Salerno, al Ruggi liste d’attesa al rallentatore: un esame su due fuori tempo massimo

Se la priorità è urgente occorrono 72 ore, periodo breve dieci giorni

Esami diagnostici
Esami diagnostici
di Sabino Russo
Venerdì 17 Novembre 2023, 06:15 - Ultimo agg. 11:45
4 Minuti di Lettura

Resta ben lontana dall’obiettivo del 90 per cento la soglia di copertura dei tempi previsti di attesa per visite specialistiche ed esami strumentali al Ruggi. Una prestazione su due, per il codice di priorità urgente (72 ore) e per quello breve (10 giorni), è erogata fuori tempo, con i paradossi legati a una prima visita oculistica, dove a fronte di un massimo di 3 giorni ci vogliono invece 6 mesi, così come 3 mesi per una colonscopia e 2 per diversi tipi di Tac. Se passiamo alle prestazioni programmabili le attese diventano addirittura bibliche, con il record ottenuto dalle risonanze magnetiche, per le quali bisogna aspettare quasi un anno (308 giorni) per avere la prima disponibilità. Passando al setaccio le listte d’attesa dell’azienda ospedaliera universitaria del mese di settembre (ultimi dati disponibili), ritardi persistono per una prima visita oculistica, dove per una visita urgente la prima data utile è il 7 marzo (188 giorni) e il 13 giugno per una programmata. Non va meglio per una Tac o una risonanza magnetica. Qui per un esame urgente, per il quale il tempo massimo indicato è di 3 giorni, la prima data disponibile non è, rispettivamente, prima di 66 e 45 giorni, per arrivare a 308 giorni per una programmata (quasi un anno). C’è da attendere 88 giorni, invece, per una colonscopia o una rettoscopia (305 giorni per codice programmato) e quasi un mese e mezzo per un elettrocardiogramma dinamico (Holter), così come 20 giorni per una visita ortopedica. I record di attesa, oltre alle risonanze magnetiche, spettano alla prima visita oculistica e neurologica programmate (rispettivamente 286 e 202 giorni), ecografia ginecologica (227), mammografia (124), così come per le ecografie della mammella, esame audiometrico (180). Numeri, questi, che diventano impietosi se rapportati al 2019, prima della pandemia. L’azienda ospedaliera nel primo mese di quell’anno faceva registrare una copertura complessiva per il codice di priorità urgente (72 ore) del 72,1 per cento, per quello breve (10 giorni) del 72,3 per cento, per il codice D (differite, entro 30 giorni le visite e 60 gli esami diagnostici) raggiungeva quota 86,6 per cento. Eppure, il conseguimento dell’obiettivo del 90 per cento del rispetto dei tempi di erogazione delle prestazioni monitorate «rappresenta – ha ricordato, la scorsa settimana, la sezione regionale di controllo della Corte dei Conti – uno specifico obiettivo di performance per i direttori generali degli enti sanitari da valutare ai fini della conferma dell’incarico». 
LA FOTOGRAFIA
Allo stato, tuttavia, «la commissione per la valutazione dei direttori generali degli enti sanitari non ha valutato il raggiungimento di tali obiettivi», confermando alcuni direttori. Gli obiettivi assegnati al riconfermato manager Vincenzo D’Amato, qualche mese fa, erano tre generali, tre tematici e diversi specifici. Partiamo dai primi 3 di carattere generale. Il primo è il raggiungimento dell’equilibrio economico dell’azienda sanitaria. Il secondo è il conseguimento degli obiettivi di salute e assistenziali previsti dai livelli assistenziali di assistenza. Si finisce, poi, col rispetto dei tempi di pagamento. Al rispetto di questo obiettivo è subordinata l’attribuzione dell’indennità di risultato.

Oltre agli obiettivi generali ci sono, poi, una serie di obiettivi specifici: garanzia dei livelli essenziali di assistenza monitorati attraverso i 22 indicatori del nuovo sistema di garanzia; continuità, completezza e qualità dei flussi informativi; obiettivi di produzione di prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale; rispetto dei tempi di attesa e costante monitoraggio delle attività libero professionali (straordinario) intramurarie.

Si chiude, infine, con tre obiettivi tematici: attuazione della rete aziendale dei laboratori pubblici; digitalizzazione e trasmissione al fascicolo sanitario elettronico dei documenti digitali; erogazione almeno all’80 per cento dei pazienti dimessi del primo ciclo terapeutico.

© RIPRODUZIONE RISERVATA