Fisciano, lectio magistralis di Borrelli e della Bruzzone: «La narrazione mediatica del crimine manipola la verità»

La criminologa ospite dell'Università assieme al procuratore Borrelli, quest'ultimo sul caso Vassallo: stiamo cercando di sintetizzare 15 anni di indagini

Il procuratore di Salerno Giuseppe Borrelli e la criminologa Roberta Bruzzone
Il procuratore di Salerno Giuseppe Borrelli e la criminologa Roberta Bruzzone
di Barbara Landi
Venerdì 16 Febbraio 2024, 06:35 - Ultimo agg. 15:27
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«Stiamo cercando di operare una sintesi di quasi 15 anni di attività investigativa. Sulla vicenda del Sindaco Pescatore mi sembra inopportuno in questo momento rendere dichiarazioni. Anche questo caso, però, rileva la correttezza dei procedimenti di acquisizione delle prove scientifiche. Di questo si avrà modo di discutere quando gli atti saranno pubblici»: queste le parole del Procuratore di Salerno Giuseppe Borrelli, sollecitato dalla stampa a margine dell’incontro tenutosi all’università di Salerno, promosso dalla cattedra di “Criminologia e tecniche investigative”, al termine della prima edizione. Una lectio magistralis a più voci, con la partecipazione della criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone e del Questore di Salerno Giancarlo Conticchio e il professore Gaspare Dalia. L'ateneo scende così sulla “scena del crimine”, analizzata però in duplice prospettiva, tra criminologia e sociologia. «Oggi l’indagine per omicidio è un confronto tra esperti per sostenere le tesi accusatorie e difensive», esordisce Borrelli nel corso del suo intervento, per poi concentrarsi sulla cristallizzazione del luogo del crimine. «La prova scientifica non può favorire un risultato di veridicità se non contestualizzata». È, però, sull’accezione sociologica che si soffermano i relatori, a fronte della sempre più pervasiva spettacolarizzazione del dibattito mediatico di fatti delittuosi. Dibattito «capace di incidere sull’evoluzione delle indagini e del convincimento dell’opinione pubblica e del giudice», secondo Borrelli «È indispensabile una riflessione seria per far sì che la formazione del convincimento di chi deve giudicare sia più libera possibile, non influenzata da fattori esterni. Come facciamo a dimenticare i plastici delle trasmissioni televisive? Il problema vero è la competenza dell'informazione». Si rivolge direttamente agli studenti Roberta Bruzzone: «Viviamo in un'epoca in cui la notizia ci rincorre, spesso distorta, a volte completamente manipolata da predatori che sfruttano l’onda mediatica. La narrazione di casi criminali offerta a livello mediatico non è particolarmente obiettiva e a volte non fondata su presupposti scientifici: il rischio è imbattersi in youtuber, social, tv o testate giornalistiche che spaccano l’opinione pubblica in innocentisti o colpevolisti, con una rappresentazione fuorviante. Oggi proviamo a comprendere che non sempre la narrazione mediatica si concilia col dato obiettivo. La scena del crimine necessita di competenze. Per i giovani è fondamentale saper discernere tra le fonti». 

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E sull’esplosione di violenza diffusa e sui femminicidi aggiunge la criminologa: «Sono stata tra le prime ad anticipare il disagio psicologico e la totale carenza di progetti legati alla salute mentale che ormai il nostro Paese lamenta da almeno 30 anni. Numeri allarmanti tra disturbi d'ansia e depressivi, azioni suicidarie e comportamenti autodistruttivi. Abbiamo a che fare con una generazione che manifesta una fragilità notevole, un'incapacità di gestire le emozioni negative, rabbia e frustrazione: è il momento di preoccuparci seriamente. La prevenzione è un modo diverso di intendere il rapporto tra i generi, la parità. Viviamo in un clima legato alla logica patriarcale. La prevenzione è innanzitutto educativa, sarebbe necessario formare in primis i genitori».