Salerno, avvocato ed estorsione per i «ragazzi di Pastena»: condannato Francesco Candela

La vittima un gallerista d'arte di Salerno, la perizia psichiatrica chiesta dalla difesa non ha rivelato criticità

L'avvocato Francesco Candela
L'avvocato Francesco Candela
di Angela Trocini
Mercoledì 24 Gennaio 2024, 06:25 - Ultimo agg. 16:52
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È stato condannato a 6 anni di reclusione l’avvocato Francesco Candela, accusato di una tentata estorsione, un’estorsione consumata (entrambe le ipotesi di reato aggravate dal metodo mafioso) ed intestazione fittizia di beni. La sentenza è stata emessa, al termine del rito abbreviato, dal gup Valeria Campanile del Tribunale di Salerno che nei mesi scorsi aveva disposto nei confronti del professionista salernitano una perizia psichiatrica (la dottoressa Gabriella Russo ha concluso ritenendo che non sono presenti disturbi tali da inficiare la capacità d’intendere e di volere dell’imputato). La vicenda che vede imputato Candela (difeso dagli avvocati Silverio Sica e Teresa Sorrentino) è – per quanto riguarda il primo capo d’imputazione - il tentativo di estorsione aggravata dal metodo mafioso, in quanto commessa insieme a Fabio Iavarone (che, difeso dall’avvocato professor Giuseppe Della Monica, ha deciso di proseguire con il rito ordinario), a danno di due mercanti d'arte, per conto del gallerista Danilo Gigante che ha patteggiato la pena a due anni. Secondo la ricostruzione dei carabinieri del Reparto operativo e Nucleo investigativo del comando provinciale, avvalorata dalla procura salernitana, Candela e Iavarone (che, per questi fatti, sono stati attinti anche da misura cautelare) avrebbero messo a segno la tentata estorsione ai danni dei due fratelli mercanti d'arte pretendendo per conto del gallerista (che fu indagato a piede libero) 20mila euro quale risarcimento degli anticipi sulle provvigioni che quest'ultimo aveva già corrisposto ad alcuni suoi dipendenti. I due mercanti d'arte, vittime del tentativo di estorsione, infatti, erano ex dipendenti del gallerista e, dopo essersi messi in proprio, avevano portato via allo stesso gallerista alcuni dipendenti. Per questo motivo quest'ultimo pretendeva il risarcimento di 20mila euro per le provvigioni già pagate a quei dipendenti e per richiedere tale risarcimento si sarebbe rivolto a Candela e Iavarone, quest'ultimo noto negli ambienti criminali cittadini essendo stato uno dei leader dei «ragazzi di Pastena» e ancora legato a personaggi di spicco della scena criminale salernitana. Una richiesta estorsiva che, però, non andò a buon fine. In seguito lo stesso gallerista, sempre secondo l'impianto accusatorio, da complice sarebbe diventato vittima di Candela e Iavarone che, facendo leva sulla loro forza intimidatrice, si sarebbero fatti consegnare 4 quadri (dal valore di circa 20mila euro), un'autovettura (a Natale 2021 fu preteso il prestito di una Mercedes mai più restituita e poi andata distrutta in un incendio davanti l'abitazione di Iavarone) e 15mila euro in contanti, ma anche una somma di denaro per l’acquisto di un vasca idromassaggio per l’abitazione di Iavarone ed altre somme di denaro per spese legali. Lo stesso Iavarone, inoltre, avrebbe fittiziamente intestato a Candela un'autovettura proprio per eludere eventuali misure di prevenzione patrimoniale. Tutta la vicenda si sarebbe sviluppata da ottobre 2020 fino a marzo 2022, alcuni mesi prima dell'arresto di Candela nel blitz che ha coinvolto anche Giuseppe Stellato e i gregari che ruotavano intorno al gruppo criminale retto dal noto «papacchione».

Le indagini furono svolte grazie ad una serie di intercettazioni sulle utenze telefoniche degli indagati, ma anche servizi di appostamento da parte degli investigatori, in quanto gli stessi mercanti d’arte – sebbene sentiti dalla pg - rendevano dichiarazioni false e reticenti negando di aver ricevuto richieste di denaro o aver subito intimidazioni. 

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