi ad autodenunciarsi quando, nelle urine del loro bimbo di tre mesi, sono stati tracciati residui di cocaina. Sono stati loro a riferire ai medici quando accaduto: che ne avrebbero fatto uso ma che assolutamente non l’hanno data al figlioletto. L’avrebbero fumata, secondo quanto trapela dagli ambienti medici. Il piccolo, dunque, potrebbe averla inalata involontariamente. Tracce di droga sarebbero uscite dalla cromatologia, eseguita dall’azienda ospedaliera Vanvitelli di Napoli, nelle urine e non nel sangue. Ecco perchè le analisi del Santobono, effettuate sul sangue sono uscite «pulite». La madre, inoltre, avrebbe anche riferito che non allatta il bambino. Dunque, l’assunzione di cocaina da parte del piccolo sarebbe stata una tragica fatalità. 

L‘ospedalizzazione del bimbo è di martedì quando viene portato dai genitori al pronto soccorso del Ruggi. Il piccolo aveva la febbre a 38 e sembrava addormentato. I medici della Pediatria che lo hanno soccorso hanno da subito ipotizzato una infezione del sangue poi certificata dalla tac: sepsi in corso riconducibile ad una meningite. Le analisi delle urine hanno poi messo in allarme i sanitari perché hanno rivelato presenza di cocaina. È stato allora che i genitori hanno raccontato di essere entrambi tossicodipdenti. In un primo momento si è pensato che la presenza di droga potrebbe aver complicato ulteriormente il quadro clinico del piccolo che, nel frattempo, peggiorava a causa dell’infezione. Così è stato trasferito in eliambulanza al Santobono di Napoli dove è arrivato in codice rosso: qui è stato intubato e trasferito in terapia intensiva pediatrica dove è ancora ricoverato anche s ei medici continuano a dire che non la meningite non è arrivata ad uno stadio ritenuto irreversibile.

Il piccolo è anche stato portato, nell’immediatezza dell’arrivo a Napoli in sala operatoria dove gli è stato posizionato un catetere di monitoraggio della «pressione intracranica» e per il prelievo di un campione di liquido risultato poi positivo al batterio della meningite.

I tre fratellini, il più grande di undici anni, che nelle ultime settimane vivevano con i nonni a causa di alcuni lavori nella loro abitazione, sono intanto stati trasferiti in una casa famiglia.

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