Buone nuove per il turismo, ma solo a metà. Da aprile ad ottobre parlano le prenotazioni che già iniziano a fioccare - si prevedono infatti numeri superiori a quelli dell'anno scorso, grazie in particolare al risveglio dell'incoming dai paesi asiatici e dagli Usa. Però restano appena due mesi per risolvere un'emergenza avvertita anche dal settore della ristorazione: la mancanza di personale, specializzato e non. A Napoli il bubbone è già scoppiato, come conferma il report della sezione Turismo dell'Unione Industriali, secondo cui manca il 30% in media del fabbisogno di manodopera per ogni attività, a fronte di un tasso di occupazione del 50%, nonostante la bassa stagione. A Salerno scoppierà tra qualche mese ed è necessario correre ai ripari.
«Napoli sta esplodendo e sono in corso investimenti importanti per aprire nuovi hotel. A Salerno purtroppo non è così. Allo stato siamo in stand by, ma dai dati in nostro possesso dobbiamo essere preparati ad accogliere un numero di turisti ben superiore a quello del 2022, già a partire da questa primavera spiega Antonio Ilardi di Federalberghi Febbraio e marzo sono i mesi in cui si selezionano i curriculum per ampliare gli organici e purtroppo lo scenario è alquanto desolante perché proprio i giovani, che dovrebbero essere interconnessi, hanno dei fortissimi deficit sia sul fronte delle competenze linguistiche che informatiche. Per essere chiari, su trenta candidature, forse solo una è spendibile. Non lavorano su se stessi, non comprendono che è fondamentale parlare fluidamente almeno l'inglese».
A questo dato, se ne aggiunge un altro non meno preoccupante: «Stiamo vivendo una nuova stagione di emigrazione che prima riguardava solo i laureati continua Ilardi Adesso tutti sono pronti a fare la valigia e a inseguire il sogno di Milano pur rimettendoci economicamente, perché sono a caccia di ambienti più dinamici, con prospettive diverse.
Per la stagione primaverile-estiva ormai alle porte, si dovranno dunque utilizzare stratagemmi tampone. Il dopo, però è un grande punto interrogativo. «Questa città ha sempre sofferto di carenza di personale ammette Donato Giudice dell'Aisp È come se ormai ci si fosse abituati alla povertà. Chi percepisce un sussidio statale preferisce vivere con poche centinaia di euro al mese anziché lavorare 15 ore a settimana. Oppure ti chiedono di prestare servizio a nero. Vero è che non tutti fanno contratti regolari, ma è un cane che si morde la coda. Prendiamo questo febbraio, un mese nero. L'anno scorso, nello stesso periodo, vendevo 400 panini in una sera. Ora forse in una settimana. E come me, tanti altri colleghi. Tra rincari e incassi più che dimezzati non resta che rivolgersi ai familiari per farsi dare una mano nella conduzione di un'attività o scegliere le partite Iva, ammesso di trovare disponibilità». Generoso Russo dell'Acs è furibondo: «Il reddito di cittadinanza ci ha rovinati. Non ci sono più ragazzi che vogliono imparare un mestiere e così facendo stiamo crescendo generazioni di ignoranti e parassiti. Per me andrebbero dati duemila euro a chi ha un handicap che gli impedisce di lavorare. Zero a tutti gli altri che invece possono e non vogliono farlo. Il risultato è che in vista dell'estate rischiamo di restare sguarniti e di doverci arrangiare come meglio possiamo».