Cilento, allarme legionella: altri tre casi accertati

Per la donna di Paestum rientrata da Arezzo non c'è stato nulla da fare

È allarme legionella
È allarme legionella
di Carmela Santi
Lunedì 23 Gennaio 2023, 08:45 - Ultimo agg. 18:33
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Era originaria di Paestum la donna di 64 anni deceduta all'ospedale San Luca di Vallo della Lucania, colpita da polmonite da legionellosi dopo un ricovero in una struttura sanitaria di Arezzo. Mentre in Toscana si continua ad indagare per far luce sul grave episodio, nel Cilento resta alta l'attenzione. Non è stato infatti l'unico caso di legionella registrato sul territorio a sud di Salerno. Almeno quattro i casi accertati nelle ultime settimane. Tutti episodi con origini diverse, non collegati e che purtroppo hanno fatto registrare anche un altro decesso.

Giorni dopo la morte della 64enne, non ce l'ha fatta a superare il contagio da legionella anche una sessantenne di Castellabate arrivata al San Luca con febbre forte e difficoltà respiratoria. La donna, come il caso di Paestum, è deceduta poco dopo giorni il suo arrivo in ospedale di Vallo. Subito l'ufficio di Prevenzione collettiva dell'Asl di Salerno competente per territorio ha avviato le indagini di rito per risalire al contagio. A quanto pare la donna si sarebbe ammalata dopo essere stata ospitata in un appartamento di Agropoli.

Per lei purtroppo non c'è stato nulla da fare.

È andata meglio a un papà residente a Casal Velino contagiato in una struttura di accoglienza di Genova dove era andato per accompagnare il figlio ammalato. Mentre il bambino era ricoverato all'ospedale Gaslini, l'uomo aveva trovato ospitalità in una struttura aperta ai genitori dei bimbi ammalati. Anche in questo caso sono partiti gli accertamenti che hanno consentito di appurare che l'uomo era stato contagiato utilizzando l'acqua della casa di accoglienza. Fortunatamente il papà di Casal Velino ha superato la fase acuta del contagio, per lui è stato scongiurato il peggio. All'attenzione dell'ufficio di Prevenzione che opera sul territorio cilentano anche un altro caso di un paziente che avrebbe contratto il batterio della legionella in una struttura turistica all'estero.

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In tutti i casi non appena la malattia è stata diagnostica e oggi c'è una grande attenzione essendo in grado di eseguire specifici esami, i sanitari dell'ospedale San Luca hanno avviato subito l'iter previsto non solo per curare i pazienti ma anche per scongiurare altri contagi. Come da prassi, il direttore sanitario informa subito l'ufficio di prevenzione che avvia le indagini necessarie a risalire all'origine del contagio. Il batterio ha tempo di incubazione che va dai due ai dieci giorni. L'iter è stato seguito anche per la donna di Paestum rientrata da Arezzo per ma quale purtroppo non c'è stato nulla fare. I controlli sono scattati subito nella clinica San Giuseppe Hospital di Arezzo dove secondo la ricostruzione fatta dall'ufficio di igiene pubblica, la donna dal Cilento era arrivata il 14 novembre per essere sottoposta ad un intervento chirurgico di protesi d'anca. Dopo cinque giorni è stata dimessa dalla clinica per fare rientro a casa. Dopo alcuni giorni ha accusato febbre e successivamente difficoltà respiratorie che induce i familiari a rivolgersi all'ospedale di Vallo della Lucania dove viene ricoverata con successivo trasferimento nel reparto di terapia intensiva per una polmonite che fa inizialmente a pensare al Covid, anche se poi si scoprirà trattarsi di legionella. Nonostante la signora non soffrisse di patologie polmonari pregresse, che nella malattia del legionario sono una delle principali cause di rischio, le sue condizioni si sono aggravate in poche ore: al terzo giorno la morte con la diagnosi di polmonite provocata da legionella.

Dopo la segnalazione partita dall'Asl di Salerno sono partiti gli accertamenti nella clinica privata aretina. Sono state finora 4 le ordinanze per la disinfezione della clinica toscana da parte del sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli. «La vicenda ripropone l'endemico problema della migrazione di pazienti campani verso le strutture sanitarie, soprattutto private, del centro e del nord del paese - dice la consigliera regionale Paola Raia, vice presidente della Commissione Sanità -. Migrazione, spesso dettata, dalla errata convinzione che altrove la sanità funzioni meglio e dia migliori garanzie nel sottoporsi ad operazioni e cure».
 

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