Salerno, i numeri nel giorno dello sciopero: medici, buco da 3000 unità nel Salernitano

Bruno della Cgil: sciopero quanto mai necessario, una volta eravamo il fiore all'occhiello del servizio sanitario

Medici in corsia
Medici in corsia
di Sabino Russo
Martedì 19 Dicembre 2023, 06:45
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Un esercito di circa 3mila persone. È quello formato da medici, infermieri, operatori socio-sanitari che mancano all’appello nelle strutture di tutta la provincia, che devono fare i conti con un buco di personale destinato a prendere sempre più le forme di una e propria voragine, se non si mette mano un intervento strutturale politico-organizzativo. Nello specifico, è di 1.300 il vuoto di camici bianchi, mentre sono più di 1700 le altre figure sanitarie in meno. Di questi, però, nel rispetto del tetto di spesa, il Ruggi e l’Asl ne potranno assumere meno della metà nel corso dei prossimi due anni. Contro il mantenimento del tetto alle assunzioni di nuovo personale, l’assenza di misure per stabilizzare i precari, il sottofinanziamento del Fondo sanitario nazionale, contro il prossimo contratto nazionale e contro il mancato riconoscimento della specificità del lavoro dei professionisti, hanno incrociato, ieri, i camici bianchi, con la maggior parte delle sedute operatorie programmate saltate, tempi più lunghi d’attesa nei pronto soccorso e numerose prestazioni saltate. «Era uno sciopero necessario – spiega Francesco Bruno della Cgil medici - perché nonostante tutto quello che si dice, anche le modifiche fatte non sono nella direzione di evitare lo scippo fatto nei confronti della classe medica. Non si capisce come si voglia rendere più attraente la professione medica, devastando costantemente tutto ciò che ci riguarda. Questo è un aspetto che riguarda anche l’aspetto sociale, perché tra poco medici non ce ne saranno più e sarà veramente un problema assicurare un servizio pubblico, che prima era in nostro fiore all’occhiello e ora sta miserabilmente naufragando». 
I NUMERI
Stando al piano triennale del Ruggi, il fabbisogno di medici è stimato in 554 unità, ma di questi l’azienda ospedaliera ne può assumere meno della metà, circa 196. Restando nell’ambito del ruolo sanitario, il buco che conta il Ruggi è di 1.073 operatori del comparto, a fronte di 492 persone da poter assumere. I dirigenti sanitari da reclutare, invece, sono 24. Complessivamente, tra medici, infermieri, operatori socio-sanitari e tutte le figure del ruolo sanitario sono 1.719 le unità stimate dal fabbisogno aziendale, di cui sono 712 quelle reclutabili. Situazione analoga si registra anche all’Asl. Per il ruolo sanitario, si stima, per il triennio 2021-23, un buco di 1.326 unità. Di questi, però, nel rispetto del tetto di spesa, ne potrà reclutare solo 831. A fronte dei 772 medici contati nel piano di fabbisogno, i camici bianchi che potrà assumere l’Asl saranno 274. Per quanto riguarda gli operatori del comparto (infermieri, operatori socio-sanitari) si conta di mettere mano a un reclutamento di 539 persone. Per quanto riguarda la medicina generale, la stima ragionevole è che entro il 2030 andranno in pensione circa 450-500 persone tra medici di famiglia e pediatri in libera scelta. Il totale, oggi è di 846 medici operativi, di cui 701 medici di famiglia e 145 pediatri. Su quanti ne entreranno, ragionevolmente possiamo stimare che entreranno nei prossimi 6 anni meno di 170 medici. 


IL QUADRO REGIONALE
In provincia di Salerno la situazione è sicuramente la più critica di tutta la Campania. Su un numero di incarichi di medici di base che dovevano essere attribuiti nella Regione Campania, sono 71, più del 50 per cento, quelli andati deserti proprio nel salernitano. Ad Avellino risultano non accettati 5 incarichi, Benevento 0, Caserta 1, Napoli 26, Salerno 39. «La ridotta capacità degli attuali medici in servizio di accogliere tutti i pazienti rischia di costringere molti cittadini a cercare assistenza fuori dal proprio comune, compromettendo il diritto all’assistenza territoriale – dice la coordinatrice provinciale pentastellata Virginia Villani – La criticità si estende anche agli studi di medicina generale, con il rischio concreto di chiusura. Un appello è rivolto ai giovani specializzandi: è urgente riproporre questi studi per garantire una risposta tempestiva alle aree carenti non assegnate, permettendo loro di iniziare a lavorare immediatamente e assistere fino a mille pazienti».

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