Il virus in Italia corre meno rispetto a una settimana fa con l’indice Rt che misura la velocità dei contagi sceso a quota 1,1 (il 6 agosto era a 1,56). Inoltre la Sicilia - nonostante dati allarmanti - resta in zona bianca. Le due buone notizie emerse ieri sulla base dei dati settimanali dell’Istituto Superiore di Sanità vanno giudicate però sulla base di un’analisi attenta. Un fatto è ormai certo: la pandemia in Italia non va male. Anzi. I contagi continuano a mantenersi intorno a quota 7.000 al giorno il che significa una media di 70/75 ogni 100.000 abitanti. Siamo alla metà dei dati spagnoli e a un terzo di quelli inglesi e francesi e solo di poco più alti rispetto a quelli tedeschi. Anche le terapie intensive restano intorno a quota 450 (erano 4.000 a aprile) e l’occupazione dei letti Covid negli ospedali è al 6,2%, molto lontana dal 15% che rappresenta uno dei tetti del possibile passaggio alla zona gialla. Ragionevole, dunque, mantenere tutta l’Italia in zona bianca.
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Due velocità
Tutto bene, dunque? No. Perché c’è un’altra faccia della medaglia che porta il nome delle due isole principali italiane: Sicilia e Sardegna. Qui, a prescindere dalla zona bianca, la pandemia è una bestia che continua a mordere.
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La situazione siciliana, la più preoccupante, si spiega con l’incrocio fra i flussi turistici estivi con il basso livello di vaccinazione nell’isola. In Italia per ogni 100.000 persone ormai si contano in media 126.422 fra prime e seconde dosi mentre in Sicilia ne sono state effettuate solo 113.501. La Sicilia è penultima nella classifica della popolazione vaccinata battuta solo dalla provincia di Bolzano dove i novax sono particolarmente numerosi.
I dati sicilianisono così fuori linea che il presidente della Regione, Nello Musumeci, sta pensando di emanare un’ordinanza con misure restrittive per tutti i Comuni dell’isola dove i vaccinati sono meno del 60% del totale della popolazione.
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Ma come mai la Sicilia è rimasta in zona bianca? La scelta è chiaramente “politica” ma tecnicamente viene spiegata con il fatto che nell’isola la media dei letti occupati in terapia intensiva si è collocata al 9,2% del totale e dunque sotto quel 10% che, assieme ad un numero di contagi superiore a 50 a settimana e a ricoveri nei reparti anti-Covid oltre quota 15%, determina il passaggio di fascia. Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane. Anche perché la Sicilia non è l’unica Regione che sente la fascia gialla sul collo: anche Sardegna, come detto, e Calabria ballano sul filo. Le tre Regioni sono quelle che spingono i numeri complessivi italiani che tuttavia restano sotto controllo. Per l’esattezza per le terapie intensive si registra in una settimana un aumento dell’occupazione al 4,9% dei letti disponibili, da 322 ricoverati del 10 agosto ai 423 del 17 dello stesso mese. In aree mediche la quota raggiunta è invece 6,2% (da 2.880 a 3.472 letti occupati). La Sicilia è oltre la soglia per occupazione di posti letto in area medica da pazienti Covid con il 16,5% (contro il tetto del 15%), seguita, ma dentro soglia, dalla Calabria con 13,8%, Sardegna (9,9%) e Basilicata (9,6%). La Campania registra un tasso di 8,5%, il Lazio di 7,9%, l’Umbria 6,6% e la Toscana 6,1%. Le altre si attestano tra il 4 e il 5 per cento. La regione con il più basso tasso di occupazione in area medica è il Friuli Venezia Giulia con il 2%.