Morto durante la Tac ma per il triage del Ruggi era solo un codice verde

L'autopsia decisiva per chiarire se il poliziotto in pensione poteva essere salvato

Pronto soccorso
Pronto soccorso
di Petronilla Carillo
Lunedì 30 Gennaio 2023, 07:30
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La famiglia di Alfonso, il 68enne «dimenticato» al pronto soccorso e morto d'infarto mentre, dopo otto ore di attesa, faceva la tac, preferisce per ora affidare alla giustizia le proprie ragioni. Nella giornata di sabato la denuncia contro ignoti è stata formalizzata, la battuta ora passa alla procura di Salerno che in queste ore dovrà affidare l'incarico peritale per eseguire l'autopsia sul cadavere dell'uomo. Al momento si sta valutando l'eventuale iscrizione di operatori sanitari sul registro degli indagati ma, da un più attento esame della cartella clinica, emerge un dettaglio, importante, che potrebbe allargare la sfera dei possibili indagati. Sul foglio di accettazione del triage, difatti, non sarebbe stato indicato il colore del codice di assegnazione del caso ma soltanto un numero di prenotazione. Quindi, stando ad alcune informazioni rese dai beninformati dell'azienda ospedaliera San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona, ci potrebbe essere stato un «errore di valutazione della patologia» già al triage. Insomma, nonostante i dolori alla spalla non di origine traumatica e la tosse, Alfonso sarebbe stato «accettato» al pronto soccorso con un codice verde. Per questo motivo, quindi, al pronto soccorso il suo caso non sarebbe stato subito esaminato. Ma il tempo trascorso dalle 19.13, quando è arrivato con auto propria (e questo sarebbe stato specificato sul foglio di ingresso), alle 3.31 (quando viene visitato e gli vengono fatte le prime analisi) non è comunque un tempo di attesa regolare.



Il 68enne, poliziotto in pensione, ha sempre dedicato la sua vita al bene degli altri e alla sua famiglia. Arriva in pronto soccorso del Ruggi alle 19.13 di giovedì con la propria auto, accusando un dolore localizzato alla spalla sinistra, non provocato da traumi, tosse e in leggero stato confusionale. Gli viene detto di attende in pronto soccorso. Passa un'ora, due, tre... Alfonso viene visitato soltanto 3.31 del mattino. Gli vengono effettuate delle analisi ed un elettrocardiogramma i cui esiti non sarebbero buoni. Alcuni valori del sangue sono sballati, glicemia alle stelle, enzimi cardiaci oltre i parametri. Viene predisposta una tac all'encefalo. È proprio mentre sta eseguendo quest'ultimo esame che il 68enne muore d'infarto. Le dimissioni dal pronto soccorso, per morte, vengono firmate alle 7.51 di ieri: dodici ore dopo. Poco dopo le 8 scatta la richiesta di aiuto alla polizia da parte della famiglia, sconvolta da una nottata da incubo e dal tragico epilogo. A metà mattinata viene formalizzata la denuncia e in ospedale, arriva il magistrato di turno. Ad ora di pranzo, la salma di Alfonso viene sequestrata.

Sono due i buchi nera dell'intera vicenda.

Come mai al triage nessuno si rende conto della gravitò della sua situazione, a maggior ragione dal momento che l'uomo è in apparente stato confusionale? E come mai anche se i risultati delle analisi del sangue rivelano valori alterati di glicemia ed enzimi non si provvede subito ad intervenire per valutare se abbia una crisi ipoglicemica o un inferto in atto? Domande, queste, alle quali la procura, che ha delegato le indagini agli uomini della Squadra mobile, dovrà ora dare risposte concrete. Sicuramente l'autopsia riuscirà a chiarire se l'uomo poteva essere salvato, con un immediato intervento sanitario, o se il suo destino era tragicamente segnato. Intanto le indagini proseguono anche sulle carte: sequestrata la cartella clinica, sarebbero stati richiesti al Ruggi anche i protocolli sanitari e le linee guida del pronto soccorso.

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