Salerno, processo Ifil: chiesti due anni per De Luca jr. Il pm: era socio occulto

Crac Ifil: chiesti due anni per De Luca jr per il pm di Salerno "era socio occulto"

Piero De Luca
Piero De Luca
di Petronilla Carillo
Giovedì 26 Ottobre 2023, 06:45 - Ultimo agg. 19:28
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Due anni e due mesi a Piero De Luca e Giuseppe jr Amato. Quattro per Luigi Avino, tre per Emilio Ferraro (ex socio di studio di Piero De Luca); due anni a Marianna Gatto e Valentina Lamberti mogli di Amato e Del Mese. Queste le richieste della procura per gli imputati al processo Ifil che nasce dal crac aziendale ma che, secondo la procura, avrebbe aperto uno scenario giudiziario importante portando alla luce una serie di rapporti che avrebbero avuto un peso in alcune scelte politiche.

Mario Del Mese, nipote dell’ex deputato Udeur Paolo, e suo cognato Vincenzo Lamberti sono invece usciti subito di scena: hanno scelto di patteggiare e sono stati condannati a sette mesi il primo, un anno e sei mesi il secondo. Sono tutti indagati, a vario titolo, per il fallimento della Ifil C&D srl, una società immobiliare che faceva «affari» sia con il Comune di Salerno sia con il Pastificio Amato. Tant’è che le carte dell’inchiesta sulla bancarotta fraudolenta della srl sono confluite anche nel fascicolo sulla variante per la realizzazione di piazza della Libertà. In particolare, avrebbe dovuto occuparsi della vendita delle case del Crescent; e del recupero dell’ex Pastificio Amato di Mercatello. Nel collegio difensivo gli avvocati Mariano Salvo, Andrea Castaldo, Michele Tedesco, Luigi Gargiulo, Maurizio De Feo, Vincenzo Caliendo.

Ma la decisione dei giudici arriverà soltanto agli inizi del prossimo anno.

L’accusa per tutti è di aver concorso al fallimento fraudolento della società, «distraendo o comunque dissipando il denaro di cui avevano disponibilità per ragioni connesse alla gestione utilizzandolo per fini diversi». Così a De Luca jr e alla moglie Laura Zanarini (che non è indagata) viene contestato di aver usufruito del pagamento di viaggi a Lussemburgo (sede di lavoro di De Luca jr prima che divenisse deputato del Pd) per complessivi 23.026 euro tra il 2009 e il 2011. Anche se, nel corso della requisitori, il pm ha sottolineato quanto, secondo la procura, emerso dalle indagini, ovvero che fosse socio occulto della Ifil per i suoi rapporti con Mario Del Mese e che quindi era pienamente consapevole che i biglietti venissero pagati con i soldi della società, perciò avrebbe concorso nella distrazione.

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Accusa, questa, che il figlio del governatore ha respinto dal primo momento, fiducioso nell’esito del procedimento giudiziario. La Ifil, attraverso proprio Del Mese, avrebbe effettuato anche pagamenti a favore della Ma.Ma., società della moglie di Giuseppe jr Amato, Marianna Gatto, per 92.200 euro, ventimila di questi dati direttamente alla coppia di coniugi. Nel corso delle indagini furono individuate scritture contabili e versamenti sul conto corrente della srl che non sempre coincidevano e trovate fatture per operazioni inesistenti, conferme alla violazione dei pagamenti Iva e una non corretta tenuta del libro degli inventari.

Una lunga storia quella del fallimento Ifil avvenuto nel 2015, una lunga storia andata avanti per più di due anni tra dichiarazioni di fallimento, reclami della Procura e ritardi nel pronunciamento della sentenza. Una lunga storia anche perché proprio la Procura aveva subordinato l’aggravamento delle contestazioni a carico degli indagati, in un primo momento di sola appropriazione indebita, proprio alla dichiarazione di fallimento del tribunale.

A mettere in relazione la Ifil al nome di Piero De Luca fu l’interrogatorio reso nel novembre del 2012 da Giuseppe Amato jr, sentito per il crac dell’azienda di famiglia: «Nel 2008, poco prima della fondazione della Ifil - dichiarò agli inquirenti che indagavano sul crac della sua azienda - Mario Del Mese mi annunciò che avrebbero fondato insieme una società in cui però il figlio del sindaco non sarebbe comparso».

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