Movida sotto accusa a Salerno,
i gestori si ribellano: «Non siamo sceriffi»

Movida sotto accusa a Salerno, i gestori si ribellano: «Non siamo sceriffi»
di Barbara Cangiano
Martedì 16 Giugno 2020, 06:05 - Ultimo agg. 08:30
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«Se mi dovessero bloccare l’attività per un mese, a quel punto sarei costretto, dopo tre anni di sacrifici, a chiudere baracca per sempre». Marco Lanzillo, titolare del Kantiana bar di largo Abate Conforti, è uno degli operatori della movida finito nel mirino dei controlli delle forze dell’ordine. «L’unica cosa vera di quel verbale è il nome del mio locale - attacca - Ecco perché ho dato mandato al mio avvocato di fare ricorso contro un provvedimento ingiusto». Per vigili urbani e polizia, avrebbe venduto alcolici da asporto dopo le 22, «ma non c’è uno straccio di prova che questo sia avvenuto, semplicemente perché non l’ho fatto. Dopo tre durissimi mesi di lockdown, con tutte le conseguenze economiche che ne sono derivate, non avrei mai rischiato». Avendo un locale piccolo, Lanzillo ha posto all’ingresso un banchetto, usato dagli avventori per consumare i cocktail. «E di continuo raccomando a tutti di non muoversi da lì, proprio perché non voglio avere problemi. Sabato sera, poco dopo le 22.30, sei vigili in borghese sono entrati nel bar e hanno visto con i loro occhi che mi stavo rifiutando di preparare un cocktail ad un ragazzino, tra l’altro minorenne, che voleva berlo in piazza. Mi hanno fatto firmare un verbale dicendomi che era tutto a posto. E io mi sono fidato - racconta - Poi intorno all’una è arrivata una volante con due poliziotti. Io stavo servendo delle birre al banco e hanno fatto storie. Morale della favola, fino alle due ho potuto vendere solo coca cola e gelati. Il giorno seguente mia madre legge su un sito on line che anche il mio locale, insieme ad altri sei, è nella lista di quelli che rischiano la chiusura da cinque a trenta giorni. Senza che nessuno mi avesse avvisato di nulla e senza che io abbia mai firmato nessuna autorizzazione sulla privacy. Ritengo di aver subito un danno che qualcuno dovrà risarcirmi, sono una persona onesta e non un delinquente». 
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