Sono circa una trentina i camici bianchi che mancano all'appello nel solo pronto soccorso del Ruggi. Di questi, una quindicina per la medicina d'urgenza, a cui vanno aggiunti i medici di chirurgia d'urgenza e ortopedia. Sono almeno il doppio, invece, gli specialisti che andrebbero destinati all'emergenza negli ospedali della provincia. Senza contare, poi, tutti i vuoti che interessano gli altri operatori del comparto sanitario. Un'anemia importante, che ha già portato, qualche giorno fa, a sollevare il rischio chiusura di alcuni pronto soccorso per carenza di personale, dopo il buco nell'acqua degli ultimi bandi di concorso. Sotto stress. Al lavoro in turni impegnativi. Alle prese con l'impazienza dei pazienti, col rischio di rimediare qualche insulto quando va bene o uno spintone. Più di un motivo spinge i giovani a non scegliere la carriera in medicina d'urgenza e gli assunti a cambiare ruolo. E così i pronto soccorso rimangono sguarniti. La situazione si è aggravata con l'epidemia di Covid e peggiorerà, in assenza di correttivi. In passato si è data la colpa al numero risicato di posti nelle scuole di specializzazione, «imbuto» che ha portato ad avere pochi nuovi professionisti. Ma diversamente da altri settori, il recente aumento delle borse non basterà da solo a risolvere il problema della carenza di «urgentisti».
Secondo i dati dell'Associazione liberi specializzandi (Als), nel 2021 su 1.152 posti messi a bando con finanziamento a livello nazionale ne sono stati assegnati 521: meno della metà. A gennaio, stando alle parole del governatore Vincenzo De Luca, in Campania avremo una situazione di una difficoltà inimmaginabile e dovremo fare i conti con la chiusura di alcuni pronto soccorso. In regione, negli ultimi messi, sono stati messi a bando almeno 5 concorsi, ma per l'area dell'emergenza-urgenza non partecipano, e quando partecipano dopo 48 ore chiedono il trasferimento ad altre strutture ospedaliere. La proposta del governatore è di mettere negli ospedali a lavorare i giovani laureati già dal primo anno di specializzazione. Il solo Ruggi risponde a circa 140mila accessi all'anno, con una mancanza di camici bianchi pari a 25mila 320 ore. Nel 2021, gli accessi nei pronto soccorso salernitani nei giorni feriali (da lunedì a venerdì), dalle 8 alle 20, di adulti con codice di dimissione bianco/verde sono stati 56mila 358, circa 60 ogni mille, mentre sono 5mila 617 quelli dei minori 0-14 anni, intorno ai 40 ogni mille. Gli accessi nelle ore notturne, invece, nei giorni prefestivi e festivi (sabato, domenica e festività) di adulti con codice di dimissione bianco/verde sono 41mila 12, mentre sono 5mila 545 i minori 0-14 anni. Complessivamente, sono oltre 100mila gli accessi non urgenti.
Altra nota dolente sono i ricoveri evitabili. Un ricovero su tre, infatti, è inappropriato. Ecco perché gli ospedali sono inefficienti e i pronto soccorso sono ingolfati, per l'impossibilità di trasferire in reparto i pazienti, che sono costretti ad attese anche di 72 ore in barella.