Salerno: furbetti del cartellino al Ruggi, in nove rischiano la condanna

Dopo le 83 assoluzioni il pm chiede pene per gli altri imputati

Un "furbetto del cartellino" immortalato dalle telecamere
Un "furbetto del cartellino" immortalato dalle telecamere
di Viviana De Vita
Martedì 10 Gennaio 2023, 07:35
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Truffa ed uso fraudolento del budget: dopo le 83 assoluzioni dello scorso ottobre, rischia di chiudersi con 9 condanne il troncone principale della maxi inchiesta sugli assenteisti del Ruggi protagonisti della bufera giudiziaria che, con il blitz denominato Just in time, nel 2015 travolse l'ospedale cittadino portando a galla un presunto sistema truffaldino nell'utilizzo dei badge.

Ieri, davanti al giudice monocratico della seconda sezione penale del tribunale di Salerno, c'è stata la requisitoria del pubblico ministero che ha chiesto 2 anni di reclusione per il dipendente Enrico Severino e un anno e 4 mesi per tutti gli altri imputati. Si tratta dell'ex caposala Carmela Di Paolo; Maria Luisa Palo; Ciro Cuciniello; Luisa Gargano; Francesco Fasano; Antonio Criscuolo; Lucia Grillo e Raffaele Aulicino. Chiesta la messa alla prova, in base alla recente riforma Cartabia, per Vincenzo Califano.

Già condannata a sei mesi di reclusione, all'esito del rito abbreviato, la caposala Elena Dambrosio ripresa in spiaggia con il compagno quando doveva invece essere in reparto. Si è infine dichiarata l'estinzione del reato per l'ex sindacalista Carmine De Chiaro e il dipendente Santo Pepe, deceduti entrambi prima della fine del procedimento. Dopo le conclusioni del magistrato l'udienza è stata aggiornata a fine mese quando cominceranno le arringhe difensive (nel collegio gli avvocati Gino Bove, Michele Sarno, Francesca Sarno, Anna Sassano e Michele Tedesco).

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Truffa ai danni dello stato e false attestazioni o certificazioni nell'utilizzo del badge, sono le ipotesi di reato contestate ai nove dipendenti incastrati dalle immagini delle telecamere puntate su due macchinette marcatempo, al termine di un capillare lavoro investigativo espletato dalla guardia di finanza ed apertosi, nel dicembre 2014, in seguito alla denuncia del sindacalista della Cisl Cicalese. Ottantadue gli episodi presi in considerazione dal magistrato nell'ambito di questa costola investigativa che si concentra esclusivamente sugli episodi ricostruiti nel lasso di tempo compreso tra il 9 febbraio e il 5 marzo 2015 quando, secondo le accuse della Procura, gli imputati sistematicamente si allontanavano per ore dal posto di lavoro potendo usufruire della copertura degli altri colleghi che, timbrando il cartellino al loro posto, ne attestavano falsamente la presenza all'interno dell'azienda ospedaliera. Per alcuni di quegli imputati vi erano persino filmati che li ritraevano in acquisti o passeggiate mentre dovevano essere in servizio. Quello conclusosi lo scorso ottobre con una raffica di assoluzioni era invece una costola successiva: agli imputati era contestata la truffa ai danni dello Stato (per le quote di stipendio percepite nei momenti di assenza) e la violazione della legge sul pubblico impiego, che impone tra l'altro di provvedere alla timbratura del badge in entrata e in uscita dal luogo di lavoro. Gli episodi di scambio di badge, contestati dalla Procura, risalivano a un arco temporale compreso tra la metà di dicembre 2015 e gli inizi di marzo 2016.
 

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