Covid a Salerno, la protesta degli invisibili
chiusi ma a porte aperte: «Incassi dimezzati»

Covid a Salerno, la protesta degli invisibili chiusi ma a porte aperte: «Incassi dimezzati»
di Barbara Cangiano
Venerdì 6 Novembre 2020, 08:22 - Ultimo agg. 12:47
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In piazza Portanova, ieri sera, c'erano tutti: fiorai, albergatori, ristoratori, agenti immobiliari, volti storici del commercio salernitano, operatori del wedding e imprenditori del settore carburanti. In oltre cinquanta hanno aderito alla protesta pacifica indetta da Federmoda in quattro piazze campane dal titolo «Invisibili», per chiedere aiuti concreti al Governo e alla Regione. «Siamo chiusi ma con le porte aperte» è la frase che meglio sintetizza l'esasperazione del terziario, messo in ginocchio dal primo lockdown e ora costretto a licenziare i dipendenti o addirittura a chiudere le attività perché i clienti sono evaporati con la stessa rapidità con cui sembra averlo fatto la rete dei tracciamenti. Ma non è il Covid il loro nemico: «Il problema tuona Sabatino Senatore di Vog è che siamo completamente abbandonati a noi stessi».

Una prima, timida, vittoria, però, Confcommercio sembra averla spuntata. Ad annunciarla è Giuseppe Gagliano di Federalberghi: «Lunedì saremo ricevuti in Regione dagli assessori alle Attività produttive ed al Bilancio dice Finora ci hanno sempre negato qualsiasi forma di confronto. Speriamo che sia un segnale positivo per tutti». Le richieste che saranno avanzate, spiega Marco Salvatore, promotore dell'iniziativa, sono chiare: «Almeno il 200 per cento come contributo a fondo perduto rispetto al mancato fatturato, la Cig per i dipendenti, crediti di imposta sui fitti, sospensione delle tasse comunali e regionali.

E in più, un ragionamento sulle scorte di magazzino, sulle quali si potrebbe intervenire congelando l'Iva». Le imprese sono al collasso e si stima che il calo del fatturato abbia già superato quota 50 per cento. Del resto basta passeggiare in un centro storico spettrale e in un corso dove pochi si dedicano alla passeggiata, per constatare che la maggior parte delle attività aperte è drammaticamente vuota.

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Anna Coviello dell'atelier Valery shop di Paestum è arrivata da Paestum: «La nostra attività vende esclusivamente abiti da sposa e da cerimonia racconta In tre settimane abbiamo incassato settanta euro, motivo per cui siamo stati costretti a non rinnovare i contratti per dieci dipendenti stagionali. Siamo rimasti io e mia nipote, ma non so fino a quando reggeremo». Nelle stesse condizioni si trova anche Gabriele Esposito di Federfiori: «Solo nel week end dei morti abbiamo perso il 70 per cento degli incassi. Siamo martoriati. Nel Salernitano si appresta a chiudere la metà delle attività, una cifra ben superiore al 30 per cento nazionale. Speriamo di poter essere inseriti nel decreto di filiera dell'agricoltura, altrimenti sarà un'ecatombe». Carlo Brancaccio, icona dell'abbigliamento in città, non nasconde le preoccupazioni: «Di fatto siamo in lockdown. Fomentare la paura non aiuta nessuno». Gli fa eco Stefania Pezzuto del negozio di abbigliamento Primus: «I numeri sono drammaticamente cambiati da quel famoso venerdì in cui De Luca minacciò di chiudere tutto. Dal giorno seguente in poi è stato come camminare in una città devastata dal terremoto. Questa strategia ha distrutto quel disperato ritorno alla normalità che ci aveva dato una boccata di ossigeno. Nessuno nega la pandemia, ma seminare il panico ha peggiorato la situazione». 

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Sulla stessa linea Veronica Ingino di Way, a Pastena: «Non si vede un cliente. L'ultimo incasso risale al 14 ottobre. Il terrorismo mediatico del presidente della Regione ci ha dato il colpo di grazia. E ora saremo costretti a chiudere, senza che nessuno ci risarcisca. Sono profondamente amareggiata. L'emergenza sanitaria è stata gestita malissimo a tutti i livelli purtroppo». Vicino ai commercianti c'è anche Mario Ventura della Fipe e titolare dell'Emmanuel Cafè: «Anche chi non è stato colpito dalle restrizioni orarie come noi, vive un momento difficilissimo. È fondamentale essere uniti». Non va meglio per gli agenti immobiliari, come conferma Giovanni D'Agostino della Fimaa: «È bastata un'apparizione televisiva del nostro presidente di Regione per vedere saltare uno dietro l'altro gli appuntamenti che erano stati già fissati. Al momento registriamo un calo del 40 per cento e non siamo ottimisti per il futuro». Ottimista non lo è neppure Giovanni Marone, vice presidente Confcommercio e titolare della catena Benny Oil: «Senza ristori non si va da nessuna parte. Il margine di guadagno sui carburanti è bassissimo, a meno di non fare grandi volumi che in questa fase, com'è presumibile, non ci sono».
 

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