Covid, frenata del virus, Rt all’1,1. Ma c’è l’anomalia Sicilia: con più casi resta in zona bianca

Covid, frenata del virus, Rt all’1,1. Ma c’è l’anomalia Sicilia: con più casi resta bianca
Covid, frenata del virus, Rt all’1,1. Ma c’è l’anomalia Sicilia: con più casi resta bianca
di Diodato Pirone
Sabato 21 Agosto 2021, 00:09 - Ultimo agg. 14:50
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Il virus in Italia corre meno rispetto a una settimana fa con l’indice Rt che misura la velocità dei contagi sceso a quota 1,1 (il 6 agosto era a 1,56). Inoltre la Sicilia - nonostante dati allarmanti - resta in zona bianca. Le due buone notizie emerse ieri sulla base dei dati settimanali dell’Istituto Superiore di Sanità vanno giudicate però sulla base di un’analisi attenta. Un fatto è ormai certo: la pandemia in Italia non va male. Anzi. I contagi continuano a mantenersi intorno a quota 7.000 al giorno il che significa una media di 70/75 ogni 100.000 abitanti. Siamo alla metà dei dati spagnoli e a un terzo di quelli inglesi e francesi e solo di poco più alti rispetto a quelli tedeschi. Anche le terapie intensive restano intorno a quota 450 (erano 4.000 a aprile) e l’occupazione dei letti Covid negli ospedali è al 6,2%, molto lontana dal 15% che rappresenta uno dei tetti del possibile passaggio alla zona gialla. Ragionevole, dunque, mantenere tutta l’Italia in zona bianca.

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Due velocità

Tutto bene, dunque? No. Perché c’è un’altra faccia della medaglia che porta il nome delle due isole principali italiane: Sicilia e Sardegna. Qui, a prescindere dalla zona bianca, la pandemia è una bestia che continua a mordere.

Basta dare un’occhiata ai dati dei contagi giornalieri per capirlo. Ieri in tutt’Italia sono stati 7.200 circa ma di questi ben 1.508 (su 17.000 tamponi) sono concentrati in Sicilia. Si tratta del 21% dei casi nazionali anche se i siciliani rappresentano solo l’8% della popolazione italiana. Anche la Sardegna desta parecchia preoccupazione con 403 casi (il 5,5% del totale) su appena 6.000 tamponi e su una popolazione di 1,6 milioni di persone che rappresentano solo il 2,5% di tutta la popolazione italiana.

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La situazione siciliana, la più preoccupante, si spiega con l’incrocio fra i flussi turistici estivi con il basso livello di vaccinazione nell’isola. In Italia per ogni 100.000 persone ormai si contano in media 126.422 fra prime e seconde dosi mentre in Sicilia ne sono state effettuate solo 113.501. La Sicilia è penultima nella classifica della popolazione vaccinata battuta solo dalla provincia di Bolzano dove i novax sono particolarmente numerosi.
I dati sicilianisono così fuori linea che il presidente della Regione, Nello Musumeci, sta pensando di emanare un’ordinanza con misure restrittive per tutti i Comuni dell’isola dove i vaccinati sono meno del 60% del totale della popolazione.

 

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Ma come mai la Sicilia è rimasta in zona bianca? La scelta è chiaramente “politica” ma tecnicamente viene spiegata con il fatto che nell’isola la media dei letti occupati in terapia intensiva si è collocata al 9,2% del totale e dunque sotto quel 10% che, assieme ad un numero di contagi superiore a 50 a settimana e a ricoveri nei reparti anti-Covid oltre quota 15%, determina il passaggio di fascia. Vedremo cosa succederà nelle prossime settimane. Anche perché la Sicilia non è l’unica Regione che sente la fascia gialla sul collo: anche Sardegna, come detto, e Calabria ballano sul filo. Le tre Regioni sono quelle che spingono i numeri complessivi italiani che tuttavia restano sotto controllo. Per l’esattezza per le terapie intensive si registra in una settimana un aumento dell’occupazione al 4,9% dei letti disponibili, da 322 ricoverati del 10 agosto ai 423 del 17 dello stesso mese. In aree mediche la quota raggiunta è invece 6,2% (da 2.880 a 3.472 letti occupati). La Sicilia è oltre la soglia per occupazione di posti letto in area medica da pazienti Covid con il 16,5% (contro il tetto del 15%), seguita, ma dentro soglia, dalla Calabria con 13,8%, Sardegna (9,9%) e Basilicata (9,6%). La Campania registra un tasso di 8,5%, il Lazio di 7,9%, l’Umbria 6,6% e la Toscana 6,1%. Le altre si attestano tra il 4 e il 5 per cento. La regione con il più basso tasso di occupazione in area medica è il Friuli Venezia Giulia con il 2%.

 
 

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