«Stefania vittima dell’uranio». Ma la famiglia: «Mai pensato»

«Stefania vittima dell’uranio». Ma la famiglia: «Mai pensato»
di Katiuscia Stio
Venerdì 15 Gennaio 2016, 08:50 - Ultimo agg. 12:42
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ROCCADASPIDE. Le tre navate della Chiesa della Natività sono riuscite a malapena a contenere la folla che si è recata ieri a Roccadaspide per portare l’ultimo saluto a Stefania Stellaccio, la soldatessa 32enne colpita da un tumore al cervello che in meno di un anno l’ha strappata alla vita. Il coraggio e la forza che caratterizzavano il suo essere donna soldato prima, e agente di polizia penitenziaria dopo, non sono bastati a sconfiggere un male che si era ripresentato con un conto amaro ma contro cui non aveva mai smesso di lottare. Circa tremila persone ai funerali, tra familiari, amici, colleghi, rappresentanti delle istituzioni locali e militari, semplici conoscenti.
Il lungo corteo è partito da località Mainardi di Aquara ed è giunto composto, silenzioso, raccolto, alla Chiesa madre di Roccadaspide, dove Don Donato Romano, parroco di Aquara, ha celebrato il rito funebre con don Cosimo Cerulli, parroco di Roccadaspide.

Un vento tagliente freddava i volti bagnati da lacrime inconsolabili. «Comprendo questo momento e vi dico, cari fratelli, che nemmeno per me, ministro di Dio, è facile trovare le parole giuste. Ci siano di conforto le parole apprese dalla prima lettura dal libro della Sapienza, e cioè che non conta quanto si è vissuto ma come - dice don Donato - E Stefania questa vita l’ha vissuta appieno, con profondità d’animo, generosità di azioni, semplicità di cuore. L’accoglienza e la gentilezza verso gli altri erano le sue virtù. La tenacia e il coraggio le qualità per cui si distingueva. Ma era il sorriso il più bel gesto di generosità che potesse donare agli altri. Anche se la malattia la faceva soffrire».

Una malattia che non trova giustificazioni nel cuore di chi l’ha amata e conosciuta.
 

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