Turismo, risveglio ad aprile «È già boom prenotazioni ma non abbiamo personale»

Manca il 30% in media del fabbisogno di manodopera per ogni attività

Turisti a Salerno
Turisti a Salerno
di Barbara Cangiano
Sabato 11 Febbraio 2023, 09:12 - Ultimo agg. 09:13
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Buone nuove per il turismo, ma solo a metà. Da aprile ad ottobre parlano le prenotazioni che già iniziano a fioccare - si prevedono infatti numeri superiori a quelli dell'anno scorso, grazie in particolare al risveglio dell'incoming dai paesi asiatici e dagli Usa. Però restano appena due mesi per risolvere un'emergenza avvertita anche dal settore della ristorazione: la mancanza di personale, specializzato e non. A Napoli il bubbone è già scoppiato, come conferma il report della sezione Turismo dell'Unione Industriali, secondo cui manca il 30% in media del fabbisogno di manodopera per ogni attività, a fronte di un tasso di occupazione del 50%, nonostante la bassa stagione. A Salerno scoppierà tra qualche mese ed è necessario correre ai ripari.

«Napoli sta esplodendo e sono in corso investimenti importanti per aprire nuovi hotel. A Salerno purtroppo non è così. Allo stato siamo in stand by, ma dai dati in nostro possesso dobbiamo essere preparati ad accogliere un numero di turisti ben superiore a quello del 2022, già a partire da questa primavera spiega Antonio Ilardi di Federalberghi Febbraio e marzo sono i mesi in cui si selezionano i curriculum per ampliare gli organici e purtroppo lo scenario è alquanto desolante perché proprio i giovani, che dovrebbero essere interconnessi, hanno dei fortissimi deficit sia sul fronte delle competenze linguistiche che informatiche. Per essere chiari, su trenta candidature, forse solo una è spendibile. Non lavorano su se stessi, non comprendono che è fondamentale parlare fluidamente almeno l'inglese».

A questo dato, se ne aggiunge un altro non meno preoccupante: «Stiamo vivendo una nuova stagione di emigrazione che prima riguardava solo i laureati continua Ilardi Adesso tutti sono pronti a fare la valigia e a inseguire il sogno di Milano pur rimettendoci economicamente, perché sono a caccia di ambienti più dinamici, con prospettive diverse.

Il risultato, alla fine, è quello di cercare manodopera tra gli extracomunitari. Un vecchio studio di Federalberghi parlava del rapporto uno a quattro tra i dipendenti. Oggi credo di poter dire che siamo arrivati a uno a tre». Colpa del reddito di cittadinanza? «È sempre stato un potente dissuasore nella ricerca di un lavoro, ma mi sento di dire che lo è sempre meno». La pensa allo stesso modo anche Pasquale Giglio di Confesercenti: «È da dicembre che riceviamo le richieste di aiuto di tanti esercenti che sono alla ricerca disperata di manodopera specializzata racconta Non sono uno di quelli che giustifica questo fenomeno demonizzando il reddito di cittadinanza, piuttosto dovremmo rimboccarci le maniche e capire come indirizzare i ragazzi. Confesercenti sta pensando di mettere in piedi una rete con le scuole e la Camera di Commercio per organizzare dei corsi ad hoc. Credo che sia l'unica soluzione per bilanciare domanda e offerta».

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Per la stagione primaverile-estiva ormai alle porte, si dovranno dunque utilizzare stratagemmi tampone. Il dopo, però è un grande punto interrogativo. «Questa città ha sempre sofferto di carenza di personale ammette Donato Giudice dell'Aisp È come se ormai ci si fosse abituati alla povertà. Chi percepisce un sussidio statale preferisce vivere con poche centinaia di euro al mese anziché lavorare 15 ore a settimana. Oppure ti chiedono di prestare servizio a nero. Vero è che non tutti fanno contratti regolari, ma è un cane che si morde la coda. Prendiamo questo febbraio, un mese nero. L'anno scorso, nello stesso periodo, vendevo 400 panini in una sera. Ora forse in una settimana. E come me, tanti altri colleghi. Tra rincari e incassi più che dimezzati non resta che rivolgersi ai familiari per farsi dare una mano nella conduzione di un'attività o scegliere le partite Iva, ammesso di trovare disponibilità». Generoso Russo dell'Acs è furibondo: «Il reddito di cittadinanza ci ha rovinati. Non ci sono più ragazzi che vogliono imparare un mestiere e così facendo stiamo crescendo generazioni di ignoranti e parassiti. Per me andrebbero dati duemila euro a chi ha un handicap che gli impedisce di lavorare. Zero a tutti gli altri che invece possono e non vogliono farlo. Il risultato è che in vista dell'estate rischiamo di restare sguarniti e di doverci arrangiare come meglio possiamo».

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