Salerno, protesta a Torrione per l'abbattimento del pino secolare

Protesta degli abitanti del quartiere Torrione di Salerno per l'abbattimento del pino secolare

Il pino secolare abbattuto
Il pino secolare abbattuto
di Gianluca Sollazzo
Domenica 6 Agosto 2023, 06:20 - Ultimo agg. 11:23
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Era l’albero a cui tendevano le mani centinaia di bambini del quartiere. E c’è chi, affacciandosi alle finestre su via Volontari della Libertà, mirava alla sua frondosa chioma ritrovando il piacere di immergersi nei pensieri, nei ricordi, nell’immaginazione di leopardiana memoria. Il pino secolare di Torrione non c’è più. Da ieri il popoloso quartiere della zona orientale vive il suo pianto antico. Abbattuto in tutta fretta uno degli alberi più svettanti e longevi ancora in vita in città. L’arbusto sorgeva da decenni nel cortile interno dell’ex istituto religioso Sacro Cuore, per 65 anni punto di riferimento formativo per generazioni di salernitani, abbattuto anch’esso per far spazio a civili abitazioni. Dopo i mesi di stop nel cantiere privato a causa della presenza di amianto, le maestranze dell’impresa titolare dei lavori hanno ripreso velocemente a lavorare. Dopo l’abbattimento avvenuto un anno fa della cappella che faceva parte della scuola gestita dalle suore della Beata Madre Clelia Merloni, i residenti di Torrione, in particolare di via Volontari della Libertà e via De Crescenzo, hanno sperato fino all’ultimo che il simbolo naturale della zona restasse ancora in vita. La sorte del pino secolare era forse già segnata. Eppure in tanti speravano che potesse restare ancora lì, vestigia di un passato lontano, fedele accompagnatore delle vita quotidiana dei residenti della zona. Sotto la sua grande ombra severa trovavano riparo giovani e anziani del quartiere. Per i bambini della vicina scuola elementare e dell’infanzia Matteo Mari ha rappresentato un punto di riferimento, un’ispirazione didattica per tante insegnanti. Da ieri alle 12 il pino secolare è stato lentamente abbattuto. Prima i rami frondosi. Poi parte del tronco. 


Sono venuti giù tra le lacrime e la rabbia di chi ha ripreso e postato in rete le fasi della demolizione. Tra queste c’è la maestra Marilina Criscuolo, addolorata per quanto accaduto. «È un fatto gravissimo – denuncia l’insegnante Criscuolo - Quando fu avviato il cantiere ci erano state fornite precise rassicurazioni sulla protezione del pino. Era un simbolo del quartiere, tanti ex alunni, ora mamme e papà, erano legati da generazioni a quel pino. Affettivamente era un simbolo forte – aggiunge la maestra – tutti stiamo soffrendo per questa demolizione. Si gioca con la sfera emotiva delle persone. È stata superata ogni misura». E su Facebook non si contano i messaggi di disapprovazione per l’abbattimento del pino. «Ma perché, era così bello, grandioso e rigoglioso. Vi renderete conto presto come cambierà il microclima della zona»: scrive un residente. «È una vita che apro la finestra e guardo il pino, anche più del mare che per me rappresenta la vita», scrive un altro abitante di Torrione. Da mesi la demolizione dell’istituto religioso ha attirato l’attenzione di tanti residenti che, con un pizzico di malinconia, hanno visto cadere giù, brandello dopo brandello, l’ex Sacro Cuore. Ieri la parola fine all’ultima pagina di storia del quartiere. Protesta il rappresentante del Comitato di quartiere, Alfonso Angrisani. «C’è sgomento per il quartiere, è mancata la partecipazione popolare, e questo ci addolora – dichiara Angrisani – era un albero dalla forte valenza simbolica perché vicino alla cappella delle suore da decenni. Abbiamo perso un pezzo di storia». Toni duri da parte di Alessandro D’Auria, sindacalista Cobas e insegnante. «Il taglio del pino è l’emblema del livello di degrado che ha raggiunto il quartiere di Torrione ed il resto della città - denuncia D’Auria - mostra l’arroganza e l’incapacità della nostra classe dirigente, assistiamo da anni all’incuria del verde pubblico, al continuo abbattimento di alberi.

Dopo questo abbattimento siamo pronti a lanciare un appello per la mobilitazione, è giunto il momento di prendere nelle nostre mani il destino del quartiere, luogo della mia infanzia e dove ho deciso di fra crescere i miei figli».

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