Coronavirus a Salerno, apre il da Procida:
«Ma l'ospedale è davvero sicuro?»

Coronavirus a Salerno, apre il da Procida: «Ma l'ospedale è davvero sicuro?»
di Sabino Russo
Domenica 5 Aprile 2020, 13:00 - Ultimo agg. 6 Aprile, 01:21
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Riapre come ospedale covid-19 il Da Procida. Se tutti i tasselli si incastreranno così come programmato nel corso della riunione operativa di ieri, domani si parte anche col trasferimento dei pazienti nel nosocomio di via Calenda. Si inizia con l'attivazione dei posti di degenza di malattie infettive e pneumologia, col supporto di un laboratorio di radiologia e una guardia rianimatoria. Sono stati 186 i tamponi esaminati ieri nei laboratori di Ruggi ed Eboli, di cui 16 positivi. Tra i test c'erano anche alcuni dei tamponi fatti ai medici del Fucito di Mercato San Severino, dopo che il kit rapido aveva dato esito positivo. Tutti sono risultati negativi.

Saranno 56 i posti di degenza previsti in questa prima tappa di interventi, al termine di tutti i lavori saranno complessivamente 80. Il piano di interventi al Da Procida, per un importo di 1,7 milioni di euro, interessa la creazione della terapia intensiva al terzo piano e di quella sub-intensiva al secondo, per un costo di quasi un milione. Il resto della spesa è destinato ai lavori per i posti di degenza al secondo e al primo piano. Il nosocomio di via Salvatore Calenda, al termine dei lavori, avrà 114 posti letto a intensità di cura crescente, di cui 8 posti di terapia intensiva e 6 di sub intensiva, da realizzarsi entro la fine di aprile. Nel frattempo, però, dubbi sugli interventi al Da Procida, vengono sollevati dai sindacati dei camici bianchi, che chiedono di sapere, dettagliatamente, tutti i percorsi sanitari previsti per l'utilizzo del nosocomio come ospedale covid-19. «Vogliamo conoscere, inoltre, tutti i presidi tecnici, strutturali, logistici, organizzativi, umani e professionali per assicurare una adeguata assistenza e garantire la sicurezza ai pazienti eventualmente ricoverati presso il plesso ospedaliero - scrivono in una missiva ai vertici del Ruggi - Chiediamo di conoscere, infine, l'esito del collaudo tecnico che ha certificato l'idoneità del Da Procida come sede di ricovero per pazienti covid, poiché a quanto è dato sapere persistono, invece, notevoli carenze strutturali, tecnologiche e organizzative, tali da mettere a repentaglio la salute dei pazienti e la qualità dell'assistenza sanitaria offerta dal personale colà dislocato». Sulla questione trasferimento di malattie infettive al Da Procida interviene anche il tribunale del malato, che esorta l'azienda ospedaliera universitaria a ritornare sui suoi passi.
 

«Questa scelta sembra irrazionale e nociva per tutti i reparti del Ruggi e per le patologie infettive che si presentano quotidianamente - scrivono Margaret Cittadino, Maria Grozioso e Pasquale Rotta - Al Da Procida, oltre alla medicina generale, la geriatria e la broncologia c'erano già gli infettivologi universitari. Allo stato si potrebbe far scorrere la graduatoria, per poter istituire le equipe multidisciplinari per covid hospital, senza mutare l'assetto organizzativo del Ruggi». Il reparto di malattie infettive di via San Leonardo, attualmente, è centro di riferimento provinciale dei pazienti con aids. «Non si deve approfittare delle emergenze per fare modifiche organizzative che poi si intendono stabilizzare, visto che la direttrice sanitaria aziendale progettava lo spostamento del reparto molto prima dell'emergenza covid - continua la missiva - Infine si vuole far notare che per il covid hospital o si attrezza prima la terapia intensiva, visto che insufficienze respiratorie precipitano all'improvviso, o si individuano livelli differenziati di assistenza, inviando al Da Procida pazienti non in fase acuta». Chiamata in causa nella polemica, giunge anche la replica del sub-commissario sanitario. «Non ho mai affermato che il reparto di malattie infettive sarà trasferito definitivamente al Da Procida - risponde Anna Borrelli - Anzi. Mi fa piacere che siano stati fatti i lavori e che si stia facendo la terapia intensiva, così potrà essere davvero un signor polo di riabilitazione, quando l'emergenza covid sarà finita. Si immagina la città di Salerno con un polo di neuroriabilitazione, un centro risvegli. Lo auguro ai salernitani».
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