Amalfi frana: pronti 9 milioni di euro
per le aree a rischio ma mancano i progetti

Amalfi frana: pronti 9 milioni di euro per le aree a rischio ma mancano i progetti
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 3 Febbraio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 11:04
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Inviato ad Amalfi

Solo tredici mesi fa, la stessa statale 163 venne interrotta per una frana alle porte di Maiori. Costiera amalfitana schiava dei «rischi idrogeologici». Il patrimonio dell’Unesco alle prese, a periodi alterni, con massi, fango, detriti che, complice la pioggia e a volte anche la moltiplicazione nei decenni di abitazioni, scendono giù con violenza. Un pericolo, che il 9 settembre del 2010 uccise ad Atrani una barista 25enne, Francesca Mansi, trascinata da una valanga di fango in mare. Il corpo venne ritrovato un mese dopo al largo delle Eolie. E, nove mesi prima, un masso precipitò sul ristorante dove, sempre ad Atrani, lavorava il cuoco 45enne Carmine Abate. Non ebbe scampo. Un pericolo evitabile, in una delle aree tra le più a rischio idrogeologico della Campania?

Dopo la frana di Maiori di un anno fa, la Regione Campania promosse un «tavolo tecnico» per affrontare l’emergenza che aveva tagliato in due, ancora una volta, la costiera.

Vennero stanziati otto milioni nel bilancio regionale per «interventi urgenti». In una settimana, la strada venne riaperta e fu annunciato che «con l’Anas è stato definito una programma di manutenzione con le risorse necessarie per affrontare il problema del dissesto idrogeologico sulla costa».

Era il gennaio del 2020, era pre-Covid. Dodici mesi dopo, commentando l’ultima frana di Amalfi, il presidente della sezione campana della Società italiana di geologia ambientale, Gaetano Sammartino, dice: «Il 60,2 per cento del territorio campano è stato ritenuto a rischio frana nel 2020. La media nazionale è del 19,9 per cento del territorio. Occorre istituire un tavolo tecnico permanente per prevenire il rischio idrogeologico che minaccia la costiera amalfitana».

Ad Amalfi sono stati affidati undici progettazioni per interventi di prevenzione su altrettanti costoni. Spiega l’assessore alla Protezione civile, Francesco De Riso: «Siamo nella fase della progettazione, qualcuna in fase avanzata. Solo con i progetti pronti, potremo intercettare i finanziamenti disponibili. Parliamo di oltre 10 milioni di euro di interventi. I tempi tecnici e burocratici, purtroppo, non sono immediati».

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Due anni fa, la sezione centrale della Corte dei conti esaminò proprio come venivano utilizzati i fondi per la «progettazione e gli interventi contro il dissesto idrogeologico». Il periodo analizzato era il triennio dal 2016 al 2019, ma i dati inseriti nella relazione sono ancora attuali e mai superati. Soprattutto nella parte che riguarda la Campania. Alla nostra regione, il riparto nazionale ha assegnato 12.557.360 euro per un totale di 54 progetti. I finanziamenti concreti sono arrivati a 12.529.047,67. Sembrano cifre incoraggianti, ma i soldi arrivati in concreto sono stati solo 3.257.552,39 nel 2018. Sono disponibili a Roma, ma non trasferiti per mancanza di progetti, i restanti 9.271.495. Cifre ancora valide se, in risposta a un’interrogazione parlamentare della grillina Anna Bilotti, il 14 ottobre scorso il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, non ha potuto che ripetere gli stessi numeri conosciuti da due anni anche dalla Corte dei conti. Aggiungendo, come già osservava la Corte dei conti: «Tra i 54 progetti, è inserito anche la messa in sicurezza del territorio di Amalfi patrimonio dell’Unesco, per un importo complessivo di 14,9 milioni di euro di lavori e quasi 600mila euro di progettazioni».

I 54 progetti campani valgono in totale cantieri per 366 milioni di euro. La maggioranza, 36, riguardano interventi di prevenzione e messa in sicurezza per il rischio frane. I fondi stanziati, in un piano nazionale approvato nel febbraio del 2019, non sono ancora trasferiti alla Regione Campania come in molte altre regioni soprattutto del Mezzogiorno. E spiega il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: «Esistono problemi burocratici e amministrativi, e in parte una cronica mancanza di progettazioni di livello adeguato».

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Sono proprio i ritardi nei progetti, che hanno bisogno di alta specializzazione e competenza tecnica, a bloccare gli interventi. Una circostanza evidenziata anche dalla Corte dei conti, che scrive: «La lenta approvazione dei progetti e le complesse procedure di messa in opera dei lavori, accompagnate dai cambiamenti geomorfologici dei territori, hanno determinato un allungamento nei tempi, molto spesso nemico della prevenzione almeno tanto quanto la mancanza di risorse finanziarie».

Nel frattempo, lo scorso dicembre, il ministero dell’Interno ha stanziato la sua quota di fondi per la «mitigazione del rischio idrogeologico». Saranno erogati alla fine di questo mese, ma i Comuni dovranno affidare la progettazione dei lavori entro tre mesi. Ci sono fondi per nove Comuni della costiera amalfitana per un totale di 2.262.484. Per il rischio frane sono previsti finanziamenti a Positano, Minori, Ravello, Conca dei Marini, Scala, Cetara, Atrani. Ad Amalfi, stavolta, spettano 157.903 euro per «investimenti nell’edilizia scolastica». I soldi ci sono, in gran parte arrivano dal Fesr, il fondo Sviluppo e Coesione 2014-2020, la Bei. Denaro che però va speso e, per farlo, occorre preparare buoni progetti, indispensabili ad aprire i cantieri. Storia vecchia.
 

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