Ristoratore falciato in moto, a processo autista ubriaco e drogato al volante

L'investitore era passato con il semaforo rosso a folle velocità

Luigi D'Urso
Luigi D'Urso
di Viviana De Vita
Giovedì 2 Febbraio 2023, 07:37
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Aveva bevuto ed era sotto l'effetto di sostanze stupefacenti quando, a folle velocità, superò l'incrocio tra via Arturo De Felice e corso Giuseppe Garibaldi. Nonostante il rosso del semaforo gli imponesse lo stop, a bordo della sua Ford Fiesta, ignorò il segnale luminoso e sfiorando i cento chilometri orari, falciò la giovane vita di Luigi D'Urso, appena 29 anni, che stava tornando a casa dopo aver chiuso il ristorante Nonna Maria di via Roma dove lavorava in qualità di gestore.

Sono state le indagini della Procura, coordinate dal pubblico ministero Maria Carmela Polito, a ricostruire la dinamica della tragedia consumatasi nel novembre 2021 all'altezza di un incrocio nevralgico della città, a pochi passi dal vecchio tribunale. Così, a distanza di poco più di un anno da quello schianto fatale, il conducente dell'auto si è presentato ieri davanti al Gup Marilena Albarano per l'udienza preliminare. C.G., 24 anni, assistito dagli avvocati Felice Lentini e Carlo Di Ruocco, risponde della pesantissima accusa di omicidio stradale; i suoi legali hanno chiesto di procedere con il rito abbreviato.

Si sono invece costituiti parte civile, attraverso l'avvocato Francesco Grancagnolo, i familiari del giovane, sposato e padre di tre bambini. L'udienza è stata aggiornata alla primavera prossima quando arriverà la sentenza. Nessun dibattimento: l'imputato sarà giudicato solamente sulla base della documentazione contenuta nel fascicolo del pubblico ministero e, in caso di condanna, beneficerà dello sconto di pena previsto proprio dal rito.

Chiarissime le accuse confluite nelle carte della Procura e che ricostruiscono la dinamica del tragico incidente. Lo scooter con in sella il giovane ristoratore proveniva da lungomare Trieste e aveva svoltato per via Arturo De Felice. Luigi D'Urso doveva raggiungere, dopo l'incrocio di corso Garibaldi, la zona del Carmine per poi proseguire verso via Irno e tornare a casa dalla moglie e dai figli. La Ford Fiesta, invece, proveniva da corso Garibaldi e proseguiva verso via Roma. A bordo c'erano tre persone: alla guida C.G., 24 anni. Aveva lavorato in una Capitaneria di porto e da un mese era sbarcato da una nave di un'importante compagnia di navigazione.

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Quella sera stava rientrando insieme agli amici dalla festa di compleanno della fidanzata: in base alle conclusioni della perizia chimico tossicologica aveva bevuto ed era sotto l'effetto di cannabinoidi. Correva: la sua auto procedeva a 98 km orari in pieno centro, in un tratto di strada per il quale il limite imposto è di 50 km orari. All'incrocio tra via Arturo De Felice e corso Giuseppe Garibaldi il semaforo era rosso ma il 24enne non si fermò. Inevitabile lo scontro con lo scooter che proveniva dal lato mare. Violentissimo l'impatto: Luigi D'Urso fu sbalzato dallo scooter e si schiantò contro il parabrezza e la parte anteriore del tetto dell'auto venendo poi catapultato contro un cartello metallico posizionato sull'aiuola. Un volo che non fu fermato neanche dal cartellone, che per la violenza dell'impatto si spezzò. Il corpo di Luigi si schiantò sull'asfalto metri dopo, nello spartitraffico di corso Garibaldi all'altezza della scuola elementare Vicinanza. Per il 29enne non ci fu nulla da fare nonostante indossasse il casco: la morte sopraggiunse sul colpo e ai soccorritori, giunti in pochi minuti sul posto, non restò che constatare il decesso. Il 24enne alla guida della Ford finì ai domiciliari per omicidio stradale ma fu liberato poco dopo perché, nell'immediatezza dei fatti, la dinamica del sinistro non appariva chiara. Occorreva stabilire quale dei due mezzi non avesse rispettato il semaforo proseguendo la corsa. Sono state le indagini effettuate dalla Procura e, soprattutto i risultati delle perizie, a chiarire la dinamica dell'incidente attribuendo precise responsabilità al conducente che, ora, è finito a giudizio.
 

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