Sono trascorsi cinque anni da quell’11 luglio del 2018, quando ad Amalfi un pullman turistico schiacciò contro la ringhiera un ragazzo di 17 anni che stava camminando a bordo della strada statale 163. Le sue condizioni, disperate per le gravissime conseguenze all’addome, alla colonna vertebrale e al bacino, avevano fatto pensare anche al peggio. Ma Vincenzo Serretiello di Ravello ce l’ha fatta e dopo quell’estate trascorsa al “Ruggi d’Aragona” di Salerno e un lungo periodo di riabilitazione anche all’estero, è tornato a camminare. A vivere. La sua è una storia di coraggio e forza di volontà, doti che gli hanno permesso di superare gli ostacoli che ha incontrato sulla sua strada. Giovedì scorso Vincenzo, ragazzo costumato e determinato, ha conseguito la laurea triennale in «Scienze delle attività motorie, sportive e dell’educazione psicomotoria» discutendo la tesi dal titolo «Aspetti fisiopatologici di un trauma». L’elaborato si basa sulla sua personale esperienza: il disturbo post traumatico da stress e gli approcci terapeutici, con la foto dell’incidente in evidenza. Concorde la commissione esaminatrice nell’attribuirgli la massima valutazione di 110 con lode. La storia di Vincenzo è un’autentica testimonianza di speranza, anche per chi non crede nei miracoli. Perché non è detto che non possano avvenire.
Un risultato che assume un valore speciale. A chi dedichi questo traguardo?
«Innanzitutto ai miei genitori e a mio fratello che mi sono sempre stati accanto in ogni momento della mia vita, soprattutto in quelli difficili. Ma anche agli altri familiari, amici che hanno pregato per me e a tutti i medici, infermieri e terapisti che mi hanno aiutato nel mio percorso di guarigione. Al momento della proclamazione ho pensato a tutti loro e che questo mio risultato potesse essere un buon modo per ringraziarli per quanto hanno fatto per me».
Quel giorno maledetto ti ha cambiato la vita e oggi possiamo gioire.
«Quell’11 luglio ha segnato la mia vita.
Come stai oggi, come ti senti?
«Sto bene e soprattutto mi sento bene, ed è una sensazione che sto riscoprendo negli ultimi tempi e penso che per tutti non debba essere una cosa data per scontata. Purtroppo non ho ancora una buona capacità deambulativa per via dell’incidente e di conseguenza molte delle cose che facevo in passato, non posso ancora farle».
Quali tra tutte?
«Ho sempre coltivato la passione per lo sport, per le corsa atletica soprattutto. I miei impedimenti mi hanno portato a scoprire una nuova passione, quella del bodybuilding, alla quale dedico molto del mio tempo sia con l’allenamento che con il mio nuovo stile di vita».
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
«Questa laurea è il primo degli obiettivi che mi ero prefissato. Sto già pensando al mese prossimo, quando inizierò il mio nuovo percorso triennale per diventare terapista, sempre all’Unisa, questa volta con sede a Baronissi. Sono infatti riuscito a superare, fortunatamente e con non pochi sacrifici, anche il test d’ingresso di professioni sanitarie».