Cimitero di Battipaglia, tre arresti:
ai domiciliari imprenditore affiliato al clan

Cimitero di Battipaglia, tre arresti: ai domiciliari imprenditore affiliato al clan
Martedì 21 Luglio 2020, 12:54 - Ultimo agg. 21:24
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Scoperta dai carabinieri della compagnia di Battipaglia una truffa ai danni dei cittadini che usufruivano dei servizi cimiteriali del comune. I militari hanno eseguito un'ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal gip del Tribunale di Salerno nei confronti di Cosimo Melillo, imprenditore edile 59enne, Teodoro Loffredo, 61enne dirigente del servizio cimiteriale del Comune di Battipaglia, e Ranieri Vitale, 58enne dipendente comunale addetto proprio servizio cimiteriale. Nei confronti dell'imprenditore sono stati disposti gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, mentre per gli altri due soggetti è stata disposta la sospensione dall'esercizio dei pubblici uffici. I capi di accusa nei confronti dei tre sono di corruzione, truffa aggravata e abuso d'ufficio.
 


L'indagine, avviata l'estate scorsa dall'Arma, trae origine dall'anomala presenza all'interno del cimitero di Battipaglia di Melillo, soggetto già gravato da una condanna per 416 bis del 2008, in quanto ritenuto sodale del clan camorristico Giffoni-Noschese, all'epoca egemone sul territorio. In particolare, ha destato sospetto il fatto che quest'ultimo eseguisse la quasi totalità delle operazioni di polizia mortuaria, fuori dai formali circuiti amministrativi dell'ente locale. Le indagini, dirette e coordinate dalla Procura della Repubblica di Salerno, hanno portato alla luce uno stabile patto corruttivo tra pubblici funzionari ed imprenditori in danno del Comune di Battipaglia e dei privati cittadini, indotti con l'inganno a versare somme di danaro dall'ammontare variabile per ottenere i servizi cimiteriali. Al Cimitero di Battipaglia, oltre ai due dipendenti coinvolti, erano assegnati diversi operai specializzati abilitati a svolgere le operazioni di polizia mortuaria, che di fatto erano inutilizzati. L'operazione «Ade» ha svelato come i due impiegati comunali sospesi, in combutta con l'uomo, violassero stabilmente tale regime, intascando direttamente i soldi da parte di privati cittadini. Tra le misure irrogate, vi è anche il sequestro preventivo «per equivalente» di somme di denaro, ovvero di beni mobili ed immobili appartenenti agli indagati fino a concorrenza degli importi costituenti il documentato profitto dei reati, ammontante a circa 25mila euro. 

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